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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Stampa-Corriere della Sera Rassegna Stampa
19.06.2007 Priebke torna agli arresti domiciliari
Cronaca e l'opinione di Elie Wiesel

Testata:La Stampa-Corriere della Sera
Autore: Giacomo Galeazzi-Alessandra Farkas
Titolo: «Priebke assediato scappa in motorino- I nazisti dovrebbero morire dietro le sbarre»

Priebke, dopo le proteste della comunità ebraica,torna agli arresti domiciliari. Riprendiamo la cronaca dalla STAMPA di oggi, a pag.22, un pezzo di Giacomo Galeazzi dal titolo " Priebke assediato scappa in motorino". Dal CORRIERE della SERA il commento di Elie Wiesel nell'intervista di Alessandra Farkas,a pag.2.

dalla Stampa:

«Vergogna, hai ammazzato pure i bambini». Per aggirare la contestazione della comunità ebraica, il primo e unico giorno di lavoro di Erich Priebke, l’ex ufficiale delle SS condannato per l’eccidio delle Fosse Ardeatine, inizia alle otto di mattina con una fuga a bordo del motorino guidato dal suo avvocato Paolo Giachini. Con l’ingresso bloccato dai manifestanti e gli agenti in borghese a presidiare le scale, è passato dal retro del palazzo. «E’ uscito dal garage e per sfuggire alla folla ha percorso la strada contromano - racconta Danilo Zeppieri, impiegato, vicino di pianerottolo di Priebke -. Era dall’alba che si sentiva gridare: “Scendi, assassino”». Al terzo piano del condominio di via Cardinal Sanfelice, nell’unico appartamento con le grate alle finestre e le serrande sempre abbassate, rimane la suora che assiste il «Boia delle Ardeatine». Dall’abitazione accanto alla chiesa di San Leone, nel periferico quartiere Aurelio, Priebke ha attraversato Roma per raggiungere lo studio legale nella centralissima via Panisperna.
La protesta

Una giornata scandita da slogan, cori, striscioni, e conclusa dalla decisione del Tribunale di sorveglianza che revoca all’ex ufficiale delle Ss il permesso di lavoro, facendogli pagare la fuga a due ruote: «nel corso degli spostamenti - scrive il magistrato - Priebke ha di fatto precluso la possibilità all’autorità preposta al controllo, di seguirlo fino al luogo in cui era autorizzato a recarsi». La reazione era stata durissima: «Hai sparato in testa alla gente legata», «Tribunale militare-scandalo», «Non dimentico le Fosse Ardeatine», «I miei nonni sono reduci di Auschwitz io sono qui». A protestare anche una donna «in rappresentanza del rione Monti» che porta un cartello con su scritto: «Priebke, se questo è un uomo...» e Carla di Veroli dell’Associazione ex deportati che chiede al ministro Padoa-Schioppa di giustificare la spesa di un milione di euro l’anno per pagare la sorveglianza a Priebke. «Vogliamo vedere i certificati medici con cui è stato rilasciato dal carcere per problemi di salute - reclama -. Se può andare a lavorare, può anche andare a dormire in carcere. Napolitano deve intervenire per bloccare una sentenza che sporca l’immagine dell’Italia».
In mattinata, il ministro della Difesa Arturo Parisi aveva convocato il procuratore generale militare presso la Corte di Cassazione per valutare le «disfunzioni organizzative relative alla posizione del condannato Priebke». E un fascicolo era stato aperto dalla procura su richiesta dell’avvocato Oreste Pisazza Terracini, rappresentante della Comunità ebraica romana,
Per la strada, nel cuore dell’improvvisata manifestazione, il dolore di alcuni parenti delle vittime dell’eccidio. «Non cerchiamo vendetta, però non vogliamo neanche essere beffati come è già successo con Kappler - scuote la testa Amedeo Tedesco, che alle Fosse Ardeatine ha perso il padre Cesare quando aveva soltanto 4 mesi -. Qualcuno dovrà spiegarmi che tipo di lavoro può fare un uomo di 93 anni. Mi sembra tutta una beffa». Accanto una signora si asciuga le lacrime e promette: «Sono vecchia ma farò di tutto perché Priebke sconti la pena che gli è stata data». E cioè l’ergastolo e gli arresti domiciliari. Oggi sit-in di protesta della regione Lazio sotto lo studio legale. 

Segue un breve riassunto su Priebke:
1944
La strage
Nel ‘43 il capitano delle SS Priebke fu trasferito a Roma agli ordini di Herbert Kappler. Il 23 marzo 1944, dopo l’attentato dei Gap in via Rasella, fu tra i responsabili della rappresaglia che portò all’esecuzione di 335 ostaggi alle Fosse Ardeatine.
1996
I processi
Arrestato in Argentina nel ‘95, fu estradato in Italia. Il 1° agosto ‘96 il tribunale militarre archiviò il caso per prescrizione. La Corte di Cassazione annullò quella sentenza, e Priebke fu condannato a 15 anni, poi ridotti a 10 per motivi di salute.
1998
L’ergastolo
Nel marzo 1998, la Corte d'Appello militare lo condannò all'ergastolo, insieme all'altro ex ufficiale delle SS Karl Haas. Da novembre ‘98 Priebke è ai domiciliari. Il 12 giugno scorso, a 93 anni, ha avuto il permesso di uscire per lavorare.

Dal Corriere della Sera, l'intervista di Alessandra Farkas a Elie Wiesel:

NEW YORK — «Sono completamente solidale alla comunità ebraica italiana e romana. Le sue richieste mi sembrano legittime. Il suo sdegno è evidente; come si può non condividerlo?». Al telefono dalla sua casa di New York il premio Nobel Elie Wiesel si dice «sbigottito» ed «indignato » dal provvedimento (revocato ieri) che, dallo scorso 12 giugno, ha consentito al 93enne criminale nazista Erich Priebke di lasciare gli arresti domiciliari, per andare a lavorare.
E anche le dichiarazioni dello stesso Priebke al Corriere («gli italiani continuano a vivere nella Seconda guerra mondiale») lo lasciano quasi senza parole. «Quest'uomo è fortunato di essere ancora vivo mentre molte delle sue vittime sono morte prima di poter raggiungere la pubertà », tuona l'attivista e scrittore sopravvissuto

ad Auschwitz. «Priebke è l'ultimo a poter impartire lezioni e consigli».
E' vero che per gli italiani la guerra non è mai finita?
«Anche se ciò fosse vero, la colpa è sua e di gente come lui. I suoi crimini si sono consumati soprattutto ai danni di italiani e romani, ebrei e non: perché stupirsi dello sdegno della popolazione?» Elie Wiesel premio Nobel per la pace nel 1986 «Imperdonabile. Perché i criminali nazisti condannati all'ergastolo dovrebbero morire dietro le sbarre e non fuori. Priebke appartiene al carcere, o all'ospedale del carcere. Se è abbastanza sano da andare a lavorare — e in motorino per giunta — non è affatto malato, come vuol farci credere».
In che circostanza si poteva accordargli un'eccezione?
«Non vedo proprio quale. Priebke non si è mai pentito, come del resto gli altri criminali nazisti. Perché mai, allora, dovrebbe beneficiare dei nostri dubbi ed esenzioni?» Pensa che questi dubbi siano il frutto di una generazione troppo giovane per ricordare?
«Non credo. I giovani che io conosco vogliono, al contrario, sapere sempre di più di quell'era ».
La sua macchia e il suo dolore potranno mai SCRITTE E TARGHE
Sopra, la svastica dentro la stella di Davide incisa sull'ascensore di Priebke. Sotto, la targa che l'ex Ss ha appeso davanti a casa: «Vae Victis» («Guai ai vinti») «Ciò non dovrebbe mai accadere. Dimenticare l'Olocausto sarebbe un crimine. E il crimine contro la memoria può avere conseguenze devastanti».
Di chi è la colpa di quanto è successo a Roma?
«Chi l'ha lasciato andare conosceva la serietà e significato dei suoi crimini. L'hanno liberato, pur non avendo dimenticato. Soltanto rispedendolo in carcere si può riparare questo grave errore».
Che cosa direbbe a Priebke, se potesse incontrarlo?
«Non lo incontrerei e non gli parlerei per nessun motivo al mondo. Perché mai dovrei farlo?».
E ai giovani della comunità ebraica romana se la sente di mandare un messaggio?
«A loro voglio dire che condivido e capisco il loro dolore e la loro rabbia.
Qualsiasi mezzo scelgano per protestare è il loro e io lo approvo».
Sarebbe stato meglio, quando si era ancora in tempo, varare una legge internazionale per vietare la fuoriuscita precoce dei criminali nazisti dal carcere?
«Certo. Ma non è mai troppo tardi. Lo ripeto: i criminali nazisti che stanno scontando la pena devono morire in carcere. Io sono contrario alla pena di morte anche in questi casi ma non credo neppure a sconti di pena».

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