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Il Foglio - Corriere della Sera - La Repubblica Rassegna Stampa
25.05.2005 Il fondamentalista al Qaradawi imbarazza l'islam francese
che non lo pubblica, ma ancora non prende apertamente le distanze

Testata:Il Foglio - Corriere della Sera - La Repubblica
Autore: Anna Barducci - Cecilia Zecchinelli - Riccardo Staglianò
Titolo: «Le fatwe di Yusuf Al Qaradawi che imbarazzano l'islam francese - E il grande libro delle fatwa fa litigare i musulmani - Così la»
IL FOGLIO di venerdì 25 maggio 2005 pubblica a pagina 2 l'articolo di Anna Barducci "Le fatwe di Yusseff Al Qaradawi che imbarazzano l'islam francese", che riportiamo:
L’Unione delle organizzazioni islamiche di Francia (Uoif) si rifiuta di pubblicare la raccolta di fatwe redatte dal Consiglio europeo della fatwa e della ricerca presieduto dallo sceicco Youssef al Qaradawi, così riporta il quotidiano francese le Monde. Ieri, la smentita dell’Uoif: "Mai è stato sollecitato un progetto di stampa di una seconda raccolta di fatwe. L’Uoif ha sempre sostenuto detto Consiglio". Rimane il fatto che il libro non sarà pubblicato. L’Uoif è una federazione di associazioni musulmane nata in Francia negli anni 80 da un piccolo gruppo di studenti e attivisti islamici in esilio. Dal 2003, l’organizzazione è diventata l’interlocutrice privilegiata della Repubblica d’oltralpe per la gestione dell’islam francese. Le prime brochures dell’Uoif mostravano un diretto legame con l’ideologia dei Fratelli musulmani. In un documento dell’associazione erano definiti "eretici" coloro che rifiutavano le tesi di Sayyid Qutb, teorico del jihad dei Fratelli musulmani, e di Youssef al Qaradawi, leader spirituale della stessa organizzazione
sunnita. Ahmed Jaballah, cofondatore dell’Uoif, aveva affermato che la sua associazione era "un razzo a due piani: il primo democratico e il secondo manderà in orbita una società islamica". A fine del 2002, nasce il Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm), istituito da Nicolas Sarkozy, allora ministro dell’Interno, per dare ai cinque milioni di fedeli islamici residenti in Francia un’istituzione di riferimento, indirettamente sorvegliata dallo Stato. L’Uoif, che oggi ha al suo interno 300 associazioni, controlla un terzo dei seggi del Cfcm. L’idea di Sarkozy, infatti, sarebbe stata quella di integrare il movimento per vigilarlo, piuttosto che bandirlo. A capo del Cfcm è stato invece nominato Dalil Boubakeur, rettore della moschea di Parigi, definito come un moderato e amico personale del presidente Jacques Chirac. Dounia Bouzar, a inizio del 2005, si era dimessa per protesta, invitando i suoi correligionari a lottare contro l’integralismo e accusando il Cfcm di contenere un numero rilevante di fondamentalisti, riferendosi ai membri dell’Uoif. Fouad Alaoui, segretario generale dell’associazione vicina ai Fratelli musulmani, aveva infatti dichiarato che il "Corano è la nostra (dei musulmani, ndr) Costituzione". L’Uoif ora non pubblicherà le fatwe – con prefazione di Tariq Ramadan – di al Qaradawi, riconosciuto come loro mentore, perché "imbarazzanti" per i musulmani francesi e perché "nuociono alla loro immagine" davanti alle istituzioni e all’opinione pubblica, scrive le Monde. In discussione, per il quotidiano francese, è la difesa di al Qaradawi della poligamia, definita come
un "diritto" da tollerare senza però incoraggiarla, e il "sostegno alla causa palestinese", chiedendo a ogni musulmano di fornire "ogni sforzo per resistere all’occupazione e per liberare al Quds". Nelle librerie dell’Uoif si possono comunque trovare audiocassette con sermoni contro gli ebrei. Per non parlare delle opinioni dell’organizzazione sul ruolo della donna, sulle relazioni con non-musulmani e sui matrimoni misti. L’associazione, quindi, vuole forse mostrare ora alla Francia una faccia più tollerante? Si vergogna di appoggiare tesi fondamentaliste? Smetisce le Monde per paura di essere criticata dalla sua base e di essere rimproverata da al Qaradawi? Le fatwe sono scioccanti per un pubblico laico, come quello francese. La loro pubblicazione nuocerebbe all’immagine dell’Uoif: si tratta soltanto di un nuovo pragmatismo? Lafif Lakhdar, intellettuale tunisino residente a Parigi, su cui pesa una fatwa di
morte lanciata da Rachid Ghannouchi, amico di al Qaradawi e figura di riferimento dell’Uoif, dice al Foglio che la decisione presa dall’associazione potrebbe mostrare un miglioramento nella loro linea politica. "Al Qaradawi predica una visione legata al medio evo, come Tariq Ramadan, l’uomo dalle due facce: in pubblico parla di democrazia e nelle sue cassette, distribuite nelle banlieues francesi tra i maghrebini, divulga invece idee integraliste – dice Lakhdar – l’Uoif, rappresentante dei Fratelli musulmani in Francia, vuole forse prendere le distanze da posizioni rigettate dallo Stato che minerebbero la sua reputazione. La decisione può essere considerata una piccola evoluzione positiva".
Il CORRIERE DELLA SERA dedica allo stesso argomento a pagina 13 un articolo di Cecilia Zecchinelli, "E il grande libro delle fatwa fa litigare i musulmani", che riporta le dichiarazioni dei musulmani italiani sulla vicenda.
Segnaliamo, oltre all'assenso di Roberto Hamza Piccardo alle fatwa di Qaradawi, l'ambigua posizione di Mario Scialoja, che esprime soltanto valutazioni di opportunità, senza entrare nel merito delle sentenze contestate.

Questione di poligamia, a quanto pare.
E di Gerusalemme. Entrambi temi delicati per i musulmani in Europa. Tanto che « la battaglia delle fatwa » in corso nella laica Francia si sta rivelando sempre meno una privata controversia tra sheikh esperti di diritto islamico e sempre più una faccenda terrena e politica. Strettamente legata all'immagine di 5 milioni e passa di musulmani che qui vivono, e ancor più — sembrerebbe — ai rapporti con le autorità della loro principale organizzazione, l'Union des organisations islamiques de France ( Uoif).
Proprio l'Uoif ha infatti deciso di opporsi, in questi giorni, alla pubblicazione in francese della seconda Raccolta di fatwa ( o pareri giuridici) compilata dal Consiglio Europeo delle Fatwa e delle Ricerche di Londra. Un organismo privato, nato nel ' 97 e composto da singole personalità del mondo islamico sotto la guida del tele imam di Al Jazira , sheikh Yussef Al Qaradawi. Sia il Consiglio sia l'Uoif appartengono alla stessa area di pensiero: lontano dagli estremismi violenti dei salafiti ma anche dall'Islam più moderato e filoccidentale; in linea con i Fratelli Musulmani. Un comune sentire che aveva portato l'Uoif, nel 2002, a pubblicare la prima Raccolta di pa reri, con un enorme successo. Ma questa volta è andata diversamente: l'editore Tawhid di Lione aveva già pronta la seconda Raccolta, con prefazione di un altro controverso intellettuale islamico, lo svizzero Tariq Ramadan, quando è arrivato lo stop dell'Uoif. Uno stop vincolante motivato da vaghe ragioni ( « contiene fatwa molto generiche alcune delle quali non riguardano i francesi » , ha detto a Le Monde il segretario generale, Fouad Alaoui). In realtà, secondo Tawhid, dovuto alla volontà di evitare ogni mossa imbarazzante da parte dell'Uoif, da poco entrata nei vertici del Consiglio francese del culto musulmano, interlocutore del governo francese.
Sarebbero due fatwa in particolare, sulle 37 della raccolta, ad avere convinto l'Uoif al basso profilo: una sulla poligamia ( ritenuta un « diritto » che va tollerato anche se non incoraggiato). L'altra su Gerusa lemme ( « che ogni musulmano e arabo deve sforzarsi di liberare » ) . Due fatwa meno dirompenti di altre emesse in passato da sheikh Qaradawi ( come quella che autorizzava i kamikaze in Israele). Ma in questo momento comunque imbarazzanti.
« La questione è tutta politica, riguarda la legittimazione di fronte alle autorità francesi dell'Uoif, che già aveva evitato ogni resistenza contro la legge sul velo » , commenta Hamza Piccardo, segretario nazionale dell'Unione delle comunità islamiche in Italia ( Ucoii), « sorella » della stessa Uoif. « E non approvo che si contrastino pareri tecnicamente corretti per scopi politici » . Piccardo difende le due fatwa e sostiene che « come editore pubblicherebbe subito la Raccolta, anche se come associazione dovrebbe prima esaminarla con estrema attenzione » . L'ambasciatore Mario Scialoja, del Centro Islamico Culturale di Roma è su posizioni più moderate ( « non amo Qaradawi nè Ramadan, hanno un doppio linguaggio a seconda dell'interlocutore » ) e pensa che « la prima fatwa non sia così imbarazzante, visto che la poligamia sta comunque scomparendo » . Mentre ritiene che non pubblicherebbe la seconda, « perché potrebbe spingere a una radicalizzazione del problema » . Questa guerra della fatwa, aggiunge, riflette comunque « la molteplicità dei pareri da parte delle moltissime autorità islamiche dell'Islam di oggi. In mancanza di un unico pontefice, ognuno deve scegliere e agire secondo coscienza » .
Infine, LA REPUBBLICA, con l'articolo di Riccardo Staglianò ( a pagina 23) "Così la "fatwa" si adegua all'Europa":
I musulmani europei hanno diritti che gli altri si sognano. La donna può restare sposata con un non musulmano e una coppia può prendere un mutuo per la prima casa anche se il Corano vieta l´uno e l´altro comportamento. Il merito di queste interpretazioni evolutive è della "Cassazione" dei verdetti islamici, il Consiglio europeo sulle fatwa e sulla ricerca, una sorta di suprema corte con sede a Dublino. Ma sui pareri emessi da questo organismo è scontro. A insorgere sono i musulmani di Francia che contestano le decisioni legali sulla poligamia («un diritto da tollerare», secondo il Consiglio) e sulla Palestina («Gerusalemme deve stare sotto la sovranità islamica»). Motivo: nuocerebbero all´immagine dell´islam d´oltralpe. Una preoccupazione di apparire "conservatori" che i musulmani italiani non sembrano condividere.
La vicenda, che si è guadagnata la prima pagina di Le Monde, illumina contraddizioni che riguardano tutto l´islam europeo, con le associazioni che puntano a rappresentarlo divise tra credibilità istituzionale e presa sulla "base". La "Raccolta delle fatwa", la seconda dalla creazione del Consiglio nel ‘97 a Londra, era stata approntata dai sapienti che si propongono di attualizzare le interpretazioni del Corano e che sono diretti dallo sceicco qatariota Yussuf Al Qaradawi, una celebrità che ogni domenica risponde in diretta alle domande dei telespettatori della seguitissima trasmissione "Sharia e vita" su Al Jazeera. E che ha dato scandalo definendo, in più occasioni, gli attentati suicidi in Israele come «operazioni di martirio». Trentasette pronunciamenti, quelli "censurati", che si occupano dei temi più vari, dai matrimoni misti ai trapianti di organi, dalla possibilità di consumare aceto (derivato dall´alcol) alla somministrazione della zakat, l´elemosina rituale pilastro dell´Islam.
Il testo era già pronto in arabo e Tariq Ramadan, l´intellettuale più noto dell´islam europeo, era già a buon punto della prefazione per la versione francese quando l´Uoif si sarebbe (l´organizzazione ha poi smentito il quotidiano parigino, dicendo di non essere stata consultata) opposta alla sua pubblicazione. A preoccuparla sarebbero stati due punti: quello "domestico" del «diritto» alla poligamia, «autorizzato per realismo, ma senza incoraggiarlo» (e anzi impegnandosi a «reprimere gli abusi») e quello "politico" sul «sostegno alla causa palestinese» che chiede ai musulmani nel mondo di fornire «tutti gli sforzi per resistere all´occupazione e liberare Al Quds», ovvero Gerusalemme.
Il Consiglio, di cui è nota la vicinanza ideologica con l´influente e discusso movimento dei Fratelli Musulmani, dichiara di puntare alla wassatiyya, o "giusto mezzo", tra le interpretazioni lassiste o rigoriste del Libro. Uno sforzo che, almeno in Italia, pochi gli contestano. «È il massimo organo giurisprudenziale in Europa - conferma Hamza Piccardo, segretario generale dell´Ucoii, omologo italiano dell´Uoif - anche se, non essendoci il magistero nella nostra religione, non è riconosciuto da tutti. E cerca di fornire risposte pratiche che rendano più facile la vita del buon musulmano qui, dal momento che certe fatwa appropriate in Egitto lo sono meno a Roma o Parigi». E alcuni risultati sembrano notevoli, come gli esempi citati del mutuo e del matrimonio misto. «Prima la donna avrebbe dovuto divorziare - sottolinea Piccardo - è una decisione passata a stretta maggioranza». Pur riconoscendone la bontà delle intenzioni, l´ex presidente dei Giovani musulmani Khalid Chouki segnala anche i limiti: «Molto spesso dà risposte positive ma forse non sottolinea abbastanza i rapporti con le leggi dei paesi di cui parla, forse per la natura stessa dei vertici, non europei». Un appunto che ripete Oscar Camilletti, della Lega islamica: «Il Consiglio sarebbe una buona cosa di per sé ma la vicinanza con i Fratelli musulmani finisce spesso con l´allontanarlo dall´Europa».
Se certi imam, anche da noi, hanno oggi una visione più evolutiva della sharia lo si deve anche al contributo di questo gruppo di ulema. D´altronde già nella campagna contro il velo in Francia l´Uoif aveva mostrato indecisioni, stando prima dalla parte del governo per poi cambiare idea in seguito alle proteste dei suoi tesserati. Inseguendo un´autonomia di giudizio e un´uniformità di vedute che anche l´islam italiano sembra lontano dal raggiungere. Pur non avendo problemi con le due fatwa contestate: «Né quella sulla poligamia, con tutti i distinguo specificati (donna sterile, malata, ecc.) - assicura Piccardo - né quella sulla Palestina, che deve diventare uno Stato democratico dove vivano israeliani e arabi, ci avrebbero minimamente imbarazzato».
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