domenica 19 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Stampa - Corriere della Sera - Il Foglio Rassegna Stampa
13.05.2014 Nigeria: l'islam contro le donne, nel silenzio dei 'moderati'
Analisi di Domenico Quirico, Guido Olimpio, Pio Pompa. Intervista di Viviana Mazza alla scrittrice Lola Shoneyin

Testata:La Stampa - Corriere della Sera - Il Foglio
Autore: Domenico Quirico -Viviana Mazza - Guido Olimpio - Pio Pompa
Titolo: «I volti di una sventura irreparabile - Ma i musulmani del mio Paese preferiscono restare a guardare -Tutti i rischi di un blitz quasi impossibile - Perché Boko Haram ci fa vedere le ragazze (e vuole trattare)»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 13/05/2014, a pagg.1-27, l'articolo di Domenico Quirico dal titolo  " I volti di una sventura irreparabile", dal CORRIERE della SERA, a pag. 3, l'intervista di Viviana Mazza alla scrittrice nigeriana Lola Shoneyin, dal titolo  "Ma i musulmani del mio Paese preferiscono restare a guardare" e l'articolo di Guido Olimpio dal titolo "Tutti i rischi di un blitz quasi impossibile" , dal FOGLIO, a pag. 3, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "Perché Boko Haram ci fa vedere le ragazze (e vuole trattare)".

La vicenda del rapimento delle studentesse nigeriane si è svolta nel silenzio totale dell' "islam moderato", il quale, ammesso che esista, non vuole o non può uscire allo scoperto prendendo posizione contro il terrorismo e il fondamentalismo, in questo caso come in molti altri. 
In proposito, segnaliamo ai nostri lettori l'intervista di Viviana Mazza a Lola Shoneyin. La scrittrice nigeriana lamenta l'assenza di 
"un numero maggiore di leader musulmani che critichino l’idea che Boko Haram rappresenti davvero l’Islam". A parziale spiegazione di questo silenzio ricorda quanto concreta sia la minaccia della violenza islamista, anche nei confronti degli stessi musulmani:  "ci sono imam e studiosi islamici che credono entusiasticamente nell’istruzione e nelle scienze, ma alcuni sono stati uccisi per aver parlato contro gli estremisti".

Nigeria, ecco le ragazze rapite   video
Le ragazze nigeriane rapite costrette a indossare il velo e a "convertirsi" all'islam

Ecco gli articoli.

LA STAMPA - Domenico Quirico - I volti di una sventura irreparabile



Domenico Quirico

  
Sono rientrate brutalmente nel lutto del loro pudore imposto. Coperte di nero e di grigio, un domino di panno che nasconde le forme, solo gli occhi ci guardano mentre sedute, piegate, calde e cave come un nido, scandiscono, in una radura, il primo capitolo del Corano. Irriconoscibili in quella radura scialba le cento giovinette prigioniere che erano, appena ieri, piene di colore e di vita, l’Africa che è colore e vita: annullate in un tempo scomparso come se il tessuto e il colore dell’hijab cancellasse il tempo e la vita e soffocasse ogni altra cosa sotto la sua cova.
Nel video dei Boko haram le immagini delle studentesse sequestrate nel nord della Nigeria si alternano con il sermone del capo della setta islamista Abubakar Shekau. Con il kalashnikov negligentemente appoggiato sulla spalla, a gesti larghi, lo sguardo magnificamente torbido, annuncia che le ragazze ‘’per cui vi preoccupate tanto in occidente noi le abbiamo liberate. E sapete come? Sono diventate musulmane!’’.
Tre di loro parlano: ininterrottamente, con quella voce al di là che si ha quando si recita, quando si obbedisce a quello che si dice senza esserne più padroni. Confermano: eravamo cristiane. Ora siamo convertite all’Islam. E loro parole, con l’abito che indossano, scavano una sventura irreparabile; il passato che è morto brutalmente risuscita per soffrire, la felicità della loro giovinezza è distrutta. I giorni trascorsi che parevano felici sono divenuti tristi ed è il lutto di tutto, del vestito e dell’anima. La conversione! cosa c’è in tutto questo del dono di una tenerezza divina, di una consolazione che non è nell’uomo?
Guardano fisse le telecamera, le convertite, non c’è paura in quel riquadro di viso, solo la visione della crudeltà della vita, una paziente rassegnazione, la consapevolezza del nulla. Intente, si direbbe, alla propria debolezza si guardano sanguinare come un’urna piegata. Ecco l’impressione della sacra povertà degli esseri umani travolti dalla sopraffazione e dal fanatismo.
L’islam è una religione egualitaria, tutti ricchi e poveri potenti e derelitti sono eguali davanti al definitivo mistero di dio. Tutti meno tre categorie: i miscredenti, gli schiavi e le donne. Ma lo schiavo poteva esser liberato da suo padrone, l’infedele comprendere il vagare nell’errore e diventare credente cancellando subito la sua inferiorità. Solo la donna è condannata per sempre a restare ciò che è. Perché nel corpo delle donne passa il confine tra modernizzazione e occidentalizzazione. Conservatori tradizionalisti e radicali fanatici su una cosa concordano: possono accettare la tecnologia moderna, la utilizzano perché necessaria e efficace. Ma la emancipazione delle donne è, per gli uni e gli altri, la peste della occidentalizzazione che deve esser tenuta lontana o estirpata senza pietà.
A Chibok, in Nigeria, si fonde nella violenza un altro tassello del grande jihad planetario madido di odi di guerra. Lo stanno costruendo, giorno dopo giorno da Kabul a Aleppo, dalle sabbie del Sahara al nord della Nigeria uomini come Abubarak Shekau. Uniti dall’invisibile e sublime legame del male pensano che per trionfare bisogna uccidere, per salvare la vita perdere quella degli altri.

CORRIERE della SERA - Viviana Mazza - Ma i musulmani del mio Paese preferiscono restare a guardare


Viviana Mazza
     Lola Shoneyin

«Così tante personalità internazionali si sono fatte fotografare con lo slogan #BringBackOurGirls, ed è una cosa stupenda, ma c’è anche la sensazione sinistra che questo tipo di attenzione sia esattamente quello che vuole Boko Haram. Perciò sarebbe meraviglioso sentire un numero maggiore di leader musulmani che critichino l’idea che Boko Haram rappresenti davvero l’Islam. Questo, sì, potrebbe danneggiarli, specialmente se queste voci vengono dal Nord della Nigeria». La scrittrice nigeriana Lola Shoneyin parla al telefono da Abuja, dove insegna inglese e teatro in una scuola secondaria. Considerata tra i più promettenti scrittori under 40 in Africa, sposata con il figlio del premio Nobel Soyinka, il suo ultimo romanzo, «The Secret Lives of Baba Segi’s wives», è tradotto in italiano col titolo «Prudenti come serpenti» (Editrice 66th and 2nd).
Diverse autorità islamiche hanno condannato Boko Haram, da Al Azhar in Egitto al Gran Mufti d’Arabia Saudita e all’Organizzazione per la Cooperazione Islamica, dicendo che il gruppo applica una interpretazione profondamente errata dell’Islam. Non basta?
«Quando il Gran Mufti ha preso posizione ho pubblicato la notizia pure su Facebook e molti altri lo stanno facendo assai più che in passato. Ma vorrei sentire più voci di condanna tra i leader della comunità musulmana all’interno del mio Paese, perché dobbiamo imparare ad affrontare e risolvere i nostri problemi e perché credo che avrebbe un impatto: la gente, che vede le cose in bianco e nero, potrebbe iniziare a mettere a fuoco i veri obiettivi di Boko Haram. Ma non ci sono state voci significative tranne quella del Sultano di Sokoto, importante leader spirituale nel Nord della Nigeria, che ha condannato duramente le loro azioni».
Perché questo silenzio?
«Bisogna comprendere i rischi. Le simpatie per Boko Haram sono radicate nel Nord, dov’è avvenuto un vero indottrinamento aiutato dal fallimento dei leader locali nell’istruire la popolazione. L’altro problema è che diversi politici nigeriani, anche importanti, sono stati sponsor iniziali di Boko Haram un decennio fa: usarono il gruppo come strumento per intimidire i rivali politici e, dopo averne perso il controllo, si trovano in difficoltà nel condannarlo. Infine, ci sono imam e studiosi islamici che credono entusiasticamente nell’istruzione e nelle scienze, ma alcuni sono stati uccisi per aver parlato contro gli estremisti». Lei è religiosa?
«Sono nata cristiana, sono cresciuta celebrando sia i Ramadan che il Natale, in una famiglia per il 70% musulmana dal lato paterno e per il 70% cristiana dal lato materno. Ma mi sono allontanata dalla religione, perché non accetto quel complesso di superiorità che sia i cristiani sia i musulmani si portano dietro considerandosi eletti da Dio» .

CORRIERE della SERA -  Guido Olimpio - Tutti i rischi di un blitz quasi impossibile


Guido Olimpio 

In teoria è una grande coalizione. Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Israele e alcuni Paesi africani, uniti nell’operazione salvataggio delle studentesse di Chibok. I governi occidentali hanno messo a disposizione agenti, mezzi e informazioni. Un aiuto che può essere importante a patto che i locali sappiano sfruttarlo al meglio, cosa tutt’altro che scontata. Il piano ha come primo punto la localizzazione dei terroristi e degli ostaggi. In base al video diffuso da Boko Haram è probabile che un gruppo consistente si trovi nella foresta di Sambisa, a circa 30 chilometri dalla città del sequestro. Altre colonne si sarebbero sparpagliate tra Camerun e Ciad. Tattica ovvia per rendere complicato un eventuale blitz. Gli americani hanno nel teatro velivoli speciali — come gli U28 — adatti a missioni di intelligence. Aerei per ricognizioni ma anche in grado di intercettare le comunicazioni radio. Inoltre in Niger si trovano alcuni droni che potrebbero essere spostati per perlustrazioni a lungo raggio. Non è escluso neppure che Londra offra un suo velivolo con caratteristiche identiche. Sul terreno, invece, la missione è affidata a nuclei misti, con 007 e membri delle forze speciali, schierati dai Paesi coinvolti. Una presenza che non inizia da zero. Gli americani, insieme agli inglesi, si occupano da tempo del training dei battaglioni scelti nigeriani. Gli israeliani conoscono bene l’area. I francesi hanno mobilitato un team tecnico. Se gli «esploratori» scoveranno i terroristi, saranno i consiglieri a studiare la fattibilità di un’azione. Che appare comunque problematica. Boko Haram è organizzato, non ha nulla da perdere, agisce su un terreno esteso e ha dimostrato, con stragi indiscriminate, di non aver alcun rispetto delle vite degli ostaggi. Qui non si tratta di assaltare un edificio o un jet, obiettivi angusti ma sempre circoscritti, bensì si devono portare in salvo dozzine di ragazze. Basta una raffica di Kalashnikov per spazzarne via molte. I precedenti non portano bene. Nel marzo 2012 l’ostaggio italiano Franco Lamolinara e un suo collega britannico sono stati uccisi nel raid sferrato dai nigeriani insieme ai commandos Sbs inglesi. Un disastro causato da dati incerti, scarso coordinamento e dalla fretta. Oggi quel pericolo è ancora più ampio. Ecco perché la Nigeria dovrà esplorare anche la strada del negoziato. Infine un elemento politico. La reazione globale alla sfida dei militanti se, da una parte, è doverosa, dall’altra, finisce per alimentare la fama del movimento estremista. Boko Haram mette in imbarazzo i nigeriani diventando, nel contempo, il nemico pubblico numero uno in Africa. Il protagonismo non è un fattore secondario, specie in fazioni che ambiscono ad avere una proiezione regionale. E il leader, Abubakar Shekau le ha. Un percorso di lotta già visto con le incursioni dei qaedisti nell’area del Maghreb. Sono stati loro a indicare la strada.

Il FOGLIO - Pio Pompa - Perché Boko Haram ci fa vedere le ragazze (e vuole trattare)


Abubakar Shekau, capo di Boko Haram


Non rilasceremo le ragazze fino a che i nostri fratelli saranno in prigione”. Abubakar Shekau, il leader del gruppo jihadista nigeriano Boko Haram, è apparso ieri in un nuovo video diffuso su internet. Con lui ci sono circa un centinaio delle studentesse rapite nel liceo di Chibok, nello stato di Borno nel nord-est della Nigeria. Indossano un velo integrale e secondo Shekau sono state convertite all’islam (si stima che siano per due terzi cristiane), è la prima volta che appaiono in pubblico dal rapimento. Nel video precedente, rilasciato giorni fa, le ragazze non si vedevano e Shekau aveva detto che sarebbero state vendute. Ieri ha cambiato idea, dice che Boko Haram è disponibile a trattare il rilascio in cambio della liberazione dei combattenti catturati dall’esercito, ma il governo nigeriano ha già rifiutato la proposta. E’ trascorso ormai un mese dal sequestro, e le circostanze che lo hanno reso possibile trovano ogni giorno nuove conferme. Tra esse, quella della perdurante commistione esistente tra settori importanti degli apparati di sicurezza di Abuja e il gruppo terrorista guidato da Abubakar Shekau. Venerdì scorso, Amnesty International ha pubblicato un rapporto secondo cui l’esercito nigeriano, pur essendo a conoscenza dell’imminente attacco di un commando di Boko Haram al liceo di Chibok, non avrebbe fatto nulla per evitarlo. Domenica, la polizia ha tentato con ogni mezzo di allontanare dal centro della capitale nigeriana i manifestanti che protestavano contro l’inerzia del governo. “Hanno cercato in tutti i modi di farci andar via ma abbiamo risposto che non ci muoveremo da qui”, ha detto Obiageli Ezekwelisili, già direttrice aggiunta della Banca mondiale ed ex ministro nigeriano, alla testa del movimento #BringBackOur- Girls. A fronte di una simile situazione appare arduo il compito, affidato agli specialisti dell’intelligence francese, britannica, americana, cinese e israeliana, di individuare e liberare le oltre 200 liceali che, come hanno confermato recentemente anche gli analisti del Combating Terrorism Center (Ctc) dell’accademia militare di West Point, sono state divise dai jihadisti in gruppi di 10 o 15 ragazze per essere trasportate ai confini del Camerun, Ciad e Nigeria, lasciandone circa 60 nel loro campo base nascosto nel cuore della foresta di Sambisa, nello stato di Kodunga. “La realtà è che la popolazione nigeriana – confida al Foglio una fonte d’intelligence saharawi – oltre a non nutrire alcuna fiducia nei confronti dei servizi di sicurezza e dell’esercito nigeriani, spesso autori di atrocità contro civili innocenti nelle loro operazioni sul territorio, appare terrorizzata dai miliziani di Boko Haram resi ancora più spietati dall’assunzione di ogni tipo di droga che trafficano attivamente nell’intero Sahel. Da qui la fama di essere una formazione terrorista, assolutamente imprevedibile e irrazionale, in grado di rendere qualsiasi trattativa un salto nel buio. Ma è proprio questa loro peculiarità che ha iniziato a dare fastidio sia al gruppo di al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) sia a quello guidato dal capo jihadista algerino, Mokhtar Belmokhtar (lo stesso che ha di recente confermato la sua fedeltà al leader di al Qaida, Ayman al Zawahiri), che hanno deciso di intervenire sui vertici di Boko Haram invitandoli ad aprire le trattative per il rilascio delle adolescenti sequestrate. Giovedì notte esponenti di Aqmi si sono incontrati in una località lungo il confine tra Nigeria e Camerun con alcuni emissari di Boko Haram e hanno accusato il loro capo, Shekau, di aver provocato prima con il rapimento delle liceali e poi con il video in cui dichiarava di volerle ridurre in schiavitù, venderle e maritarle a forza, la reazione del mondo intero e l’intervento dei servizi di paesi nemici e, soprattutto, di Israele. Una reazione che, allargandosi anche ad altre nazioni africane, potrebbe comportare serie conseguenze per i destini della rete qaidista che fino a ora ha potuto godere di un’ampia libertà di manovra in tutto il nord Africa. Qualora Shekau dovesse rifiutare l’invito a trattare, appoggiandosi come indicato da Aqmi a intermediari algerini, i Boko Haram verrebbero isolati dal network jihadista ed esclusi dai proventi del redditizio traffico di armi, droga ed esseri umani”. Una prima risposta è dunque arrivata dall’ultimo video diffuso ieri, in cui i Boko Haram mostrano le liceali che recitano il Corano e si dichiarano disposti a uno scambio di prigionieri

Per inviare la propria opinione a Stampa, Corriere della Sera e Foglio cliccare sulle e-mail sottostanti


lettere@lastampa.it
lettere@corriere.it, lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT