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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.07.2014 Razzi nei pressi dell'aereoporto Ben Gurion di Tel Aviv, stop ai voli di compagnie americane ed europee
Cronaca di Maurizio Molinari, analisi Paolo Rastelli

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Maurizio Molinari - Paolo Rastelli
Titolo: «Razzi su Tel Aviv, stop ai voli da Ue e Usa - Le minacce nei cieli e i sistemi di difesa delle linee israeliane»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi , 23/07/2014, a pag. 10, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Razzi su Tel Aviv, stop ai voli da Ue e Usa" e dal CORRIERE della SERA, a pag. 9, l'articolo di dal titolo " Le minacce nei cieli e i sistemi di difesa delle linee israeliane ".

Segnaliamo anche il titolo in prima pagina su REPUBBLICA:  "Razzi sull'aereoporto. 'Stop ai voli su Israele' ", che non è corretto, perché n realtà ad essere colpito non è stato l'areoporto Ben Gurion di Tel Aviv, ma un  vicino sobborgo di  Tel Aviv, Yahud 


L'aereoporto Ben Gurion di Tel Aviv

LA STAMPA - Maurizio Molinari:  " Razzi su Tel Aviv, stop ai voli da Ue e Usa
"


Maurizio Molinari


Hamas bersaglia con i razzi l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv spingendo le compagnie aeree nordamericane ed europee a sospendere i voli commerciali per Israele. È la portavoce della polizia, Luba Samri, a far sapere che almeno un razzo lanciato da Gaza «ha toccato terra nel luogo più vicino all’aeroporto da quando i combattimenti sono iniziati l’8 luglio».
La prima reazione arriva dalla «Federal Aviation Administration», l’Ente dell’aviazione civile Usa, che proibisce alle compagnie americane di volare verso Tel Aviv nelle prossime 24 ore. Delta e United applicano la disposizione «a tempo indeterminato» seguite da Air Canada, Lufthansa, Air France, Swissair, Meridiana e Alitalia (ma El Al continua a volare).
L’incubo Ucraina
Per tutte l’incubo è la ripetizione sui cieli di Israele dell’abbattimento del volo di linea malese sui cieli dell’Ucraina a causa di un missile. Il rischio di razzi di Hamas, o anche di frammenti di razzi intercettati dall’Iron Dome israeliano, porta Delta a far atterrare a Parigi un Boeing 747 diretto a Tel Aviv. Il ministro dei Trasporti israeliani chiede alle compagnie straniere di rivedere la decisione «perché l’aeroporto è sicuro per atterraggi e partenze» ma la conferma del tentativo di gruppi terroristi di danneggiare il traffico aereo civile arriva da piloti delle compagnie israeliane El Al e Arkia secondo i quali «negli ultimi giorni siamo stati oggetto di tentativi di accecamento provenienti da Jaljulia, Kfar Qasim e Qalqilya» ovvero anche dalla Cisgiordania.
Il segretario dell’Onu
La sospensione di molti voli per Europa e Stati Uniti ha coinciso con l’arrivo a Gerusalemme del Segretario generale dell’Onu Ban Ki moon che, nel corso di una conferenza stampa con Benjamin Netanyahu, ha condannato il lancio di razzi e «la presenza di armi in scuole e sedi dell’Onu a Gaza» aggiungendo però alla volta di Israele la richiesta di «limitare le vittime civili» e aggiungendo: «Basta combattimenti, è ora di parlarvi». La risposta del premier israeliano è stata: «Hamas è un’organizzazione terroristica come Al Qaeda, Hezbollah e Boko Haram, non vuole la soluzione dei due Stati, persegue la distruzione dello Stato Ebraico».
La guerra continua
Sul terreno gli scontri di terra continuano nella Striscia di Gaza: fonti palestinesi fissano a 608 il numero delle vittime civili mentre i soldati israeliani caduti sono saliti a 28. I jet hanno bersagliato lo stadio di Gaza e anche cinque moschee, distruggendole, perché secondo i portavoce militari «Hamas le adoperava come bunker».
Il soldato «scomparso»
Fra i soldati morti c’è Oron Shaul del quale non si è ancora trovata la salma: è stato dichiarato «scomparso» e ciò avvalora la possibilità che Hamas si sia impossessata dei resti, al fine di tentare uno scambio con detenuti palestinesi dalle autorità israeliane. Hamas si era detta per una tregua umanitaria di poche ore, ma Israele ha rifiutato temendo che l’intenzione fosse di sfruttarla per spostare uomini e armi. Il pressing Usa per il cessate il fuoco continua, ma l’Egitto è un interlocutore aspro: «Hamas accetti la bozza, nessuno cambio».

CORRIERE della SERA - Paolo Rastelli:  " Le minacce nei cieli e i sistemi di difesa delle linee israeliane "




«Nel 1973 eravamo tutti sicuri che gli arabi non ci avrebbero attaccati e con la guerra del Kippur sono arrivati vicini a distruggere Israele. Da allora abbiamo sviluppato la teoria del decimo uomo: se nove di noi sono convinti che un pericolo non si manifesterà, il decimo deve trovare tutti i motivi per i quali invece quel pericolo è reale e imminente». Così il capo del Mossad Jurgen Wambrumm, in una Gerusalemme assediata dagli zombi, spiega all’agente dell’Onu Gerry Lane perché è stato costruito appena in tempo un muro per tenere fuori dallo Stato ebraico i non morti. Ovviamente siamo in un film, World War Z, e il dialogo è tra due attori, Ludi Boeken e Brad Pitt. Ma l’ossessione di Israele per la sicurezza, dopo decenni di guerre più o meno calde con gli stati e i guerriglieri arabi, è più che reale.
Il sistema Iron Dome, che sta intercettando i razzi di Hamas, ne è la dimostrazione. Ma nessuno schermo anti balistico è efficiente al 100 per cento: così ieri un razzo ha superato la «cupola di ferro» ed è caduto a due chilometri dall’aeroporto Ben Gurion, portando alla chiusura temporanea dello scalo e alla rinuncia a volare su Tel Aviv da parte di alcune tra le più grandi compagnie aeree. Anche perché, inutile negarlo, il mondo è ancora sotto l’impatto emotivo dell’abbattimento nei cieli ucraini del Boeing 777 della Malaysia Airlines, con a bordo 298 persone, con un missile terra-aria il cui lancio è stato attribuito ai guerriglieri filorussi.
Tra i due eventi c’è però un’enorme differenza. Un razzo viene sparato in base a una serie di coordinate balistiche, esattamente come un colpo di cannone, e non ha autoguida. Un missile viene portato sul bersaglio da un sistema spesso molto sofisticato: il complesso terra-aria Buk che forse ha colpito il Boeing malaysiano ha una guida radar ed è capace di raggiungere una quota operativa di 14 mila metri nelle versioni più datate (un aereo di linea vola sui 10 mila) e di 22/25 mila metri in quelle più recenti (dati diffusi da RID, Rivista italiana difesa ). Si tratta di sistemi d’arma costosi e impiegati da personale molto addestrato, che solo gli eserciti regolari si possono permettere.
In realtà il pericolo più consistente per gli aerei di linea, sostengono gli esperti militari, viene dai cosiddetti Manpads (Man-portable air-defense systems ), i lanciamissili portatili a spalla con guida radar o a infrarossi (ossia guidati sul bersaglio dal calore emesso dal motore del velivolo-bersaglio). Sono ordigni letali per i velivoli in decollo e in atterraggio. Nella difesa anti Manpads Israele è all’avanguardia e ha dotato i 30 aerei della El Al, la sua compagnia di bandiera, del C-Music: il sistema individua un missile in arrivo, ne stabilisce la frequenza di guida negli spettri dell’infrarosso e dell’ultravioletto e in 2-5 secondi «spara» un raggio laser ad alta temperatura che ne disturba il sistema di guida e lo devia dal bersaglio.
Israele ha cominciato a dotare i suoi aerei di sistemi antimissile dopo che nel 2002 due missili lanciati da terra mancarono di poco un charter della compagnia Arkia appena decollato dall’aeroporto keniano di Mombasa. Dapprima sono stati adottati i Flight Guard , che usavano dei razzi pirotecnici (in pratica fuochi d’artificio) come fonti di calore per confondere i missili. Ma erano sistemi pericolosi per le installazioni al suolo: la Faa, l’ente aereonautico Usa, ne aveva vietato l’uso negli aeroporti americani. Anche la Northrop Grumman ha prodotto un sistema simile al C-Music, chiamato Guardian e montato sul velivolo ufficiale della cancelliera tedesca Angela Merkel e solo il costo elevato ne impedisce una maggiore diffusione. D’altronde il pericolo è reale: secondo la rivista Aviation Week , in Libia dopo la guerra civile c’erano oltre 20 mila Manpads, di cui solo 5 mila risultano distrutti. L’ipotesi che quelli mancanti siano finiti nelle mani dei gruppi guerriglieri non è peregrina.

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