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Avvenire - Il Giornale Rassegna Stampa
14.09.2016 Due tappe verso il suicidio dell'Occidente: caso Abu Omar e fisici nordcoreani a Trieste
Commento di Gian Micalessin

Testata:Avvenire - Il Giornale
Autore: Gian Micalessin
Titolo: «Abu Omar. Agente Cia. no a cella - Kim Jong-un minaccia il mondo e noi istruiamo i suoi scienziati»

Riprendiamo da AVVENIRE - Milano di oggi, 14/09/2016, a pag. 1, la breve "Abu Omar. Agente Cia. no a cella"; dal GIORNALE, a pag. 13, con il titolo "Kim Jong-un minaccia il mondo e noi istruiamo i suoi scienziati", il commento di Gian Micalessin.

Pubblichiamo due esempi della stupidità e follia occidentali. Fermare un funzionario Cia per aver arrestato l'imam estremista Abu Omar, così come stringere relazioni accademiche con la Corea del Nord, per di più in un settore di studi che ha a che fare con l'energia nucleare, è un altro passo verso il suicidio.

Ecco gli articoli:

AVVENIRE: "Abu Omar. Agente Cia. no a cella"

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Abu Omar

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Sabrina de Sousa

Sabrina de Sousa l' ex agente della Cia, condannata in via definitiva per il sequestro dell'imam Abu Omar avvenuto a Milano nel 2003 ha chiesto di poter scontare i quattro anni di pena in affidamento in prova ai servizi sociali. Per l'istanza è già stata fissata l'udienza per il prossimo 28 settembre. De Sousa è ancora in Portogallo, e da mesi è in attesa di essere estradata in Italia: se così fosse sarebbe la prima persona a finire in carcere per il caso Abu Omar (22 gli 007 condannati). Il suo legale, l'avvocato Dario Bolognesi ha già presentato domanda di grazia alla Presidenza della Repubblica, oltre ad aver depositato l'istanza di concessione dell'affidamento in prova ai servizi sociali su cui dovranno esprimersi i giudici del Tribunale di Sorveglianza. La difesa inoltre aveva chiesto l'annullamento del mandato d'arresto europeo, ma la richiesta è stata bocciata dalla Corte d'Appello milanese.

IL GIORNALE - Gian Micalessin: "Kim Jong-un minaccia il mondo e noi istruiamo i suoi scienziati"

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Gian Micalessin

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ll Giornale ne ha trovati e identificati almeno quattro. Si chiamano Kim Thae Hyok, Mun Ui Ri, Jong Kwang-Hyok e Jong Kum Hyok. Sono fisici e ricercatori usciti dalle università della Corea del Nord che negli ultimi quattro anni hanno approfondito i loro studi in un prestigioso centro di ricerca di Trieste. Mentre il mondo si preoccupa per i nuovi test atomici ordinati dal giovane dittatore comunista Kim Jong-un e teme un conflitto atomico con Seul, decine di studiosi nord coreani vantano, invece, specializzazioni di altissimo livello conseguite presso il Centro Internazionale di Fisica Teorica (Ictp) Abdus Salam di Miramare (Trieste) grazie ai fondi per oltre 30 milioni di euro annui, garantiti all'82 per cento dal nostro governo e girati al centro dal nostro Ministero dell'Istruzione.

A Trieste Jong Kwang-Hyok ha studiato, tra il 2014 e 2015, fisica della materia condensata, ovvero le proprietà microscopiche della materia. Mun Ui Ri ha approfittato dei nostri fondi per sviluppare ricerche nel campo delle alte energie e della fisica delle particelle. E della stessa materia si occupava fino pochi mesi fa anche Kim Thae Hyok. Invece Jong Kun Hyok - impegnato a studiare la «materia condensata» ovvero le proprietà microscopiche della materia - frequenterà le aule triestine fino al 2017 quando terminerà l'accordo con l'università «Kim II Sung» di Ryongnamdong.

Nelle aule dell'istituto triestino nessuno però nega la presenza dei ricercatori di Pyongyang. Anche perché la loro attività è ufficializzata dal sito dell'Ictp che registra il passaggio di 6 nord coreani, per 26,96 mesi complessivi di frequenza, nel 2014 e di altri 8, per complessivi 36,7 mesi, nel 2015. «I ricercatori della Corea del Nord che hanno frequentato le nostre lezioni sono stati nel corso degli anni più di una ventina e devo ammettere che spesso sono rimasto sorpreso per la loro competenza e preparazione» - spiega al Giornale il professor Sandro Scandolo, 50 anni, laureato alla Normale di Pisa e attuale responsabile dei programmi scientifici dell'Ictp e delle relazioni con le istituzioni italiane. Del resto gli accordi tra l'Ictp e le università nordcoreane sono citati come motivo di vanto negli atti ufficiali del centro.

«Per la prima volta nella storia dell'Ictp abbiamo studenti della Corea del Nord e possiamo vederli discutere con i loro colleghi del sud. La chiamiamo diplomazia della scienza» - annunciava nel 2014 Fernando Quevado, lo scienziato guatemalteco a capo dell'Ictp dal 2009. Secondo il professor Scandolo gli studi e i corsi frequentati dai ricercatori nord coreani ben difficilmente troveranno applicazione concrete nel campo delle armi nucleari. «Tra quanto si studia qui e gli esperimenti condotti nella Corea del Nord non c'è connessione. L'unico ricercatore nord coreano rimasto si occupa della teoria delle stringhe, una disciplina assolutamente teorica. E comunque le nostre attività sono monitorate dalla Aiea (Agenzia Internazionale per l'energia Atomica) che oltre ad essere titolare del centro assieme all'Unesco e al governo italiano controlla i nominativi dei ricercatori sulla base delle sanzioni Onu a carico della Corea del Nord».

Ma su questo delicato tema qualche preoccupazione sembra esserci. «Il Comitato Sanzioni del Palazzo di Vetro ci ha inoltrato una richiesta d'informazioni in base alla risoluzione 2270 votata dal Consiglio di Sicurezza dopo l'esperimento nucleare del 6 gennaio di quest'anno - spiegano al Giornale fonti della Farnesina - e allora la nostra unità responsabile della ricerca scientifica ha girato all'Ictp un'informativa ricordando il divieto d'impartire formazione specialistica in materie sensibili utilizzabili per lo sviluppo di armamenti ufficiali». Da quel momento all'Ictp è rimasto solo lo studioso delle stringhe. Ma il problema vero è cosa hanno studiato e approfondito i colleghi passati prima di lui e già tornati a casa. Perché in fondo anche Theodore Taylor, padre della bomba atomica americana, era inizialmente un semplice fisico teorico. Gli sviluppi pratici delle sue conoscenze teoriche si rivelarono, però, devastanti.

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