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La Stampa - Corriere della Sera - La Repubblica Rassegna Stampa
17.03.2008 Ostaggi del fanatismo
falso allarme bomba al Salone del libro di Parigi

Testata:La Stampa - Corriere della Sera - La Repubblica
Autore: Domeinico Quirico - Vera Schiavazzi - Marek Halter
Titolo: «Falso allarme bomba al Salone di Parigi. Libri e scrittori ostaggi del fanatismo - Security ok, un modello per Torino - "Scrittori arabi venite con me alla fiera di Torino"»

Da La STAMPA del 17 marzo 2008:

La coda all’ingresso, davanti ai metal detector, come negli aeroporti-fortezza, i gendarmi che pattugliano metodicamente gli stand degli editori, come se fossero obiettivi sensibili, santuari da attaccare, l’imbarazzante sensazione di muoversi in un luogo derubato del suo vero significato; le perquisizioni all’uscita, i libri appena comprati esaminati come oggetti pericolosi; e poi l’allarme bomba, ieri pomeriggio, per fortuna rivelatosi falso, i visitatori costretti a sciamare, convegni e tavole rotonde interrotte, l’affannarsi inquietante degli artificieri, la gente, tanta, che dopo un’ora, quando è dato il segnale di scampato pericolo, decide che basta così, che non vale la pena, se questo è il prezzo da pagare per sfogliare i libri, cercare le novità più interessanti, scoprire un saggio o un romanzo da amare, allora è meglio tornare a casa.
Scene ordinarie di un Salon du livre che nel suo terzo giorno è sempre più ostaggio della politica, peggio: delle propensioni estremiste e settarie, delle scomuniche e dei boicottaggi. Tutto per il padiglione dedicato a Israele, ospite d’onore che alcuni Paesi arabi, gli scrittori del Maghreb, di buona voglia o per paura di essere considerati collaborazionisti o peggio traditori, hanno deciso di considerare una provocazione. «Non si può prendere il minimo rischio», ha spiegato Jean-Daniel Compain, organizzatore del Salone. Come dargli torto. E allora, ore 17, un annuncio che invita le migliaia di visitatori in sala a uscire per «un controllo tecnico»: modesta bugia che non ha ingannato nessuno, da tre giorni si temeva che potesse succedere. L’impressione è che purtroppo una volta di più ci si sta abituando all’intollerabile. L’ambasciatore di Israele ha poi ribadito che «non bisogna lasciarsi intimidire». È quanto hanno fatto in fondo il governo francese e gli organizzatori: che hanno sanzionato il boicottaggio come una assurda battaglia «contro le idee».
Lo ha detto David Grossman in uno dei dibattiti su «Letteratura e mondo»: «La prima cosa che il fanatismo fa per manipolare è non chiamare le cose con il loro nome». Come fa chi definisce una provocazione un salone di libri.

Il commento di Ernesto Ferrero in vista della Fiera torinese:

TORINO — «Se dipendesse dagli scrittori, la tragedia israelo-palestinese sarebbe finita da un pezzo». Ernesto Ferrero
(nella foto), direttore della Fiera del Libro di Torino, l'aveva detto visitando la manifestazione parigina. E l'ha ribadito nel giorno dell'allarme bomba. «A Parigi si respira un clima sereno, la gente passeggia tranquillamente.
Nonostante tutto, allarmi compresi, le polemiche e i boicottaggi annunciati sembrano aver fallito il loro obiettivo, qui poi non si sono visti volantinaggi né gruppuscoli vocianti o scritte sui muri». Ferrero si dichiara «sereno e fiducioso» in vista della fiera torinese (dove pare confermata la presenza di Abraham Yehoshua, non quella di Grossman e Oz) oltre che colpito dall'esempio positivo dato dalla security parigina: metal detector, controlli discreti e nessuna cappa angosciosa sul Salone, nonostante falsi allarmi e telefonate anonime.
«Certo — spiega — i nostri numeri sono più grandi, i visitatori torinesi circa il doppio di quelli parigini, soprattutto a causa di un fitto calendario di incontri. Ma il modello è quello giusto: le polemiche devono cedere il passo ai libri e al pubblico».

Da La REPUBBLICA, un intervento di Marek Halter:

Alcuni civili sono stati uccisi nei giorni scorsi ad Ashod e ad Ashkelon. Altri civili hanno perso la vita a Gaza. In seguito alcuni giovani studenti sono stati assassinati a Gerusalemme, mentre erano chini su un libro, il libro che dovrebbe unirci tutti, ebrei, cristiani e musulmani. Non siamo forse tutti Ahl al-Kittab, in arabo "I popoli del Libro"?
A Parigi il Salone del Libro vive giorni difficili, seguito subito dopo dalla Fiera del Libro di Torino, dove gli scrittori israeliani sono gli ospiti d´onore. Da alcune settimane, associazioni di scrittori e autori arabi e occidentali lanciano appelli per boicottare la Fiera del Libro di Torino a causa della presenza di questi scrittori israeliani. "I pugnali che non sono impugnati, possono trovarsi nelle parole" dice Amleto. Non si devono usare le parole alla leggera: ben presto si trasformano in gesti concreti.
Continuo a pensare che non si può fare guerra alla letteratura. Esiste un modo più efficace per ottenere giustizia senza uccidere, e consiste nel lasciare vivere e parlare. Scrittori arabi: venite, dialoghiamo! Venite a incontrare alla Fiera del Libro di Torino i vostri colleghi israeliani! È con loro che scriverete il vostro futuro, non contro di loro.
Quanto a voi, anime belle dell´Occidente, invece di incitare al boicottaggio degli scrittori israeliani, fareste meglio a esigere che dopo l´omaggio tributato alla letteratura israeliana, la prossima Fiera del Libro di Torino renda omaggio alla letteratura palestinese. Mahmoud Darwisch e Sari Nusseibeh lo meritano.

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