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Il Foglio Rassegna Stampa
30.08.2007 Veltroni e l'"eccezionale levatura" di Franco Cardini, la propaganda antisraeliana e antiamericana di Rai 3
dalla rubrica delle lettere

Testata: Il Foglio
Data: 30 agosto 2007
Pagina: 4
Autore: Giorgio Israel - Giancarlo Dematteis
Titolo: «Lettere al direttore»
Due lettera al FOGLIO del 30 agosto 2007:

Al direttore - Nella recente intervista al Corriere della Sera, Walter Veltroni giustifica la scelta di Sarkozy di avvalersi della collaborazione di personalità politiche della sinistra e menziona alcune persone con cui potrebbe istituire un simile rapporto. L’unico intellettuale di centrodestra da lui citato come persona che stima in quanto “di straordinaria levatura” è Franco Cardini. Ora, Sarkozy ha detto chiaramente come la pensa su ogni tema mentre dei progetti concreti di Veltroni (in politica economica, estera, educativa ecc.) siamo in fervente attesa. Per questo l’indicazione di Cardini è interessante data la collaborazione di questi a un recentissimo volume teso a dimostrare che la versione ufficiale dell’11/9 è un falso inventato dai neocon per creare il mito di una minaccia che giustifichi il tentativo di imporre l’Impero americano planetario. Un vero manuale di negazionismo antiamericano. Peraltro Cardini è anche noto per i sentimenti diciamo non proprio benevoli nei confronti di Israele. Dobbiamo considerare tale riferimento a Cardini come un’indicazione degli orientamenti veltroniani in politica estera? Oppure la notizia e` che Cardini si è già pentito? Giorgio Israel

Per scrivere al comitato che sostiene la candidatura di Veltroni alla guida del Partito Democratico:
http://comitato@lanuovastagione.it

Al direttore - Parterre d’eccezione, titolo accattivante. Si poteva non seguire la diretta dal Libano trasmessa martedì sera su Rai Tre? “Dammi tre, due, uno, così parto”, dice il conduttore poco prima di andare in onda. Poi il tandem Iacona-Botteri parte sul serio e spiega che l’estate scorsa l’esercito israeliano ha “sfondato il confine libanese” dando inizio alla guerra in Libano e che in Iraq “i marines entrano armati nelle case e uccidono tutto quello che si muove”. Più precisamente, secondo la testimonianza della madre di uno di loro, “l’esercito spara ai bambini che passeggiano vicino alle basi per far pratica”. Il programma doveva parlare delle violazioni del confine libanese, quella linea blu che lo separa da Israele dove le infiltrazioni terroristiche si moltiplicano e l’Onu può intervenire limitatamente. Due ore e tredici minuti di “diretta per la pace” invece hanno messo in circolo un’antipatia verso Israele inferiore soltanto all’odio profuso dal satellite di Hezbollah, al Manar. Se fosse stato un talk show si sarebbe detto: Oh che bella parrocchietta. Purtroppo, però, era la prima serata del servizio pubblico, con oltre un milione di italiani in ascolto e la benedizione del capo dello stato, Giorgio Napolitano, in collegamento dal Quirinale. C’erano il ministro Parisi, il generale Graziano, il collega Fioravanti, l’ambasciatore Checchia, dai quali ci si sarebbe aspettato più coraggio nelle risposte. Parisi avrebbe potuto spendere una parolina in più quando la neocorrispondente dagli Stati Uniti della Rai, citando una lettera di sette soldati statunitensi, ha detto che “in quattro anni di occupazione dell’Iraq nessuna promessa è stata mantenuta”. Non tanto perché a quella missiva ne è seguita un’altra che sosteneva il contrario, di cui ha parlato il Foglio due giorni fa. Ma perché è stato anche grazie all’esercito italiano se nel 2005 gli iracheni hanno potuto scegliere democraticamente il loro governo. Giancarlo Dematteis, Teramo


Per scrivere a RAI 3
ruffini@rai.it

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lettere@ilfoglio.it

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