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La Stampa - Il Giornale Rassegna Stampa
30.09.2014 Hamas e Isis, figli dello stesso padre: il jihad globale
Il discorso di Netanyahu all'Onu nei servizi di Maurizio Molinari, Fiamma Nirenstein

Testata:La Stampa - Il Giornale
Autore: Maurizio Molinari - Fiamma Nirenstein
Titolo: «'Israele genocida? Hamas è come l'Isis' - L'asta del Qatar: compra la Ferrari e aiuterai Gaza»

 Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/09/2014, a pag. 12, con il titolo "Israele genocida? Hamas è come l'Isis", la cronaca di Maurizio Molinari; dal GIORNALE, a pag. 11, con il titolo "L'asta del Qatar: compra la Ferrari e aiuterai Gaza", l'articolo di Fiamma Nirenstein.

Ottimo, come di consueto, il servizio di Molinari, mentre non si può dire altrettanto della Redazione esteri della Stampa, che nella didascalia alla foto che correda l'articolo parla di "presunte armi di Hamas nascoste in abitazioni civili". "Presunte"???

Il discorso di Netanyahu nella traduzione di Ugo Volli: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=55462

Per ascoltare il discorso di Netanyahu: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=55468

Il discorso di Bibi Netanyahu è stato ignorato dalla maggior parte dei quotidiani italiani. Idem TG e news varie. Mentre quello di Abu Mazen aveva avuto larga eco. Ogni commento è superfluo.

Ecco gli articoli:


Netanyahu all'Onu mostra una foto in cui si vedono chiaramente armi di Hamas in abitazioni civili (si scorgono nitidamente dei bambini)

LA STAMPA - Maurizio Molinari: "Israele genocida? Hamas è come l'Isis"


Maurizio Molinari

«Isis e Hamas sono rami dello stesso albero velenoso, l'Islam militante»: il premier israeliano Benjamin Netanyahu sfrutta il discorso dal podio dell'Assemblea Generale dell'Onu per tratteggiare un Medio Oriente minacciato da «bomba iraniana e Islam dei fanatici», dove la strada della pace con i palestinesi può passare attraverso una «nuova iniziativa araba».
«Come negli Anni 30 c'era una razza padrona che voleva dominare il mondo, ora c'è una fede che vuole essere padrona», dice Netanyahu, indicando nell'«Islam militante» il punto di raccordo fra quei sunniti «che vogliono far rinascere un Califfato del VII secolo» e quegli sciiti «che sognano il ritorno di un imam del IX secolo» accomunati dal disegno del controllo del mondo.
Da qui il parallelo fra lo Stato Islamico (Isis) di Abu Bakr al-Baghdadi e Hamas di Khaled Mashaal perché hanno la «simile ambizione di dominio globale» che distingueva i nazisti. «Per Hamas la distruzione di Israele è solo l'obiettivo più immediato, quello più generale è lo stesso di Isis», sottolinea.
In tale cornice, Netanyahu indica nell'Iran la nazione dove «l'Islam militante è già al governo», ammonendo sul rischio che «grazie all'offensiva del sorriso possa raggiungere l'atomica». Questo resta, per Israele, il pericolo maggiore perché «una cosa è combattere i terroristi di Isis armati di kalashnikov e pick up, altra cosa è fronteggiarli se avessero l'atomica». «Grazie alle scelte del presidente Obama in Siria non vi sono più armi chimiche - sottolinea il premier - provate a immaginarvi cosa sarebbe stata Isis con quelle sostanze nelle mani». Ecco perché «sconfiggere Isis ma consentire all'Iran di diventare una potenza nucleare significherebbe vincere una battaglia ma perdere la guerra». Netanyahu chiede all'Onu di non farsi ingannare «dall'offensiva del sorriso del presidente Hassan Rohani» come dalle «spudorate accuse di genocidio lanciate contro Israele dal presidente palestinese» Abu Mazen. Per smentirlo, Netanyahu ricorda che durante il conflitto di Gaza «l'esercito israeliano avvertiva in anticipo i civili degli attacchi mentre Hamas usava i civili come scudi umani». E mostra come prova la foto scattata da un reporter francese in cui si vedono due lanciarazzi posizionati vicino a dei bambini nella Striscia.
«Israele ha usato i propri missili per difendere i suoi figli - riassume il premier - mentre Hamas ha usato i propri figli per proteggere i suoi missili». È dunque Hamas ad aver commesso «crimini di guerra» e Abu Mazen, capo del governo di coalizione palestinese, «ne porta la responsabilità».
Riguardo alla composizione del conflitto con i palestinesi, Netanyahu guarda in direzione delle capitali arabe indicando la possibilità di un «nuovo approccio». Nomina Il Cairo, Amman, Riad e Abu Dhabi perché sono le capitali con cui Gerusalemme più condivide l'avversione per l'Iran nucleare e l'«Islam militante»: «Una volta si pensava che la soluzione del conflitto palestinese avrebbe favorito il riavvicinamento fra Israele e Paesi arabi, ora è vero il contrario». E a conferma della nuova stagione nell'aria fra Israele e Paesi sunniti c'è la fotografia del parterre dell'Assemblea Generale: i delegati arabi presenti al completo. Ad Abu Mazen, il premier ricorda anche che «il legame fra gli ebrei e la Terra di Israele è continuo da 3000 anni» e il ritorno alle frontiere del 1967 è improponibile «perché i terroristi sarebbero a pochi km da Tel Aviv». L'affondo più duro contro il presidente palestinese lo lascia però al ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman: «Abu Mazen ha perso il contatto con la realtà, non abbiamo più un interlocutore per la pace e fino a quando ciò continuerà tutti i piani di pace resteranno nel cassetto».

IL GIORNALE - Fiamma Nirenstein: "L'asta del Qatar: compra la Ferrari e aiuterai Gaza"


Fiamma Nirenstein

Uno pensa che nel Medio Oriente ci sia poco da scherzare. Ieri nel suo discorso all'Onu Netanyahu ha fatto un allarmato elenco: l'Isis che tagliando le teste vuole raggiungere il califfato mondiale, l'Iran che lo fa costruendo la bomba atomica, gruppi terroristi che fioriscono anche da noi nonostante lo sforzo internazionale. Quadro poco allegro. Ma qualche giocherellone resta in giro: il Qatar, patria di pozzi di petrolio, finanziatore di tutte le primavere arabe ma anche della Fifa, papà di Al Jazeera, simpatizzante e ospite della Fratellanza Musulmana e di Hamas finchè li ha cacciati per far parte dell'alleanza obamiana. Ma è così buono il Qatar, e così ha preso una bella iniziativa per aiutare i poveri abitanti di Gaza dopo la guerra: ha organizzato una raccolta di fondi vendendo quello che avanza ai principi e amici loro, ovvero una Lamborghini del 2013 (vecchiotta no?), due Ferrari dello stesso anno, una McLaren e altre sciocchezzuole. Tre milioni di dollari, ma per carità, quisquilie... dovere... Il Qatar è veramente fantastico. Troppo divertente. Si fa per dire.

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