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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Corriere della Sera - La Repubblica Rassegna Stampa
15.04.2014 Beppe Grillo profana la memoria di Primo Levi e della Shoah
la cronaca di Alessandro Trocino e l'approfondimento di Alessandra Longo

Testata:Corriere della Sera - La Repubblica
Autore: Alessandro Trocino - Alessandra Longo
Titolo: «L’escalation di Grillo, usa la Shoah e Primo Levi Gli ebrei: una profanazione - Insulti alla Montalcini, lite con Pacifici l’antisemitismo nel circo del leader»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/04/2014, a pag. 12, l'articolo di Alessandro Trocino dal titolo "L’escalation di Grillo, usa la Shoah e Primo Levi. Gli ebrei: una profanazione" e da REPUBBLICA, a pag. 10, l'articolo di Alessandra Longo "Insulti alla Montalcini, lite con Pacifici l’antisemitismo nel circo del leader".
Il primo è una cronaca della strumentalizzazione di Primo Levi e della memoria della Shoah da parte di Grillo, il secondo riprende le precedenti inaccettabili provocazioni e prese di posizione del leader del Movimento 5 Stelle sui temi della Shoah e di Israele.

Ecco gli articoli:

Beppe Grillo

CORRIERE della SERA - Alessandro Trocino -  L’escalation di Grillo, usa la Shoah e Primo Levi. Gli ebrei: una profanazione

 
 Primo Levi

ROMA — La domenica sera la trascorre pasteggiando a pesce crudo, nel ristorante preferito di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, Assunta Madre. Lunedì mattina scatena l’inferno. Posta sul blog un testo violentissimo, nel quale parafrasa Primo Levi e usa un fotomontaggio dei campi di sterminio, attaccando duramente il capo dello Stato e il premier. Parole che suscitano un putiferio, con proteste trasversali tra i partiti e della comunità ebraica. In serata, dopo una giornata di relax in un hotel dei Fori imperiali, Beppe Grillo si infila in un PalaLottomatica gremitissimo, per l’ultimo dei suoi comizi a pagamento prima delle Europee (anche se, visto il successo di pubblico e di incassi, starebbe valutando di aggiungere qualche data). All’uscita dal ristorante, a chi gli chiede il perché della curiosa scelta, Grillo risponde stupito: «Ah, è il ristorante di Dell’Utri? Mi avranno dato il branzino con le cimici?». Il capo dei 5 Stelle, attovagliato a sua insaputa nel cuore del potere gastronomico romano, ironizza. Ma è questione di ore e i toni si fanno pesanti. Nel post «Se questo è un Paese», forse scritto da Gianroberto Casaleggio, decide di usare l’Olocausto per la sua campagna elettorale. Illustra il tutto con il fotomontaggio di una foto tristemente celebre: sul cancello di Auschwitz la scritta «Arbeit macht frei» («Il lavoro rende liberi») diventa «P2 macht frei». Il testo del post è in linea con il sinistro calembour. Parla degli italiani che non reagiscono e educano i figli a essere «indifferenti e servi», in un «Paese che vive nel fango», schiavo della P2, di Berlusconi e Dell’Utri e «dei loro luridi alleati di sinistra». C’è n’è anche per Renzi, descritto come «un volgare mentitore assurto a leader da buffone di provincia». E il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che diventa «un vecchio impaurito che ignora la Costituzione». Parole che rimbalzano come una bomba sulle agenzie. Seguono raffiche di dichiarazioni indignate. Comincia Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, che definisce il post «una profanazione criminale». Per il pd Emanuele Fiano, Grillo «si schiera idealmente dalla parte di chi provocò la Shoah». Secondo il democratico Roberto Speranza, il capo dei 5 Stelle «vellica i più biechi sentimenti antisemiti». Luigi Zanda: «È un post di stampo nazista». Stefania Prestigiacomo (Forza Italia): «Vergognoso strumentalizzare la Shoah». Lorenzo Cesa: «Parole indecenti». Gianfranco Librandi (Scelta civica): «A quando il Mein Kampf?». E anche nel Movimento, non sono in pochi a storcere il naso. Tommaso Currò è tra i primi a criticare un «paragone che non sta in cielo né in terra». In difesa di Grillo si schierano i fedelissimi. Arriva anche la replica dal governo, per bocca del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio: «Non c’è nessuna P2 che abita a Palazzo Chigi. La P2 è stata una disgrazia per questo Paese». Per Grillo la campagna elettorale è questa e l’eco di indignazione è perfettamente calcolata. Dopo aver dato manforte ai secessionisti veneti, essersi presentato incappucciato ai giornalisti «morti viventi», aver definito «veline» le capolista donne pd in Europa, aver litigato con il suo sindaco Federico Pizzarotti e definito «uguali» Renzi e Dell’Utri, l’escalation continua. Ma, in serata, allo spettacolo romano, spiega che le sue intenzioni erano altre: «Ho preso un testo di Primo Levi perché è uno dei più grandi scrittori di sempre. Ma l’ho preso per onorarlo, per onorare i suoi insegnamenti. Lui diceva, mai abbassare la cresta, perché c’è sempre una shoah dietro l’angolo. E infatti c’è un sistema finanziario che sta facendo migliaia di morti, ma di cosa stiamo parlando? Ma la stampa depista». Poco prima, aveva cominciato ringraziando Makkox «che lavora a Gazebo, quella piccola e bella trasmissione». Poi una battuta: «Provo invidia per Di Battista, che fa più gente di me nelle piazze». E l’ammissione: «Nel Movimento è entrato anche qualche stupidotto». Infine l’attacco a Renzi, «che è di un incivismo e di una cattiveria incredibile». En passant , un po’ di autoironia: «I miei figli mi prendono sempre per il culo. Io chiedo: prendi l’acqua. E loro: la vuoi dal basso?».

LA REPUBBLICA - Alessandra Longo - Insulti alla Montalcini, lite con Pacifici l’antisemitismo nel circo del leader

 Chissà come sarà fiero Grillo di essersi guadagnato ancora una volta i titoli dell’odiata stampa di regime. No, nessun incidente, nessuna gaffe: sono autentiche e pensate quelle frasi vomitate ad effetto sulla carne e la memoria delle persone. Anche Auschwitz può trovare posto nelsuo circo.
E se qualcuno s’indigna chi se ne frega, come direbbe Benito. Grillo e gli ebrei: storia lunga. E anche molto sgradevole. A cominciare dalle parole che il comico pronunciò nel lontano 2001 nei confronti di Rita Levi Montalcini. La chiamò «vecchia puttana», accusandola di essersi fatta pagare da un’azienda farmaceutica il premio Nobel. Lei querelò, lui pagò la multa. E non era nemmeno la prima volta che si cimentava ad offendere. Nel 1996 ecco il paragone tra Adolf Eichmann e Cesare Romiti, allora presidente della Fiat: «Eichmann ha gasato tre milioni di persone per un ideale distorto. L’altro gasa milioni di persone per un conto corrente». Quasi a dire: meglio il primo. Le camere a gas e la marmitta Fiat, i sei milioni di morti che diventano tre. Parole messe assieme per colpire, dissacrare, insensibilità, ignoranza, il dileggio per la Levi Montalcini, «quella con lo zucchero filato in testa », il disprezzo per Gianfranco Fini, di ritorno da Gerusalemme («Si è messo la papalina, ha dato due testate al Muro del Pianto, si è circonciso da solo tre volte»).

Antisemitismo da bar, l’hanno definito. Ora, dopo l’ultima performance, Auschwitz e Primo Levi usati per lo show, il giudizio dovrà essere
più tranchant. Il comico non fa ridere, il politico ancora meno. Aveva visto giusto Bet Shlomo, portavoce della sinagoga di Milano: «Grillo ha un problema, non solo con Israele, ma anche con gli ebrei». Era il 2012 e il leader CinqueStelle si era concesso un’intervista al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth. Lunga agiografia del regime iraniano e del suo dittatore (la moglie di Grillo, Parvin Tadjik, è iraniana): Ahmadinejad? «Lo traducono male. Anche quando uscivano i discorsi di Bin Laden mio suocero mi spiegava che le traduzioni non erano esatte». E poi ecco l’ossessione della «lobby ebraica» che controlla l’Europa, e anche l’America, la quale America, a sua volta, «occupa » l’Italia... Intervista monitorata con preoccupazione dalle Associazioni ebraiche internazionali, al contrario lodata da Irib, la radio ufficiale iraniana: «L’analisi di Grillo è oro colato contro i poteri forti, i servi delle banche e dei padroni sionisti». Per la verità, i complimenti di certi estimatori andrebbero anche a Roberta Lombardi, già capogruppo dei deputati grillini, balzata agli onori delle cronache per la sua generosa descrizione del fascismo «prima che degenerasse»: «Un’ideologia con un altissimo senso dello Stato e della famiglia».
Il qualunquismo, il populismo di destra, l’iperbole, il complottismo che trasforma persino la Val di Susa nella «Striscia di Gaza dell’Europa ». Le parole che aprono il varco, incoraggiano oscenità senza controllo. Il blog del comico si riempie di frasi come queste: «Non sono razzista o fascista. Hitler era sicuramente un pazzo malato, ma la sua idea di eliminare gli ebrei aveva come obiettivo di eliminare la loro dittatura finanziaria ». Sempre la Rete, evocata come il totem della vera democrazia: «Gli ebrei hanno una memoria selettiva. Il sangue e la sofferenza ai banchieri non interessa». Nel mirino anche Gad Lerner, definito «verme ebreo». Insulto poi cancellato dal blog dopo uno scambio di battute tra il giornalista e Grillo.
Ma l’episodio più noto, perlomeno fino alla dissacrazione di Primo Levi, è la lite di Grillo con Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma (ieri in lutto per la morte del padre Emanuele, scampato alla Shoah). Era il marzo 2013 quando Pacifici rilasciò un’intervista al quotidiano israeliano Haaretz. Riassunto della conversazione »: «Grillo ancora più pericoloso dei fascisti». E ancora: «Gli ebrei italiani dovrebbero pensare di andare in Israele». Scoppiò il caso. «Mai pronunciato quelle frasi», precisò il presidente degli ebrei romani, «ho solo detto che alcune terminologie usate da Grillo, come “ l’inutilità” dei partiti, sono state mutuate dal “Mein Kampf”». Non poco come accusa. Ma l’uomo di spettacolo Grillo, difensore d’ufficio dell’attore Mel Gibson, scansato a Hollywood per il suo antisemitismo, sicuramente se la ride. I sondaggi accreditano il Movimento al secondo posto. Il resto — la storia manomessa, la memoria e le persone violate — non conta.

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