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Il Foglio Rassegna Stampa
28.02.2012 Il silenzio dell'Occidente di fronte al massacro della famiglia Fogel
analisi di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 28 febbraio 2012
Pagina: 4
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Il silenzio dell'Occidente»

Il silenzio dell'Occidente
L’anniversario del massacro dei Fogel ci ricorda che il mondo accetta l’assassinio di bambini ebrei
di Giulio Meotti
(Uscito in originale su Ynet-Traduzione dall'inglese di Yehudit Weisz)


Giulio Meotti, autore di Non smetteremo di danzare, (ed. Lindau), il massacro di Itamar

La famiglia Fogel fu sterminata un anno fa  a Itamar, un villaggio dove vivono un centinaio di famiglie: padre, madre, e tre bambini furono massacrati in una notte di orrore. Quella sera, una ragazzina israeliana di 12 anni era fuori casa con degli amici fino a mezzanotte, in un villaggio vicino al suo. Tornò a casa. Nessuno rispose. Entrò con un vicino e vide sua madre, il padre, e tre fratelli (di 11 e 3 anni e l’ultimo di 3 mesi) uccisi con la gola squarciata. Eppure, a un anno di distanza, coloro che dichiarano di deplorare la violenza su entrambi i fronti del conflitto israelo-palestinese, sono rimasti in assoluto silenzio sul massacro di Itamar.Nessuna parola di condanna sull’assassinio di innocenti è stata detta dalle associazioni per i diritti umani e dalle ONG.

A Itamar, la dose quotidiana di demonizzazione dei coloni ha avuto l’effetto desiderato. Uccidere un”demone” o i figli di “mostri” o “diavoli” non è come sottrarre la vita a un essere umano. Anzi, coloro che vivono in Giudea e Samaria sono stati chiamati”sanguisughe”, “serpenti”,“parassiti”. In piena Seconda Intifada, quando i suoi studenti venivano massacrati sugli autobus e nei ristoranti, il professor Ze’ev Sternhell dell’Università Ebraica  aveva dichiarato che “i Palestinesi avrebbero fatto bene a concentrare la loro lotta contro gli insediamenti”. Come Itamar. Nel 2001, dopo che gli Arabi avevano fracassato il cranio a due “bambini coloni” a Tekoa, lo psichiatra israeliano Ruchama Marton aveva dichiarato che “i coloni allevano piccoli mostri”. Moshe Zimmermann dell’Università Ebraica disse di considerare i coloni come la Gioventù Hitleriana. Itamar rappresentava anche l’impossibilità di usare la ragione contro una maniacale ideologia rivolta alla completa distruzione degli Ebrei. Gli occhi neri e scintillanti dei terroristi di Itamar esprimono il loro brama di arrossare il Mediterraneo con il sangue degli Ebrei. Non c’è da meravigliarsi se in un recente programma andato in onda alla tv palestinese, la zia di uno degli assassini dei Fogel si sia rivolta a lui come a “un eroe” e “una leggenda”. La zia continuò con la lettura di una poesia che  aveva composto in onore di Hakim Awad, l’assassino, mentre la madre gli inviava i suoi saluti e si vantava con orgoglio della sua partecipazione al massacro di Itamar.  Non dobbiamo dimenticare che la televisione dell’Autorità Palestinese  è finanziata anche dall’Unione Europea, che spesso espone la sua bandiera blu durante le trasmissioni.

Eppure c’è qualcosa di persino più orribile dell’odio sadico di Awad: la condiscendenza dell’Occidente. Di recente abbiamo visto film edulcorati su bambini ebrei nei loro pigiama, uccisi nei campi di sterminio, ma lo stesso pubblico ha reagito con indifferenza alle immagini dei bambini Fogel, fatti a pezzi dai terroristi.

L’odio per l’Ebreo è socialmente accettabile.

I Fogel, tutti, fino al neonato decapitato, erano esseri umani inferiori alle vittime arabe, e per questo meno degni  di indignazione da parte dell’ Occcidente. I ”bambini dei coloni” non si vedono, come invisibili erano le città a nord di Israele, dove negli anni ’70 i terroristi di Yasser Arafat massacravano i bambini israeliani a Ma’alot, Kiryat Shmona, Misgav Am e Avivim.

Chi conosce il nome di Shalhevet Pass, gli Hatuels e i Shabos? O Danielle Shefi da Adora, quando venne uccisa dai terroristi mentre stava giocando nella camera dei suoi genitori? Chi ricorda il nome di Shaked Avraham, una bambina di soli sette mesi da Negohot, uccisa da un terrorista infiltrato nella comunità mentre i residenti festeggiavano Rosh Hashanà, il capodanno ebraico? Shaked stava per imparare a camminare quando venne assassinata.

Il massacro di Itamar è stato giustificato, come lo è la “rabbia”dei criminali agli occhi del mondo. Il Presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmud Abbas, aveva ripetuto più volte che “Non permetterò mai, a nessun singolo Israeliano, di vivere tra noi sulla Terra di Palestina”.  Sarebbe il primo Stato vietato ufficialmente agli Ebrei, 'Judenrein' e alle altre fedi religiose fin dal tempo della Germania Nazista. Che un movimento arabo consideri la presenza ebraica un ostacolo alla pace è una cosa, mentre è del tutto diverso  se a fare la stessa considerazione è un mondo che si dice illuminato e liberale. Questo è il motivo preciso per cui Itamar non ha  suscitato uno scandalo internazionale,  in un mondo meno surreale di quello in cui viviamo, l’atto di irrompere in una casa di Ebrei e tagliare la gola a dei bambini avrebbe provocato un’indignazione morale e religiosa. Moltiplicando questo atto per migliaia di persone, si dovrebbe pensare a manifestazioni di indignazione a livello internazionale.  Invece nel mondo in cui viviamo, quella di Itamar fu una notizia meritevole soltanto di comparire a piè di pagina. Il Vaticano non fece alcun commento sul massacro di Itamar; né l’UNICEF alzò la  voce contro gli assassini di bambini ebrei innocenti.

I media in seguito hanno inventato una giustificazione:  i bambini di Itamar erano “coloni”, quindi erano automaticamente colpevoli. Non è per caso che dopo ogni folle assassinio di “coloni”, abbiamo sempre letto lo stesso commento sui giornali: se gli Ebrei non fossero stati là, non sarebbero stati uccisi. Ma se Israele si attenesse seriamente a questa proposta, dovrebbe smantellare l’intero Stato.

Se questi crimini fossero avvenuti a Londra o a Parigi, invece che in un insediamento religioso in Samaria, sarebbe stato ovvio reagire con emotività, la reazione sarebbe stata completamente diversa.

Lo scrittore olandese Leon de Winter ha espresso tutto questo molto bene: “L’anti-semitismo è di nuovo salonfaehig”, usando il termine tedesco che significa “socialmente accettabile”. Oggi non possiamo trarre altre conclusioni. Quando la morte di Ebrei innocenti non viene neppure presa in considerazione, è perché la morte degli Ebrei non conta nulla. Questa è la lezione più importante di Itamar: il “mondo civilizzato” si è già riconciliato con sé stesso in prospettiva di una nuova “Shoah”.


lettere@ilfoglio.it

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