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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/11/2016, a pag. 14, con il titolo "La rivincita del falco Mattis in marcia verso il Pentagono", la cronaca di Paolo Mastrolilli; dalla REPUBBLICA, a pag. 12, con il titolo "La minaccia di Priebus: 'Servono più controlli, vieteremo l'ingresso ai musulmani radicali' ", la cronaca di Alberto Flores d'Arcais. Ecco gli articoli: LA STAMPA - Paolo Mastrolilli: "La rivincita del falco Mattis in marcia verso il Pentagono"
«Devi essere gentile e professionale, ma anche avere un piano per ammazzare chiunque incontri». Nel corpo dei Marines, queste massime del generale James Mattis sono note come «mattisms», cioè pillole di saggezza da tenere pronte per le situazioni più difficili. Da gennaio questa potrebbe diventare la filosofia dominante del Pentagono, perché ieri lo stesso Donald Trump ha confermato che Mattis è in cima alla lista dei candidati alla guida del dipartimento alla Difesa: «Mi ha impressionato molto, è il generale dei generali». LA REPUBBLICA - Alberto Flores d'Arcais: "La minaccia di Priebus: 'Servono più controlli, vieteremo l'ingresso ai musulmani radicali' "
«Sarà un grande giorno, stanno arrivando grandi persone, vedrete…». È iniziata così, con poche parole di saluto ai cronisti in attesa, il giorno più lungo di Donald Trump per le nomine ai posti-chiave “pesanti” (Dipartimento di Stato, Pentagono, Tesoro) della sua prossima Casa Bianca. Era mezzogiorno e ha assicurato che qualche nuovo incarico «potrebbe essere deciso oggi» rientrando dalle funzioni domenicali in una chiesa presbiteriana nel Trump International Golf Club di Bedminster nel New Jersey (uno dei tanti resort che possiede) da dove durante il week end ha guidato il Transition Team. La fila dei candidati è lunga. Per il posto di Segretario di Stato il più accreditato resta l’ex-nemico Mitt Romney, come ha indirettamente confermato (in un programma tv del mattino) anche il nuovo capo dello staff di The Donald Reince Priebus («è stato molto contento della visita di Romney, hanno avuto un buon colloquio, potrebbe essergli offerto il posto»). Rudolph Giuliani ci spera ancora, ma per l’ex sindaco di New York — che è stato insieme al governatore del New Jersey Chris Christie il politico più vicino a Trump durante la campagna — il genero di Trump Jared Kushner (che è il più ascoltato consigliere del presidente eletto) avrebbe altri progetti. Sia Giuliani che Christie sono stati ricevuti ieri pomeriggio nel Golf Club, con loro anche il Segretario di Stato del Kansas Kris Kobach, consigliere di Trump sui problemi dell’immigrazione e difensore del “registro per bloccare gli immigrati musulmani” di cui molto si era parlato in campagna elettorale. Anche di questo ha parlato Priebus. «Bloccare gli immigrati che arrivano da paesi sospettati di terrorismo, ma niente registri basati sulla religione. C’è bisogno di un miglior sistema di controlli, ci sono persone fra i musulmani di cui abbiamo paura. Cercheremo di sospendere temporaneamente l’arrivo di immigrati da alcune aree, quelle dei paesi implicati nel terrorismo, fino a quando non avremo un sistema di controlli migliore. Ai musulmani radicali dovremo impedire di entrare negli Usa». Per il Pentagono resta favorito il generale James Mattis (incontrato sabato e definito dallo stesso Trump «un eccezionale patriota »), per il Tesoro il nome più insistente resta quello di Steven Mnuchin (finanziere di Wall Street, nel suo passato ha fatto una fortuna a Goldman Sachs, ha lavorato con George Soros ed ha anche finanziato Hillary Clinton). Un incarico lo avrà anche Rick Perry, ex governatore del Texas che vedrà oggi Trump: per lui sarebbe pronta una poltrona come ministro dell’Energia o quella dei Veterani. Quanto alle critiche crescenti per i possibili conflitti d’interesse di Trump (da quelli del suo business a quelli che coinvolgono anche i suoi figli) secondo Priebus “sono ridicoli”. La notizia del recente incontro tra il nuovo presidente Usa con tre uomini d’affari indiani che lavorano in una Trump Tower in India ha rinfocolato le polemiche. E le rivelazioni del Washington Post sugli inviti ai diplomatici stranieri (con tanto di riffa e premi vari) nel nuovo hotel di lusso che Trump possiede a pochi passa dalla Casa Bianca non hanno certo contribuito a raffreddarle. Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare: direttore@lastampa.it rubrica.lettere@repubblica.it |
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