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La Stampa Rassegna Stampa
13.07.2016 Una legge sulle Ong israeliane per rivelare chi le finanzia dall'estero
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 13 luglio 2016
Pagina: 20
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Fondi stranieri alle Ong, giro di vite alla Knesset»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/07/2016, a pag. 20, con il titolo "Fondi stranieri alle Ong, giro di vite alla Knesset", il commento di Giordano Stabile.

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Jimmy Carter e George Soros, finanziatori dagli Usa delle Ong sottostanti

La Stampa è l'unico quotidiano a riportare questa importante notizia. In ogni caso, Stabile compie due errori evidenti:

1) I territori che definisce "occupati" sono in realtà "contesi". Continuiamo a  ripeterlo: prima di passare sotto il controllo israeliano nel 1967, non appartenevano a nessuno stato indipendente palestinese, d'altra parte mai esistito, ma alla Giordania.

2) Stabile riporta senza commentare e criticare che secondo l'UE "la legge «rischia di minare quei valori»" di democrazia e libertà in cui Israele eccelle. Una frase tipica del doppio standard di giudizio che l'Europa riserva allo Stato ebraico. Che, semmai, non solo non li mina, ma li garantisce. Per tutti.

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Giordano Stabile

Alla fine non è passata «l’etichettatura», l’obbligo di esporre un distintivo di riconoscimento per i rappresentati delle Organizzazioni non governative finanziate dall’estero che si presentano alla Knesset o negli uffici del governo. Ma la legge israeliana sulle Ong sembra anche una risposta alla norma europea che impone etichette diverse ai prodotti israeliani provenienti dai territori occupati.

La legge, approvata ieri dal Parlamento israeliano con 57 sì e 48 no, obbliga le organizzazioni non governative che ricevono la maggior parte dei loro fondi da entità statali straniere a rendere pubbliche le entrate. In modo da prevenire, ha spiegato il premier Benjamin Netanyahu «una situazione assurda in cui Stati esteri si intromettono negli affari interni di Israele senza che la popolazione ne sia consapevole».

Per le organizzazioni della sinistra israeliana, come Peace Now, lo scopo della legge è invece colpire i gruppi impegnati nella difesa dei diritti civili, specie nei territori palestinesi. La reazione dell’Unione europea è stata prudente. Bruxelles ha affermato di comprendere «la necessità legittima di trasparenza», ma anche espresso «inquietudine»: Israele «gode di una democrazia vibrante e di libertà di espressione». Ma la legge «rischia di minare quei valori».

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direttore@lastampa.it

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