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Corriere della Sera - Avvenire Rassegna Stampa
23.11.2017 Libano, Hariri: no alle dimissioni
Commento di Davide Frattini, la faziosità di Camille Eid

Testata:Corriere della Sera - Avvenire
Autore: Davide Frattini - Camille Eid
Titolo: «Hariri ritorna e sorprende: niente dimissioni - Hariri ha cambiato idea 'Resto primo ministro'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/11/2017, a pag.15, con il titolo "Hariri ritorna e sorprende: niente dimissioni", il commento di Davide Frattini; da AVVENIRE, a pag. 13, con il titolo "Aoun: 'Hariri è detenuto Un atto ostile di Riad'. Ma il premier: sto bene" il commento di Camille Eid, preceduto dalla nostra critica.

Ecco gli articoli:

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Saad Hariri

Corriere della Sera - Davide Frattini: "Hariri ritorna e sorprende: niente dimissioni"

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Davide Frattini

Agli sbandieratori che l’hanno celebrato davanti a casa promette «non ho intenzione di lasciarvi soli». E per ora Saad Hariri non ha neppure intenzione di dimettersi. Tornato a Beirut nelle ore delle celebrazioni per il giorno dell’Indipendenza, il primo ministro libanese ha accettato la richiesta del presidente Michel Aoun: il governo — nato solo undici mesi fa — resta in carica, il Paese evita almeno per qualche tempo di riaffondare nel vuoto politico. A settantaquattro anni dalla fine del mandato francese, il Libano deve ancora lottare per garantirsi la sovranità, per non diventare — come ai tempi della guerra civile tra il 1975 e il 1990 — il campo di battaglia per sfide che si giocano al di là dei suoi confini. Strategie macchinate in questa crisi nei palazzi dei principi sauditi, dove Hariri è stato ospite — «detenuto» secondo gli avversari — e da dove il 4 novembre aveva annunciato le dimissioni.

Di quel discorso restano le accuse all’Iran di voler distruggere gli Stati arabi e a Hezbollah — che di Teheran è il braccio armato e politico in Libano — di tenere in ostaggio il Paese. Adesso ripete di voler «proteggere il Libano dalle guerre circostanti e da tutte le loro ramificazioni». I miliziani di Hezbollah combattono in Siria per garantire a Bashar Assad di restare al potere, un obiettivo che ormai i russi e gli iraniani (alleati nel sostegno al dittatore) considerano raggiunto. Insieme proclamano vittoria. I sauditi vogliono contrastare l’espansionismo sciita, chiamano a raccolta le altre nazioni sunnite della regione, Hariri sarebbe diventato una pedina in questo scontro per l’egemonia in Medio Oriente. Riad vuole isolare Hezbollah — quattro suoi ministri siedono nel governo libanese — e pretende che il premier agisca con più forza contro l’organizzazione, con la fermezza che al padre Rafik è costata la vita, massacrato da un’autobomba nel 2005.

Avvenire - Camille Eid: "Hariri ha cambiato idea 'Resto primo ministro' "

Avvenire continua a disinformare sul caso Hariri, scrivendo che il Primo Ministro libanese avrebbe "cambiato idea". In realtà Saad Hariri, con intelligenza e per evitare di essere assassinato come il padre, non ha cambiato idea, ma ha messo in atto una strategia concordata con l'Arabia Saudita, un alleato con cui conta di contrastare l'avanzata degli sciiti di Hezbollah e dell'Iran. Per questo si è recato in Arabia Saudita, per passare poi a Parigi e rientrare infine, con la sicurezza fornita dalla legittimazione internazionale, in Libano. Bisognerebbe spiegarlo al quotidiano dei vescovi, se non fosse così impegnato nella disinformazione contro Israele.

Ecco l'articolo:

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Camille Eid

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Mohammed bin Salman

Una festa dell'Indipendenza marcata da un gesto di ritrovata unità nazionale. Poche ore dopo il rientro in Libano, il premier Saad Harik ha deciso di «sospendere» le sue dimissioni, presentate a sorpresa dalla capitale saudita Riad lo scorso 4 novembre, in circostanze poco chiare che hanno dato adito a speculazioni circa una sua «detenzione». Hariri ha preso parte, insieme alle più alte cariche dello Stato, alla tradizionale parata militare per celebrare il 74esimo anniversario dell'indipendenza del Paese dei Cedri dalla Francia. Poi il faccia a faccia con il presidente Michel Aoun, il primo da 18 giorni. Al termine, Hariri ha parlato dal palazzo presidenziale in un intervento trasmesso in diretta dai media libanesi. «Ho presentato le dimissioni al presidente Aoun che mi ha chiesto di temporeggiare per riflettere sulle cause. Ho risposto a questo auspicio, con la speranza che si arrivi a un dialogo e che si risolvano i problemi del Paese». All'incontro era presente anche il presidente della Camera, lo sciita Nabih Berri. Nel suo discorso Hariri lo ha citato, parlando dell'attenzione di Berri «al rispetto della Costituzione». Poi, il primo ministro si è rivolto a una folla di sostenitori radunati davanti alla sua abitazione di Beirut e ha promesso di non andarsene e di «continuare assieme, in prima linea a difesa del Libano e della sua stabilità». Finisce (almeno si spera), così, in modo curioso un caso che ha rischiato di portare la nazione sull'orlo di un nuovo conflitto. Autori del compromesso, dicono gli osservatori, la Francia e l'Egitto che hanno ottenuto dall'Arabia Saudita un ammorbidimento della posizione aggressiva nei confronti del Libano. A favorire la via d'uscita, anche il discorso del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che ha negato ogni coinvolgimento del suo movimento nell'invio di armi nei Paesi del Golfo, lasciando sperare in una maggiore neutralità del Libano. Due giorni fa, il Patriarca maronita, Béchara Raï, aveva detto che Hariri era «anche pronto a ritirare le dimissioni» se a Beirut avesse trovato un «clima positivo per un certo compromesso».

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