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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale - La Stampa Rassegna Stampa
25.07.2014 Colpita una scuola dell'Unrwa: 17 morti. Non ancora chiara la dinamica dei fatti
Cronache di Fiamma Nirenstein, Maurizio Molinari

Testata:Il Giornale - La Stampa
Autore: Fiamma Nirenstein - Maurizio Molinari
Titolo: «Bombe sulla scuola Onu. Tregua impossibile a Gaza - Colpita la scuola dell’Onu è strage di sfollati palestinesi»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 25/07/2014, a pag. 12, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo Bombe sulla scuola Onu. Tregua impossibile a Gaza e dalla STAMPA, a pag. 6, l' articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Colpita la scuola dell’Onu è strage di sfollati palestinesi".

Di seguito, gli articoli:


Peter Lerner, portavoce dell'esercito israeliano

Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein: "Bombe sulla scuola Onu. Tregua impossibile a Gaza "


Fiamma Nirenstein

Un'altra tragica disgrazia ieri si è abbattuta sulla guerra contro Hamas: nella località di Gaza di Beth Hanun qualcosa (Tzahal sostiene un missile palestinese che ha sbagliato strada, i palestinesi un proiettile proveniente da un carro armato israeliano ma non si sa ancora) ha causato l'eplosione letale di un edificio dell'Unrwa, l'ente Onu per i profughi, causando la morte di 17 persone, tra cui molti bimbi e membri dello staff delle Nazioni Unite. È una tragedia che immediatamente non solo i palestinesi ma anche la stampa internazionale hanno attribuito a intenzioni malvage degli israeliani. Le condanne si moltiplicano. La verità è però complessa: l'esercito non ha nessun interesse né intenzione di colpire civili palestinesi, al contrario di Hamas che invece cerca in tutti i modi il sangue dei civili israeliani. I suoi «combattenti» ieri, tuttavia, sono stati immortalati in alcune foto a Shajaya - teatro sabato scorso di una durissima battaglia con circa 70 morti - con le mani alzate in segno di resa di fronte ai soldati israeliani.
Mentre si cerca in queste ore di capire, conviene ricordare che le strutture dell'organizzazione dell'Onu per i profughi palestinesi come tanti ospedali, scuole, case di Gaza, sono state in questi tempi usate come deposito d'armi e centro di organizzazione di Hamas. L'hanno denunciato gli stessi impiegati dell'organizzazione, riferendo che in due scuole erano stati stoccati centinaia di missili. La disgrazia getta sale sulla ferita della decisione presa ieri dal Consiglio dei diritti umani, (Unhrc) dell'Onu di stabilire una commissione d'inchiesta per stabilire se Israele sia colpevole di crimini di guerra. Una pretesa molto pesante, certo non nuova, una specie di fissazione ripetuta. Non è del tutto chiaro perché il Consiglio dalla sua nascita ritenga suo compito primario aggredire lo Stato d'Israele. Stavolta si poteva sperare che ci andasse un po' più piano: Ban Ki Moon, in fondo il suo capo (anche se la commissaria è Navy Pillay, una signora africano-indiana intessuta di odio per lo stato ebraico) aveva appena, a fianco di Netanyahu, tenuto un'inusitata presa di posizione sostenendo la piena responsabilità di Hamas e il diritto di Israele a difendersi. Oltre al desiderio di fungere da mediatore come Kerry e il presidente egiziano Sisi, forse Ban ki Moon era stato spinto da buon senso condiviso anche dalla Ue, e dagli Stati Uniti, in queste ore alla ricerca di una tregua che potrebbe essere boicottata dalle posizioni del Consiglio, col suo proverbiale disprezzo onusiano per lo Stato ebraico.
Hamas ha irrorato la popolazione civile di tre quarti d'Israele con 2400 missili paralizzando la vita di un intero paese, spargendo distruzione e terrore. Quando Israele ha reagito Hamas ha usato senza freno i suoi cittadini come scudi umani, piazzando i suoi depositi di missili, i suoi lanciarazzi, le sue gallerie fra la povera gente di Gaza. Ma il consiglio non conosce né storia né buon senso: 29 paesi hanno votato a favore, 17 si sono astenuti, solo gli Usa hanno votato contro la criminalizzazione di Israele. Anche l'Italia non ha avuto il coraggio di votare contro, cosa che invece fece quando nel settembre del 2009 il Cosiglio votò la risoluzione del giudice Goldstone sulla guerra di Gaza «Oferet Yezuka»: stabiliva che Israele era un criminale di guerra. Pochi mesi dopo, con un famoso articolo sul Washington Post. Il giudice ritrattava le sue conclusioni, spiegando che erano costruite sulle testimonianze delle Ong che avevano tutto l'interesse a descrivere come civili gli armati di Hamas e a celare l'uso dei civili come scudi umani. Ma non è servito a niente, ci risiamo: allora una serie di politici, fra cui Tzipi Livni, la leader dello schieramento per la pace, e alcuni rispettati militari si trovarono a rischio di essere arrestati ogni volta che mettevano piedo all'estero. Una volta a Londra dovettero restare dentro l'aereo appena atterrato, per decollare di nuovo, inseguiti come criminali, verso Israele. Nel 2002 dopo un migliaio di uccisi dal terrore dell'Intifada, l'allora «commissione» per i diritti umani si rifiutò di condannare il terrore. Nel 2013, con tutte le stragi siriane, le teste tagliate, le crocifissioni, il Consiglio ha dedicato a Israele quasi metà delle sue risoluzioni, 45 su 100. E così anche nel 2012, 39 su 91. Un automatismo mortale per il senso morale di tutto il mondo, che l'Onu dovrebbe difendere dall'ingiustizia. Nel marzo scorso in un solo giorno il Consiglio ha votato 5 risoluzioni anti-israeliane, un episodio non inconsueto. Su 17 sessioni urgenti, mentre si moltiplicavano le centinania di migliaia di morti per terrore e guerre, sette sono state dedicate a Israele e, per confrontare i dati, solo 4 ai massacri siriani di 150mila persone. Israele cerca in queste ore la verità su Beth Hanun, il Consiglio solo la prossima bugia.

LA STAMPA - Maurizio Molinari:  " Colpita la scuola dell’Onu è strage di sfollati palestinesi"


Maurizio Molinari


Bombe sulla scuola dell’Onu a Beit Hanoun: Hamas e Israele si scambiano l’accusa di esserne responsabili. La violenta battaglia nel Nord di Gaza fra israeliani e palestinesi investe la scuola di Kaa-Albir, uno dei luoghi dove l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) accoglie circa 140mila civili che hanno dovuto abbandonare le case a seguito delle operazioni militari. Sono almeno tre i colpi che cadono nel cortile della scuola affollata da famiglie di rifugiati, seminando terrore e morte. Si contano 16 le vittime, oltre 200 i feriti raccolti dal personale della Mezzaluna Rossa, che portano a quota 779 il totale dei morti civili dall’inizio delle operazioni militari che hanno visto la morte anche di 32 soldati israeliani.
Si tratta di una lampante violazione dello status dell’Onu. La notizia raggiunge il Segretario generale, Ban Ki moon, mentre si trova ad Erbil, nel Kurdistan iracheno. «Non sappiamo ancora chi ha commesso questo attacco - afferma Ban - ma quanto avvenuto sottolinea l’imperativa necessità che le uccisioni abbiano fine, e finiscano ora». «Israele e Hamas devono rispettare la legge umanitaria internazionale, la santità delle vite civili e l’inviolabilità delle sedi dell’Onu» termina Ban Ki moon con un linguaggio misurato dovuto all’impossibilità di identificare al momento l’aggressore.
Le versioni di quanto avvenuto infatti sono opposte. È la tv Al Aqsa di Hamas la prima a denunciare il «delitto israeliano». Fauzi Barhum, portavoce di Hamas, parla di un «crimine di guerra commesso volontariamente da Israele che dimostra come la loro violenza non si fermi neanche davanti alle sedi delle organizzazioni internazionali». È «un crimine a cui daremo risposta» promette il portavoce di Hamas.
La replica arriva da Peter Lerner, portavoce delle forze armate israeliane, secondo il quale «Beit Hanoun è al centro di un’intensa battaglia di terra dovuta al fatto che le nostre truppe vengono bersagliate dal lancio di missili anti-tank». Nella vicina Sajayia Hamas si batte contro gli israeliani con un intero battaglione di uomini. Da qui le due ipotesi sull’ordine dell’attacco all’Onu: «Può essersi trattato di un colpo vagante oppure di uno dei tre razzi che, in quel momento del giorno, Hamas ha lanciato da Gaza contro le nostre truppe a Beit Hanoun» sottolinea Lerner, aggiungendo che «è in corso un’inchiesta per appurare cosa è avvenuto» e Israele «ne pubblicherà i risultati appena disponibili».
A tuonare contro lo Stato Ebraico è il presidente turco, Recep Tayyp Erdogan, che parla in voluta sintonia con Hamas: «Si tratta di un crimine orrendo di cui Israele dovrà rispondere davanti al Tribunale penale internazionale, faremo di tutto affinché sia punito dalla giustizia». Il premier Benjamin Netanyahu ribatte da Tel Aviv, dove si trova ad accogliere il collega britannico, quando scatta l’allarme: «I terroristi di Hamas si nascondono dietro, sotto ed a fianco di ospedali, scuole, moschee e luoghi densamente popolati, sono loro che hanno scelto di costruire basi e infrastrutture militari in maniera da essere protette dai civili».
Quando Reuven Rivlin, neo capo dello Stato, si insedia, parlando alla Knesset (il Parlamento di Gerusalemme) riassume con un’immagine il confitto di Gaza: «Noi in Israele usiamo i missili per proteggere i civili, loro invece usano i civili per proteggere i missili». Il duello fra Hamas e Israele è a tutto campo: si tratta un evento drammatico che potrebbe segnare il conflitto in corso. Non a caso Jan Psaki, portavoce di John Kerry, esprime «l’auspicio che la tragedia avvenuta faciliti l’accordo sul cessate il fuoco» perché «si tratta dell’inaccettabile morte di massa di numerosi civili» che si sentivano protetti dalle insegne blu. Dopo lunghe ore di esitazioni l’Unrwa smentisce la presenza di propri funzionari fra le vittime. «Sappiamo che il bilancio è molto alto - osserva John Ging, sherpa doc di Ban a New York - ma non confermiamo la presenza di componenti dell’Onu fra i feriti».
L’aspro botta e risposta fra Hamas e Israele segna il quarto episodio di attacchi a sedi Onu a Gaza dall’inizio delle operazioni militari, 17 giorni fa. Hamas parla di «azioni premeditate per fare strage ovunque di civili» mentre l’esercito israeliano assicura che «l’Onu non è un nostro obiettivo, sappiamo bene dove si trovano i suoi uffici e non abbiamo intenzione di colpirlo». Dunque, se i combattimenti investono l’Onu è «per la scelta di Hamas di trasformare i civili in scudi umani» afferma Moshe Yaalon, ministro della Difesa. Se le Nazioni Unite esitano a puntare l’indice su uno dei contendenti è per quanto avvenuto nelle 48 ore precedenti, che hanno visto Ban Ki-moon venire a conoscenza del posizionamento di razzi dentro due scuole cattoliche di Gaza. In uno degli episodi, aggiunge la portavoce dell’Onu da New York, «il nostro personale ha consegnato i razzi trovati alle autorità locali» restituendo verosimilmente il carico proibito a chi lo aveva messo al sicuro.

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