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La Repubblica - Corriere della Sera Rassegna Stampa
17.04.2014 Terrorismo: un raduno di Al Qaeda ignorato dalla Cia, il cambio di strategia americano
Cronaca di Federico Rampini, editoriale di Guido Olimpio

Testata:La Repubblica - Corriere della Sera
Autore: Federico Rampini - Guido Olimpio
Titolo: «Al Qaeda riunita. E la Cia non lo sa - Svolta nella Lotta al Terrorismo finisce l’Era della grande Paura»
Riportiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 17/04/2014, a pag. 19, l'articolo di Federico Rampini dal titolo "Al Qaeda riunita. E la Cia non lo sa" e dal CORRIERE della SERA,  a pag. 42 , l'articolo di Guido Olimpio dal titolo "Svolta nella Lotta al Terrorismo finisce l’Era della grande Paura" .

LA REPUBBLICA - Federico Rampini - Al Qaeda riunita. E la Cia non lo sa

                     
Federico Rampini

Nell’ èra dei droni che allungano la mano castigratice dello Zio Sam su tutto il globo, è una beffa memorabile. Un raduno di massa di Al Qaeda va in onda sulla Cnn. Una prova che l’organizzazione terroristica più temuta dall’America non solo è viva e vegeta, ma ha rafforzato i suoi ranghi, e si sente inattaccabile in alcune zone del mondo. Eppure di quella manifestazione non sanno nulla né la Cia né il Pentagono. La Nsa con i suoi metodi da Grande Fratello si fa sfuggire un evento avvenuto alla luce del sole, ripreso dalle telecamere. L’allarme lo lancia proprio la Cnn, mandando in onda il video. Nel filmato si vede il “principe ereditario” di Al Qaeda, il numero due Nasir al-Wuhayshi, mentre accoglie e saluta alla luce del sole un ampio raduno di seguaci. «La più vasta e minacciosa manifestazione da molti anni», secondo gli esperti antiterrorismo consultati dalla stessa Cnn. Nel prendere la rola al-Wuhayshi promette di attaccare gli Stati Uniti. Lo fa con tranquillità, evidentemente senza essere sfiorato dal timore che un drone Usa possa colpirlo. «Un video straordinario», lo definisce l’esperto di anti-terrorismo Paul Cruickshank, dopo che diverse fonti dell’intelligence ne hanno confermato l’autenticità e stabilito che le riprese sono state fatte di recente. L’azione si svolge nello Yemen, le telecamere riprendono più di cento combattenti. Al-Wuhayshi fa un vero e proprio comizio, agitando i temi della guerra santa: «Dobbiamo eliminare la croce. La croce è portata dall’America». Un altro analista di geostrategia, Peter Bergen, considera «sconcertante che l’intelligence non sapesse nulla di un assembramento così ampio ». Eppure la sezione di Al Qaeda nella penisola arabica è considerata la più pericolosa. Il messaggio del raduno nello Yemen, sottolinea Cruickshank, «è lo stesso che anni fa lanciò bin Laden, è una minaccia diretta agli Usa, l’annuncio di nuovi attacchi».

CORRIERE della SERA - Guido Olimpio - Svolta nella Lotta al Terrorismo, finisce l’Era della grande Paura

 
Guido Olimpio

Ripensamenti forzati nella guerra al terrore. Dagli Usa all’Iraq. Mosse determinate dagli esiti non incoraggianti o fallimentari. Partiamo dal teatro mediorientale. Il governo iracheno ha annunciato la chiusura temporanea del carcere di Abu Ghraib, la prigione che fu teatro di torture da parte di militari statunitensi. I circa 2400 detenuti sono stati trasferiti al nord. Bagdad ha deciso il provvedimento per ragioni di sicurezza, la zona è a rischio attacco da parte dei militanti jihadisti dell’Isis. Già in passato i ribelli hanno colpito la prigione favorendo una maxi evasione.
Passiamo al secondo quadrante, New York. Il Dipartimento di polizia ha annunciato lo smantellamento di un’unità spionistica creata dopo l’11 settembre per infiltrarsi nella comunità musulmana della città. Agenti che si mescolavano agli islamici intercettando comunicazioni, verificando abitudini, controllando la vita di ogni giorno. Un grande rastrello che però si è trasformato in una forma di discriminazione senza portare risultati concreti. Non era un lavoro di intelligence mirato ma piuttosto una schedatura massiccia.
È chiaro che la risposta alla sfida del terrorismo sta cambiando. Intanto perché gli avversari sono diversi. Il vecchio qaedismo è stato superato da movimenti molto dedicati a cause regionali e meno globali. Così chi una volta si batteva in Iraq nel segno di Osama, oggi si è staccato e sfida l’Iraq sotto la bandiera autonoma dell’Isis. Guerriglia e terrore in difesa dei sunniti contro il potere sciita che regna a Bagdad. Una spinta favorita anche dagli errori delle autorità appoggiate dagli Usa. La repressione — e Abu Ghraib è un simbolo — ha finito per alimentare l’opposizione rendendola più forte.
È ovvio che anche a New York o in qualsiasi città occidentale serve una risposta nuova. La sorveglianza degli estremisti va accompagnata da un dialogo ampio. La tumultuosa realtà musulmana, condizionata anche dalle rivolte della primavera araba, se da un lato può alimentare spinte radicali, dall’altra apre spazi interessanti. Da sfruttare per isolare quanti sono davvero pericolosi.

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