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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Stampa - Il Giornale Rassegna Stampa
11.11.2014 Israele, ieri due attentati coi coltelli: due morti, Hamas si congratula
Cronaca di Maurizio Molinari, Fiamma Nirenstein

Testata:La Stampa - Il Giornale
Autore: Maurizio Molinari - Fiamma Nirenstein
Titolo: «Intifada coi coltelli, uccisi 2 israeliani - Israele ancora nel mirino, due assassinati»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/11/2014, a pag. 12, con il titolo "Intifada coi coltelli, uccisi 2 israeliani", la cronaca di Maurizio Molinari; dal GIORNALE, a pag. 13, con il titolo "Israele ancora nel mirino, due assassinati", la cronaca di Fiamma Nirenstein.


La scena dell'attentato in cui un arabo palestinese ha prima investito e poi finito a coltellate una donna ebrea

LA STAMPA - Maurizio Molinari: "Intifada coi coltelli, uccisi 2 israeliani"


Maurizio Molinari

Due palestinesi scelgono i coltelli da cucina per portare il terrore fra gli israeliani. Nur a-Din Hashiya ha 18 anni, viene dal campo profughi di Askar vicino Nablus, e alle 12 di ieri passeggia alla stazione Haganà del treno di Tel Aviv. Si avvicina a un soldato, di 20 anni, estrae un coltello rudimentale e lo colpisce per venti volte. Quando il militare si accascia in una pozza di sangue, gli prende il fucile e fugge. Un passante di 50 anni tenta di fermarlo ma viene anch'esso ferito. Nur a-Din Hashiya si rifugia in un vicino edificio e nello scontro che segue con la polizia viene ucciso.

Il controspionaggio Shin Bet non fa fatica a ricostruirne il profilo: il killer ha postato foto in cui innalza la bandiera di Hamas e il cartello «amiamo la morte più di quanto i nostri nemici amano la vita». Il soldato, ricoverato d'urgenza, muore a causa dei gravi danni subiti. Passano poche ore e arriva il secondo attacco. Questa volta alla fermata del bus di Mon Shvut a Gush Etzion, oltre la linea verde a Sud di Gerusalemme, ovvero a pochi metri dove il 12 giugno scorso due palestinesi di Hamas rapirono i tre ragazzi ebrei poi uccisi. In questo caso il killer è Maher Hamdi A-Shalmon, 30 anni, viene da Hebron, appartiene alla Jihad islamica e ha alle spalle cinque anni di detenzione per terrorismo: alla guida di un'auto, travolge una donna di 26 anni, scende, torna indietro con il coltello e infierisce più volte sul corpo caduto. Poi aggredisce un altro passante ma un agente lo ferisce, viene arrestato e ora è ricoverato sotto sorveglianza della polizia, intenzionata a sapere se vi sono complici o mandanti.

Le tv israeliane parlano di «Ondata di terrore» spiegando che «sebbene non sia ancora un'Intifada gli attacchi si succedono rapidamente» con «il consenso non solo di Hamas e Jihad ma anche di Fatah». Nelle ultime settimane ne sono avvenuti cinque: tre con auto e ora due con coltelli. A compierli sono dei singoli, più o meno legati a altri armati, e per le forze di sicurezza è una sfida temibile perché agiscono da «lupi solitari» sfuggendo alla prevenzione. A rendere incandescente la situazione è la sovrapposizione con due rivolte: nei quartieri arabi di Gerusalemme, da Wadi Joz a SiIwan, dove i «shaabab» lanciano pietre contro i «sacrilegi sulla Spianata delle Moschee», e a Kfar Kanna, il villaggio arabo della Galilea dove migliaia manifestano contro l'uccisione di un 20enne da parte della polizia. Hamas plaude da Gaza agli autori dei «gesti eroici» e lo scontento contagia la Galilea araba, arrivando al Monte Carmelo dove compaiono le scritte «Daesh Falistin» ovvero «Isis Palestina».

II premier Benjamin Netanyahu ammonisce gli arabi-israeliani: «Chi nuoce a Israele può trasferirsi a Gaza o nei Territori palestinesi». E per la sicurezza vara un piano di emergenza. La rabbia è palpabile a Tel Aviv dove la gente grida «Morte agli arabi», mentre alla Knesset il premier deve vedersela con l'ala destra della coalizione, guidata da Naftali Bennet, che lo accusa di inerzia: «Non sai proteggere i cittadini».

IL GIORNALE - Fiamma Nirenstein: "Israele ancora nel mirino, due assassinati"


Fiamma Nirenstein

Forse non è ancora una vera intifada, ma il pericolo è grande. Il secondo regolare attacco terrorista della giornata ha avuto luogo proprio allo stesso incrocio, la «trampiada» dove i ragazzi chiedono un passaggio a Allon Shvut, nel Gush Etzion, appena fuori di Gerusalemme. Fu là che il 12 giugno scorso cominciò ad avvolgersi la spirale di violenza col rapimento dei tre studenti subito macellati sulla strada. A seguire, alcuni pazzi il 5 luglio rapirono e uccisero un ragazzo arabo, Mohammed Abu Khdeir. Le tre famiglie, la società, le istituzioni israeliane respinsero con orrore l'atto. Invece Abu Mazen flirta con la violenza e Hamas esalta gli innumerevoli attacchi terroristi di questi giorni.
Ieri ci ha lasciato la vita una ragazza, e i feriti ad Allon Shvut sono due. Il tenorista ha cercato di investire con l'auto un gruppo alla «trampiada», non ci è riuscito, è uscito col coltello e ha tagliato la gola alla giovane e il viso e una spalla ad altri due. II terrorista è un ventenne proveniente da Hebron, città tutta di Hamas.

Poco prima, lontano dai «territori», alla stazione di Tel Aviv è stato ucciso un soldato di vent'anni mentre aspettava il treno. II terrorista, un ragazzo di Nablus, Nur a-Din Hashiya, è stato affrontato da un passante di mezza età che gli ha tirato un pugno in faccia, la polizia l'ha ferito e catturato. Sulla strada di Eilat, nell'estremo sud, un autobus veniva attaccato; a Fureidis domenica la polizia è stata bersagliata da una bomba; a Taibe, mentre l'auto veniva data alle fiamme, una folla di arabi israeliani cercava di linciare un israeliano che è stato salvato da un coraggioso arabo locale. Magli ha salvato Misha da morte certa. L'ultima esplosione di rabbia nasce dall'uccisione da parte della polizia israeliana, due giorni fa, del ventiduenne Kheir a-Din Hamdan, nel corso di una manifestazione violenta. La polizia è adesso sotto inchiesta per aver ucciso Hamdan. La sua città, Kfar Khana, nella Bassa Galilea, è adesso uno dei centri della rivolta. I toni sono saliti a tal punto che Netanyahu ha dichiarato che gli arabi israeliani sono parte integrante del Paese, ma chi preferisce la parte palestinese, non verrà trattenuto con la forza. Un'imponente escalation di attentati disegna l'ultimo periodo, e un'intenzione suicida domina i terroristi ovunque esaltati. La risposta è stata molto decisa: fermare l'assassino. Ma i palestinesi protestano che viene usato dalla polizia un «happy nigger» dovuto alla mancanza di rispetto per gli arabi. Gli israeliani vivono invece l'angoscia di una possibile nuova intifada, vogliono fermare l'ondata fomentata da Hamas, esaltata da Facebook che invita al martirio, dalla lettera di Abu Mazen in cui si fanno le condoglianze alla famiglia di uno dei terroristi. Accanto a questo, monta la questione della Spianata delle Moschee, il Monte del Tempio: di venerdì per evitare scontri è stato spesso bloccato ai minori di cinquant'anni. L'interpretazione che ha preso piede è che Israele voglia cambiare lo status quo sul Monte del Tempio. Una teoria della cospirazione che incita la violenza alimentata dalle accuse di razzismo, apartheid, discriminazione. Prevale lo spirito rappresentato da una canzone palestinese che dice «Investili, distruggili, annientali, falli esplodere, non lasciare che nessun ebreo possa diventare vecchio, o Al Aqsa noi siamo i tuoi difensori».

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