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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Repubblica - Il Foglio Rassegna Stampa
19.12.2014 Scontro di civiltà? Nooo...
Dall'Iraq alla Nigeria: l'islamismo e le fosse comuni, vittime le donne

Testata:La Repubblica - Il Foglio
Autore: La redazione di Repubblica, del Foglio
Titolo: «Iraq, il governo: 'Fossa comune con 150 donne giustiziate dall'Is' - Un hashtag non basta»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 19/12/2014, a pag. 21, la breve "Iraq, il governo: 'Fossa comune con 150 donne giustiziate dall'Is' "; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "Un hashtag non basta".


"Devi perdonarmi, ho una pessima memoria per i volti"

Ecco gli articoli:

LA REPUBBLICA: "Iraq, il governo: 'Fossa comune con 150 donne giustiziate dall'Is' "


Donne vendute al mercato dall'Isis

Una fossa comune a Fallujah, in Iraq, potrebbe rivelare nuovi orrori dell’Is: almeno 150 irachene, secondo una nota diffusa dal governo di Bagdad che, fino a questo momento, non ha trovato ulteriori conferme, sarebbero state giustiziate per il rifiuto di “sposare” i terroristi. Alcune donne erano incinte. La notizia era stata già diffusa da fonti curde: ieri, dopo il comunicato del ministero per i Diritti umani di Bagdad, è stata ripresa da Al Arabiya . Altre centinaia di corpi sono riemersi anche nella provincia di al Anbar caduta sotto il controllo dei jihadisti a testimoniare altri massacri. Lo stesso vale per la provincia di Deir Ez Zor, stavolta in Siria, dove sono riaffiorati i cadaveri mutilati di oltre 230 persone: tutti appartenenti alla tribù al-Sheitat insorta in agosto contro l’Is. Sale a più di 900 il totale dei civili, ragazzi e uomini della tribù al-Sheitat, giustiziati dalle orde di al-Baghdadi calate su Deir Ez Zor per impossessarsi dei pozzi petroliferi. Intanto da Bruxelles Willy Bruggeman, il presidente della polizia federale belga, avverte che l’Is sta trafugando da Siria e Iraq i tesori razziati dalle chiese cristiane profanate: antichi, rari affreschi ed elementi architettonici sono stati strappati dalle pareti e venduti attraverso la Turchia per milioni di dollari a collezionisti occidentali.

IL FOGLIO: "Un hashtag non basta"


Miliziani Boko Haram

Al tempo di Twitter, le cause umanitarie dei divi di Hollywood (e l’attacco hacker alla Sony Pictures ci ha mostrato quanto poco Hollywood sia interessata alle cause umanitarie) durano quanto un hashtag, cioè pochi giorni, per poi rifluire nel fisiologico ciclo dell’indignazione da tastiera. Così, nonostante il fiorire di #bringbackourgirls, l’hashtag per chiedere la liberazione delle oltre 200 ragazze di Chibok, Nigeria, rapite ad aprile dal gruppo terroristico Boko Haram, nessuno è rimasto sul tema tanto tempo da accorgersi che dopo otto mesi ancora non sono state riportate indietro, le ragazze, e che in Nigeria la situazione peggiora, e i rapimenti continuano. Domenica, ma la notizia è stata diffusa solo ieri, nel villaggio di Gumsuri, nel nordest della Nigeria, un gruppo di terroristi ha fatto irruzione, ha devastato tutto e ha ucciso almeno 33 persone, in gran parte uomini adulti del villaggio. Poi i miliziani hanno radunato le donne e i bambini – almeno 185 secondo Afp e Ap, “più di 100” per Bbc e Reuters – li hanno fatti salire su dei camion e li hanno portati nella loro roccaforte nella foresta di Sambisa. La situazione nel nord-est della Nigeria è così disperata che il governo centrale ha avuto notizia dell’attacco solo quattro giorni dopo che era avvenuto. La rete telefonica nella regione è completamente collassata e le strade sono inagibili o infestate da islamisti, e per arrivare a Maiduguri, la capitale della regione, e dare l’allarme, i sopravvissuti hanno impiegato tantissimo tempo, benché tra Gumsuri e la capitale vi siano solo 70 chilometri di distanza. Non c’erano soldati a Gumsuri, solo un gruppo di vigilantes che è stato annientato da Boko Haram. Il governo del presidente Goodluck Jonathan, nonostante le promesse e gli annunci, ha ormai lasciato agli islamisti il controllo del nord-est del paese, dove Boko Haram si muove liberamente, e sconfina pure nel vicino Camerun. Jonathan è a corto di mezzi: mercoledì la corte marziale dell’esercito ha condannato a morte 54 soldati per ammutinamento dopo che si sono rifiutati di partecipare a un’operazione contro Boko Haram. Ma Jonathan è anche a corto di volontà politica. Con decine di donne e bambini rapiti, e nessuna notizia delle ragazze di Chibok, un hashtag non sarà sufficiente.

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