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Il Foglio Rassegna Stampa
29.12.2010 L'Olanda non è più un posto sicuro per gli ebrei
Eurabia ringrazia. Commenti di Giulio Meotti, Ayaan Hirsi Ali

Testata: Il Foglio
Data: 29 dicembre 2010
Pagina: 5
Autore: Giulio Meotti - Ayan Hirsi Ali
Titolo: «2011, fuga da Amsterdam - Contro il falso vittimismo»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 29/12/2010, a pag. I, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "2011, fuga da Amsterdam", l'articolo di Ayaan Hirsi Ali dal titolo "Contro il falso vittimismo".
Ecco i pezzi:

Giulio Meotti : " 2011, fuga da Amsterdam "


Giulio Meotti


Quest’estate ad Amsterdam è crollato un tronco monumentale. Ne resta un ceppo alto poco più di un metro, macero. Si tratta del vecchio ippocastano che Anne Frank vedeva dal nascondiglio dove era confinata con la famiglia. I media di tutto il mondo erano concentrati su questa notizia per annotarsi la denuncia del giornalista olandese Paul Andersson Toussaint: “L’antisemitismo in Olanda è tornato a essere salonfähig”. Significa socialmente accettabile. Non si tratta più di incidenti isolati, è ormai la norma in grandi città come Rotterdam e Amsterdam.
Il leader della Dutch Jewish Federation, Herman Loonstein, annuncia che “molti ebrei stanno emigrando in Israele e Gran Bretagna. Anche nei servizi pubblici i nostri figli non sono al sicuro”. Il sessanta per cento degli ebrei olandesi avrebbe le valigie pronte. Mentre l’ippocastano di Anne veniva giù, un gruppo di ragazzine ebree della stessa età dell’autrice del “Diario” dichiarava al quotidiano Het Parool che non sarebbe più uscito di casa con al collo la stella di David: erano state picchiate per strada da una banda di islamisti. E tanto per fare un esempio, non ci sono più segni o nomi ebraici nella sinagoga a De Baarsjes, il quartiere di Amsterdam ovest.
Lo aveva previsto l’ex eurocommissario sotto Romano Prodi, Frits Bolkestein. Una ventina d’anni fa, quando sul giornale Volkskrant uscì un suo articolo sull’islam, il guru dei liberali fu accusato di essere un “mercante di paure”. All’epoca non si parlava di islam, stava crollando l’Unione Sovietica, l’economia olandese andava fortissimo con le multinazionali, nasceva la Endemol e la seconda generazione di musulmani da Marocco, Turchia e Indonesia stava facendo passi in avanti per l’integrazione. Bolkestein pose a tema la questione dell’integrazione e della democrazia.
Giorni fa Bolkestein è tornato a parlare di multiculturalismo olandese. Con un invito choc: “Gli ebrei non hanno futuro qui e dovrebbero emigrare negli Stati Uniti o in Israele”. La denuncia di Bolkestein è contenuta in un nuovo libro esplosivo, “Het Herval”, il cui autore, Manfred Gerstenfeld, è a colloquio con il Foglio: “L’antisemitismo è un prisma perfetto per capire il fallimento del multiculturalismo olandese”. “Het Herval” in olandese significa “Il declino”. Per la prima volta si paventa la fine della presenza ebraica nei Paesi Bassi. Non a causa di qualche reprobo neonazista, ma del fallimento multiculturale. L’antisemitismo stavolta ha una matrice islamista.
Del libro di Gerstenfeld si parlerà anche al Parlamento olandese, dopo che Bolkestein ha invitato i concittadini ebrei a lasciare il paese. L’ex leader del Vvd, il partito liberale attualmente al potere in Olanda, ha detto che l’aumento di antisemitismo in Olanda in questi ultimi dieci anni non gli permette di avere fiducia nella capacità del governo di combatterlo. L’unica soluzione è l’emigrazione.
La proposta choc di Bolkestein ha subito rievocato i nomi di vittime illustri dell’antisemitismo olandese, da Etty Hillesum alla filosofa convertita Edith Stein. Fra i primi leader politici a reagire alla “proposta” di Bolkestein, Femke Halsema, deputata del partito ecologista di sinistra GroenLinks, la quale si è chiesta se l’ex commissario europeo non sia diventato “kierewiet”, cioè non si sia “rimbambito”.
Sulla questione è intervenuto anche il controverso Geert Wilders, che è anche l’ex delfino di Bolkestein: “Non sono gli ebrei che devono emigrare, ma quei marocchini che si rendono colpevoli di antisemitismo”, ha detto Wilders. Non pago, Bolkestein, ospite del talk-show “Pauw & Witteman”, ha ribadito che vuole solo che la gente non guardi dall’altra parte: “Il passato ci dimostra che gli olandesi guardano troppo spesso dall’altra parte”. Di emigrazione ha parlato anche il rabbino capo olandese, Benjamin Jacobs: “Dobbiamo andarcene in Israele”.
Ci spiega Gerstenfeld: “Bolkestein ha detto una cosa semplice: l’Olanda è incapace di proteggere un piccolissimo gruppo e non prevede che anche nel futuro sarà capace di proteggere gli ebrei. E’ un attacco radicale al dogma multiculturale. La tolleranza è fallita.
Gran parte degli ebrei olandesi sono assimilati e per la maggior parte è impossibile riconoscerli. Il problema si concentra sugli ebrei ortodossi, che sono visibili, con l’abito nero, con la kippah, oppure perché hanno un volto tipicamente ebraico con la barba. Queste persone non possono più girare per le strade olandesi.
Questa storia ci dimostra il fallimento del multiculturalismo. Gli ebrei non hanno un peso in Olanda, ma il loro valore simbolico è enorme”. Il ministero della Giustizia dell’Aia è ricorso anche a metodi a dir poco fuori dal comune. Poliziotti vestiti con gli abiti della tradizione ebraica ortodossa che si fingono ebrei. Esche per le strade. I suggerimenti di Bolkestein sono stati fatti propri anche da un’eminente rappresentante della comunità ebraica di Amsterdam, Bloeme Evers-Emdem.
Sopravvissuta ad Auschwitz, professore onorario dell’università della città, la donna afferma di aver detto a figli e nipoti di lasciare il paese e che una sola direzione si offre loro: Israele. “I problemi non toccheranno me fintanto che sarò viva, ma consiglio fortemente ai miei figli di andarsene dall’Olanda”. Il rabbino Raphael Evers accusa il governo di non far nulla contro le televisioni arabe che “diffondono l’odio”. Le aggressioni per strada, le spaventose misure di sicurezza attorno alle istituzioni ebraiche, i tentati incendi delle sinagoghe di Amsterdam sud e Arnhem o le manifestazioni anti israeliane hanno impressionato un paese indebolito dagli incessanti dibattiti sull’immigrazione e sul quale pesa il fardello della Seconda guerra mondiale, alla fine della quale, complice un’amministrazione ligia e asservita alla Germania nazista, sopravvisse solo la metà degli ebrei.
Tanti sono i recenti casi di incitamento all’odio ai più alti livelli politici. Bastano pochi esempi. L’ex presidente del Parlamento olandese, il socialista Jan Marijnissen, ha paragonato il terrorismo contro Israele alla resistenza contro i nazisti. Gretta Duisenberg, vedova dell’ex presidente della Banca centrale europea e gran dama dell’élite progressista olandese, parla con disinvoltura della “nostra intifada” e critica apertamente “la ricca lobby ebraica americana”. Durante un’intervista alla radio, alla domanda su quante firme sperava di raccogliere per la sua campagna contro Israele, ha risposto, ridendo, “sei milioni”. “Hamas, Hamas, gli ebrei nelle camere a gas!” è stato uno degli slogan più scanditi nelle dimostrazioni contro Israele durante Piombo Fuso. Fra i manifestanti, un anno fa, c’erano anche dei deputati, fra cui il socialista Harry van Bommel.
Dai dati dell’ultimo rapporto della polizia olandese sulla discriminazione e sugli atti criminali contro le minoranze, Poldis, emerge che il numero di atti antisemiti è aumentato nel paese del 48 per cento. In una lettera aperta al giornale NRC Handelsblad, il venticinquenne Lester M. Wolff van Ravenswade ha descritto le difficoltà che incontrano gli ebrei che vivono ad Amsterdam, banalmente definita la “capitale della tolleranza”.
“Non posso andare ad eventi pubblici vestito da ebreo, e tanto meno uscire il sabato sera. Quale partito bisogna votare per poter vivere in sicurezza con la kippah in testa?”.
Un altro dato risulta allarmante: il venti per cento degli insegnanti di storia ha smesso di impartire lezioni sull’Olocausto a causa della presenza sempre più forte di pupilli musulmani nelle scuole pubbliche. Se non bastasse, le maggiori organizzazioni islamiche ufficiali, come il Council of Dutch Moroccan Mosques, la Islamic Foundation of the Netherlands e la turca Milli Görüs hanno promosso il boicottaggio dei beni israeliani. Parlando con il quotidiano Het Parool, un esponente di spicco della comunità ebraica di Amsterdam ha annunciato che intende lasciare con la moglie incinta il paese per “motivi di sicurezza”. Si tratta di Benzion Evers, figlio del rabbino di Amsterdam. “Mi sento soffocato qui”, ha detto il giovane: “Emigrare è per noi una soluzione. E lo farà il sessanta per cento della comunità. Anche mio padre mi seguirà”.
Cinque dei suoi fratelli e sorelle hanno d’altronde già fatto lo stesso passo. E quando andrà in pensione, seguirà anche il rabbino. Il canale televisivo ebraico, Joodse Omroep, ha spedito tre cameramen vestiti da ebrei ortodossi per le strade di Amsterdam. Il servizio, di cui un frammento è disponibile anche su Youtube, mostra giovani musulmani che incitano a Hitler e cercano di aggredire gli ebrei. Il quotidiano NRC Handelsblad ha scritto che “ad Amsterdam l’antisemitismo è diventato la norma anziché l’eccezione”.
L’ultima commemorazione della deportazione di tremila bambini ebrei durante la guerra è stata violentemente interrotta da canti che inneggiavano a Hitler. Quest’autunno la secolare sinagoga di Weesp è diventata la prima sinagoga che in Europa, dalla fine della Seconda guerra mondiale, ha cancellato i servizi di Shabbath a causa delle minacce alla sicurezza dei fedeli.
A ritornare sul caso Bolkestein è stato lo scrittore olandese Leon de Winter sul settimanale tedesco Die Zeit.
De Winter è uno degli scrittori olandesi di maggior successo, autore di romanzi best seller. Fino a pochi anni fa De Winter assomigliava ai “provos” di Amsterdam che negli anni Sessanta, ben prima del 1968, facevano “happening”, evento. Poi ha cambiato idea sul fallimento del modello olandese. In visita a Westerbork – la località nella provincia nordorientale di Drenthe, dove si trovava il campo di smistamento dal quale gli ebrei olandesi partivano per i campi di concentramento in Germania o in Polonia – l’autore ha osservato che “chi parla oggi di ebrei olandesi ha senso dell’ironia”. “Quanti ebrei ad Amsterdam sono ancora ‘riconoscibili’ come ebrei? Qualche centinaio? Gli ebrei che io conosco, che sono cittadini non appariscenti, disciplinati, più olandesi che ebrei, tengono da anni di nascosto la valigia pronta”.
De Winter afferma che i nuovi antisemiti sono gli islamisti, altro che i neonazisti. “Gli ebrei ai loro occhi sono i nuovi nazisti, mentre l’Olocausto non si è mai verificato, è stato inventato solo dai sionisti per entrare in possesso della Palestina. Questi giovani islamici sono sotto l’incantesimo di quei canali arabi via satellite a schermo piatto diffusi in Europa. La retorica del medio oriente è diventata parte integrante della violenza nelle strade olandesi”.
Per De Winter, le intenzioni di Bolkestein sono “sincere”, ma “è troppo tardi ormai. La vita ebraica che crediamo di vedere è in realtà un’illusione ottica”. Leon de Winter è fra coloro che hanno scelto la fuga. Dopo l’assassinio del regista Theo van Gogh per mano di un islamista, Rob Oudkerk, leader socialdemocratico di Amsterdam, usando il vecchio nome con cui Spinoza indicava la città disse: “Questa Mokum non è più la mia Mokum”.

Ayaan Hirsi Ali : "Contro il falso vittimismo"


Ayaan Hirsi Ali

Agli occhi dei socialisti, chiunque non sia bianco od occidentale è una vittima, e in questo elenco sono inclusi i musulmani, i palestinesi e gli immigrati. Io ritengo di non essere una vittima. Sono responsabile delle mie azioni come qualsiasi altra persona, e questo vale per tutti. In Somalia, la mia famiglia mi ha cresciuto nel razzismo insegnandomi che noi musulmani siamo superiori ai kenioti cristiani. Mia madre pensa che siano delle specie di scimmie. Quando ho iniziato a dire questo in un’aula di scuola, l’insegnante ha obiettato che era “falso e impossibile”. Ma io ho ribadito che era vero. Ho detto che vivevo nel centro profughi della città di Ede e che ai somali da me conosciuti era stato insegnato che gli olandesi erano non circoncisi, atei e sporchi (…) E’ un errore fondamentale pensare a un individuo come a un’eterna vittima. La gente di colore, i musulmani e altri immigrati non occidentali non sono vittime. Sono individui, esattamente come me, che sono arrivati in Olanda in cerca di una vita migliore. E’ mia responsabilità migliorare le mie condizioni di vita, e non pretendo che le autorità lo facciano al posto mio. Chiedo soltanto di poter vivere in un ambiente di pace e sicurezza. La visione del mondo dei socialisti è diversa. Chi non è bianco e cristiano, e non condivide gli ideali della civiltà cristiana, è, per definizione, una vittima (…) La crisi del socialismo olandese può essere valutata confrontando il suo atteggiamento nei confronti dell’islam e di Israele. Se uno skinhead dipinge svastiche in un cimitero ebraico, questo è nazismo e verrà punito. Se un immigrato marocchino fa lo stesso, è una espressione del suo disappunto per il conflitto israelo-palestinese.

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