venerdi 19 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
27.06.2015 Alleanza nazismo/mondo islamico: le origini
Analisi di Antonio Donno

Testata: Il Foglio
Data: 27 giugno 2015
Pagina: 4
Autore: Antonio Donno
Titolo: «Il Kaiser e la Umma»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 27/06/2015, a pag.IV, con il titolo "Il Kaiser e la Umma" l'analisi di Antonio Donno sull'origine dell'alleanza del nazismo con il mondo palestinese.

 

“Arabi! Sollevatevi come un solo uomo. (…) Uccidete gli ebrei ovunque li troviate. Ciò è gradito a Dio, alla storia, alla religione. Ciò vi procurerà onore. Dio è con voi”. (al Hajj Amin Husseini)

Quando, il 28 novembre 1941, il Gran Mufti di Gerusalemme, al Hajj Muhammad Amin Husseini, incontrò Hitler, di fatto veniva a conclusione un lungo itinerario di avvicinamento della Germania al mondo islamico. In quell’occasione, fu sancita l’amicizia tra le due parti che condividevano comuni nemici: gli inglesi, gli ebrei e i comunisti. In realtà, Hitler non fu mai un antisemita nel vero senso della parola, ma un nemico giurato degli ebrei e dell’ebraismo, accusati di essere il male della terra e meritevoli di essere sterminati. Idea che era condivisa in tutto e per tutto dal leader islamico. Poiché gli arabi sono semiti, la Germania nazista, in modo riluttante, accettò l’alleanza degli islamisti radicali, pur di giungere all’agognato esito storico di cancellare gli ebrei dalla faccia della terra. Hitler disse a Husseini che la Germania stava provvedendo a ripulire l’intera Europa dagli ebrei e gli promise che l’ora della liberazione del mondo arabo dagli ebrei e dai suoi protettori, gli inglesi, sarebbe presto venuta. Nel suo diario, Hussein scriverà: “Gli ebrei hanno torturato i loro profeti innocenti, ucciso Giovanni Battista e rifiutato Gesù; essi corrompono la morale in ogni paese, distruggono tutte le religioni e simpatizzano con la Russia (comunista). Rubano la proprietà altrui; danno denaro a usura, e distorcono la preghiera dei profeti”. Hajj Amin Husseini divenne, così, “il più importante Quisling arabo nelle mani della Germania”, secondo il grande storico ebreo Efraim Karsh. L’alleanza del mondo islamico mediorientale con la Germania non fu, tuttavia, un prodotto esclusivo della politica filo-islamica di Hitler. Hitler portò a compimento una strategia che mirava alla fusione di tendenze politiche, religiose e culturali intese a creare un’interazione tra l’ideologia nazista e i fondamenti dell’islamismo. In particolare, Volk tedesco e umma islamica condividevano la concezione della supremazia del concetto di stirpe e di sangue su ogni altro aspetto della vita comunitaria e, soprattutto, del proprio destino di dominare il mondo. Le origini dell’incontro tra questi due mondi sono da far risalire agli ultimi decenni dell’Ottocento. Tutto nacque dal contrasto tra Bismarck e il Kaiser Guglielmo II sul ruolo che avrebbe dovuto assumere la Germania nell’arena internazionale. Il Kaiser intendeva competere con la Gran Bretagna e la Francia, in considerazione del fatto che la Germania svolgeva una funzione importante nell’economia europea e che era ormai tempo di proiettarla tra le potenze imperialiste dominanti. Non così la pensava Bismarck, convinto che la forza della Germania dovesse essere prevalentemente economica. Tre erano i motivi principali di questo suo convincimento. In primo luogo, quello che preoccupava maggiormente Bismarck era la posizione geopolitica del suo paese. La Germania era nel cuore dell’Europa, circondata da Francia, Russia e Gran Bretagna. Un attacco da tre fronti sarebbe stato esiziale. Al tempo del nazismo, invece, gli strateghi tedeschi ribaltarono le convinzioni di Bismarck: la potenza espansiva della Germania nazista si sarebbe avvantaggiata della sua collocazione geopolitica nel cuore del continente per sferrare un attacco sia a est, contro la Russia, sia a ovest, contro la Francia, per poi regolare i conti con il vero nemico di Berlino, la liberale Gran Bretagna. In secondo luogo, la Germania, secondo Bismarck, avrebbe dovuto avere amichevoli rapporti con le tre potenze per evitare che si coalizzassero ai suoi danni. Infine, quando si avverò l’unificazione della Germania nel 1871, le tre potenze possedevano già grandi imperi e perciò usufruivano di un vantaggio politico e militare indiscusso, tale da rendere un’eventuale politica imperialistica della Germania molto problematica. Uscito di scena Bismarck, per le ragioni ora dette, il Kaiser e i suoi generali videro nel medio oriente ottomano l’area geopolitica in cui agire; due viaggi di Guglielmo nel 1889 e nel 1898 lo convinsero che egli avrebbe potuto essere la reincarnazione di Alessandro il Grande. Perché la Germania scelse il medio oriente e quali sarebbero stati i suoi alleati in questo grande progetto imperialistico? La risposta alla prima domanda è più semplice. Benché la regione fosse nelle mire di Francia, Russia e Gran Bretagna (soprattutto quest’ultima non voleva che si verificassero intromissioni nella linea ideale che uni- Ma il Kaiser e i suoi generali identificarono il medio oriente come unica area da contendere a Francia, Russia e Inghilterra va il Mediterraneo orientale all’India, per non parlare del suo protettorato sull’Egitto), proprio per questo motivo la Germania poteva offrire alla Sublime Porta una solida alleanza per tenere a bada le tre potenze. La debolezza ormai evidente dell’Impero ottomano faceva sperare Berlino nella possibilità di essere il protettore interessato dell’integrità ottomana. L’artefice di questa politica di grande respiro fu Max von Oppenheim, discendente di una famiglia di banchieri ebrei convertitasi al Cristianesimo. La sua presenza in varie situazioni del medio oriente divenne costante e la Sublime Porta si mostrò sempre più aperta alle proposte di Oppenheim, anche perché la mancanza di colonie da parte tedesca rappresentava un biglietto da visita gradito agli ottomani. I resoconti di Oppenheim inviati a Berlino erano ottimistici e ciò rafforzò la convinzione del Kaiser di poter portare la Germania a competere con le grandi potenze imperialistiche nella spartizione e nel controllo del sistema politico internazionale. Secondo Oppenheim, la Germania doveva essere in grado di organizzare le masse islamiche, di eccitare “il fanatismo musulmano che confina con la follia” contro i suoi nemici, che erano anche i nemici della Germania. L’alleanza con l’Impero ottomano aveva un risvolto ben più importante. Istanbul esprimeva una visione panislamica in opposizione ai movimenti nazionalistici presenti in varie parti dell’impero, movimenti che avevano reso indipendente la sezione sud-orientale dell’Europa cristiana (Grecia, Serbia, Bulgaria e Romania), e che minacciavano di disintegrare il resto. La Germania condivideva questa visione integralista dell’Islam, perché permetteva a Istanbul di resistere ai progetti di disintegrazione favoriti dalle altre potenze. Di più: Berlino era dell’avviso che in caso di guerra il sultano dovesse dichiarare una jihad contro i nemici della Germania, una jihad di enormi dimensioni contro i britannici in India, i francesi nel Nord Africa e i russi nell’Asia centrale, anche se molti tra i consiglieri del Kaiser dubitavano della capacità ottomana di reggere il confronto; anzi, temevano che questo scontro avrebbe portato alla disintegrazione dell’Impero ottomano e alla fine del progetto imperialistico tedesco. Di conseguenza, con il sostegno ideologico tedesco, l’Impero ottomano, negli ultimi anni dell’Ottocento, si oppose alle richieste di armeni ed ebrei, questi ultimi identificati politicamente con i socialdemocratici tedeschi, avversari della politica del Kaiser. La Germania si pose come il protettore dell’unità islamica dell’Impero ottomano, mentre armeni ed ebrei chiesero il sostegno della Gran Bretagna. Il pan-islamismo divenne sempre più il fondamento ideologico della Sublime Porta, e ciò portò a un esclusivismo religioso foriero delle peggiori persecuzioni successive. Da questo punto di vista, Volk tedesco e umma islamica finirono per condividere una politica di persecuzione e sterminio delle minoranze per mantenere l’unità ideologica e politica e, nel caso tedesco, etnica. In questo modo, il movimento islamista si preparava alla jihad contro gli ebrei. Nello stesso tempo, erano state gettate le fondamenta della persecuzione dei nazisti nei confronti degli ebrei. Ma le origini di tutto questo avevano radici lontane, nella riunificazione dello stato tedesco e nella sua politica imperialistica. Il Kaiser si proclamò amico di tutti i musulmani del mondo e si prefisse lo scopo di sostenere il fervore islamico per la creazione di un nuovo Saladino contro i nemici dell’Islam, e naturalmente anche della Germania. Ben presto, come vedremo, furono gli ebrei a rappresentare il nemico numero uno di tedeschi e degli islamisti. L’antisemitismo europeo di fine Ottocento e l’odio islamico nei confronti degli ebrei furono un potente collante per la politica tedesca e ottomana. Per tutti i primi anni del Novecento, fino alla Grande guerra, il pan-islamismo ottomano acquisì una visione del mondo esterno sempre più L’alleanza con l’Impero ottomano, l’ambasciatore Max von Oppenheim, le ragioni del fronte comune anti minoranze aggressiva, in questo sostenuto dall’ideologia nazista sulla superiorità della razza ariana. Pan-islamismo e teutonismo, benché nei fatti inconciliabili, avevano uno scopo politico-militare comune, lo scontro con le altre potenze, e, dal punto di vista ideologico, condividevano il concetto della purezza della stirpe, per i tedeschi, e della superiorità dell’Islam universale, per i pan-islamisti. Due concezioni totalitarie, accomunate dall’idea che gli ebrei fossero i loro nemici mortali. Una sintesi assai efficace dell’odio tedesco verso gli ebrei ci è stata forni- ta, nel 1894, dal grande storico tedesco Theodor Mommsen: l’antisemitismo era da lui attribuito “all’invidia, agli istinti più abietti, all’odio selvaggio per la cultura, la libertà, l’umanità”. In sostanza, il rinato nazionalismo tedesco stava dando vita al culto dello stato, cui erano estranee le minoranze e in particolare quella ebraica, considerata la più minacciosa per la solidità dello stato, fondato sul Volk teutonico. Sul piano sociale, si verificò un fatto decisivo: “I cristiani cominciarono ad accorgersi del loro ritardo sociale e cercarono di entrare a far parte della nuova classe media”, scrive Götz Aly, trovando però il posto occupato dagli ebrei, più consapevoli del valore della cultura per l’ascesa sociale. Di qui, l’incancrenirsi dell’antisemitismo tedesco. Nell’Impero ottomano, l’antisemitismo s’intensificò con l’ascesa al potere dei Giovani Turchi nel 1908. Essi tesero a modernizzare l’Impero alla stessa stregua della Germania; il Kaiser li considerò erroneamente i nuovi islamisti, invece che nazionalisti di tipo europeo, ma questo errore non intaccò l’alleanza tra le due parti, anche perché la maggior parte dei Giovani Turchi era stata addestrata dai tedeschi. Tuttavia, non è inesatto dire che la svolta dei Giovani Turchi era indirizzata a eliminare dall’Impero le minoranze non Ecco come il “Mein Kampf”, tradotto in arabo, ebbe una gr ande acc oglienza presso i musulmani nel mondo islamiche, in particolare gli ebrei, ora rappresentati dal movimento sionista, un movimento sempre più forte a livello politico e numerico, tendente a favorire il ritorno degli ebrei nella loro antica patria, Eretz Israel, e a fondarvi un nuovo stato ebraico. Da questo punto di vista, l’Islam dei Giovani Turchi non poteva permettere che accadesse un fatto giudicato inconcepibile per la purezza religiosa dell’Impero. In definitiva, benché i Giovani Turchi scimmiottassero il nazionalismo di marca europea, in realtà era un Islam sempre più radicale a contraddistinguere la loro azione politica. La fine della Grande guerra, con la sconfitta della Germania e la dissoluzione dell’Impero ottomano, la Dichiarazione Balfour del 1917, la crescita del peso politico del sionismo a livello internazionale, l’irrobustirsi della comunità sionista in Palestina, resero sempre più sanguinari quei settori dell’islamismo presente in Palestina. Furono questi gli anni in cui emerse la figura di al Hajj Muhammad Amin Husseini, che si pose a capo di una fazione il cui obiettivo era l’eliminazione della comunità sionista di Palestina con tutti i mezzi disponibili. Quando il nazismo prese il potere in Germania, la vecchia alleanza tra la Germania del Kaiser e l’Impero ottomano, distrutta dagli esiti della Grande guerra, riprese vigore grazie al progetto hitleriano. Così, le rivolte arabe contro gli ebrei negli anni 30 furono caldeggiate e sostenute dal nazismo e l’ideologia razziale del Terzo Reich impregnò il pensiero degli islamisti nemici degli ebrei. In realtà, la penetrazione del razzismo e dell’antisemitismo nazista nel mondo islamico non incontrò mai ostacoli insuperabili; anzi, il “Mein Kampf”, tradotto in arabo, ebbe una grande accoglienza e diffusione presso i musulmani di ogni parte del mondo. Al Hajj Muhammad Amin Husseini divenne di casa a Berlino e le vittorie naziste nei primi tempi della Seconda guerra furono accolte con grande entusiasmo dagli islamisti. Husseini, in una circostanza, ringraziò Hitler “di aver con tanto impeto sostenuto la causa della Palestina in discorsi infuocati”, una Palestina liberata dagli ebrei, ovviamente. Ma avrebbe dovuto anche ringraziare i predecessori di Hitler, che avevano aperto la strada ai suoi disegni di sterminio degli ebrei di Palestina.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT