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Il Foglio Rassegna Stampa
03.02.2011 I cristiani continuano a venir massacrati, è sbagliato tacere
Marco Respinti riporta le dichiarazioni di Joshua Muravchik

Testata: Il Foglio
Data: 03 febbraio 2011
Pagina: 2
Autore: Marco Respinti
Titolo: «Io, ebreo praticante e neocon, dico che bisogna difendere i cristiani»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 03/02/2011, a pag. 2, l'articolo di Marco Respinti dal titolo " Io, ebreo praticante e neocon, dico che bisogna difendere i cristiani".


Joshua Muravchik

Milano. L’ombra dell’integralismo dei Fratelli musulmani si allunga, lo si voglia o no, sulla crisi egiziana, mentre l’ottusa ideologia laicista dell’Europa è riuscita a bloccare persino una mozione in difesa dei cristiani perseguitati nel mondo, per il rifiuto di usare il termine “cristiani”. Ancor più urgente appare perciò un’iniziativa di sensibilizzazione e monitoraggio a tutela dei cristiani: “Io, ebreo praticante, trovo assolutamente necessaria l’istituzione di un ‘Christian Rights Watch’, ora”. Joshua Muravchik, fellow alla School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University di Baltimora, è uno dei maggior esperti statunitensi di scenari internazionali, già analista di spicco all’American Enterprise Institute for Public Policy Research di Washington. Il suo libro più recente è “The Next Founders: Voices of Democracy in the Middle East”, una ricerca scrupolosa di tutte le possibilità di dialogo vero nel bel mezzo della polveriera mediorientale allo scopo di costruire un futuro di democrazia autentica con chi davvero ci sta. Come molti neocon, è un ex comunista. “Sono ebreo, praticante. Non appartengo alla corrente ortodossa, però faccio parte di una congregazione ‘conservatrice’ e frequento regolarmente la sinagoga ogni settimana”. E allora come fa uno come lei a giudicare necessario uno strumento di monitoraggio dei diritti dei cristiani nel mondo? “Il cristianesimo è la religione che oggi conta più aderenti e nessuno lo considera mai in termini di una ‘minoranza’, ma in molti luoghi i cristiani sono invece sì una minoranza e vengono perseguitati. L’occidente è tanto spesso assorbito dai propri sensi di colpa per la storia del colonialismo da scordarsi di difendere se stesso o i suoi figli”. Ma perché vengono perseguitati proprio i cristiani? “Nella gran parte dei casi i cristiani sono perseguitati nei paesi a maggioranza musulmana. La storia del trattamento che l’islam riserva alle enclave non musulmane presenti nei suoi territori è mista. Malgrado ciò, malgrado cioè il fatto che non si tratti sempre e solo di trattamenti violenti, a far data dalla rivoluzione in Iran la dominante dell’islam è il radicalismo e l’essenza di questo radicalismo poggia su un forte senso di conflittualità nei confronti di tutto il mondo non musulmano. Ora, ancorché sia la dominante dell’islam odierno, il radicalismo non connota la maggioranza dei musulmani. Ciò non toglie però il fatto che fra gl’islamici i radicali siano una minoranza più grande di quanto ci piaccia ammettere. Certi sondaggi dell’opinione pubblica condotti in Egitto e in altri grandi paesi musulmani mostrano che solo il 20 per cento circa di quelle popolazioni vede il radicalismo di buon occhio. Certo, sono cifre sufficienti a impadronirsi d’interi grandi paesi; se però questo accadrà, allora saremo davvero arrivati a uno ‘scontro delle civiltà’ in cui i cristiani costituiranno il bersaglio principale. Oggi il bersaglio principale sono gli ebrei, ma gli ebrei sono, per così dire, degli spiccioli”. Del resto i cristiani perseguitati come “amici dell’occidente”, cioè in intelligenza con il “nemico mortale”. “E’ assai comune che i movimenti ‘rivoluzionari’ riservino le violenze più crudeli per coloro che considerano ‘traditori’”. I luoghi del mondo più scottanti? “Metterei l’Iraq e la Nigeria in cima alla lista. Ma se il Sudan meridionale riuscirà a ottenere l’indipendenza dal nord creando uno stato a maggioranza cristiana là potrebbero verificarsi attacchi di una gravità enorme sia per i sudanesi meridionali sia per gli abitanti cristiani dei paesi limitrofi”. E allora dove un Christian Rights Watch dovrebbe concentrare i propri sforzi? “E’ importante difendere il diritto dei cristiani alla libertà di culto. Oggi i cristiani non possono costruire una sola chiesa in Arabia Saudita benché la maggior parte degli operai attivi nel paese siano asiatici, molti dei quali cristiani. In Egitto non possono costruire e nemmeno riparare una chiesa senza il permesso scritto di un governatore statale o del presidente della Repubblica. L’Università al-Azhar del Cairo conta qualcosa come 200 mila studenti e più, e non solo di teologia. L’ateneo è finanziato interamente dai soldi pubblici, cioè anche dalle tasse dei cristiani egiziani. Però nessun cristiano può accedervi per studiare… Insomma, la cosa fondamentale per un ‘Christian Rights Watch’ è decidere di portare finalmente avanti questa lotta giusta. In quale modo fare, lo scoprirete facendolo”.

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