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Libero Rassegna Stampa
08.03.2003 Palestina in pessime condizioni ? Colpa di Israele!
Il 97% della Palestina è sotto il controllo di Arafat ma i vari Gino Strada fingono di non saperlo

Testata: Libero
Data: 08 marzo 2003
Pagina: 8
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Pro Arafat anche gli appelli umanitari»
In Italia non ci sarebbe bisogno di un avviso pubblicitario a pagamento. Da noi i mezzi di informazione dedicano senza farsi pregare pagine su pagine alle azioni "umanitarie" che i vari Gino Strada, in compagnia di Emergency e al seguito dei medici senza frontiere, instancabilmente diffondono. Non c'è appello, intervista,protesta ai quali sia possibile sottrarsi. Ci vengono ammanniti come i nuovi Robin Hood della carta stampata e del piccolo schermo. In uno schema dove bene e male sono nettamente divisi senza zone d'ombra, non abbiamo alcuna possibilità di alzare il dito e chiedere spiegazioni. Il sud ha sempre ragione e il nord sempre torto. Il terzo mondo rappresenta la dignità umana schiacciata dal bieco occidente che non ha altra funzione se non quella dello sfruttamento delle risorse altrui. Poco importa se a conti fatti l'occidente ha saputo distribuire ricchezza invece di povertà. Il sud del mondo, come viene ipocritamente chiamato, reclama una vita migliore quando in realtà si oppone a qualunque cambiamento per raggiungerla.
Gira in questi giorni sui giornali di mezza Europa un appello, anzi un "Emergency Appeal for Gaza", dove un'altra troupe alla Gino Strada chiede disperatamente aiuti, medici e non, per la popolazione palestinese. "I bambini palestinesi soffrono di malnutrizione cronica", recita l'appello, richiamando la condizione di vita imposta da Israele nei territori occupati. Territori occupati ? Ma se Gaza è da anni sotto la diretta autorità palestinese, come è possibile che la propaganda pro-Arafat arrivi sino al punto di servirsi del falso pur di presentare lo stato ebraico quale responsabile delle condizioni di vita dei palestinesi ? Certamente Gaza non è uno di quei posti dove uno andrebbe in vacanza, ma la responsabilità della scelta di mantenere a quel livello le condizioni di vita è tutta dell'Autorita palestinese. E se ne comprendono anche le ragioni, visto l'uso politico che ne viene fatto.
Che Arafat gestisse somme enormi di denaro al di fuori di qualunque controllo da parte degli organismi internazionali che lautamente lo finanziano era cosa nota. Meno risaputa era l'entità. Oggi sappiamo anche quella, visto che la rivista "Forbes",specializzata ogni anno a selezionare i più ricchi della terra, ha incluso Arafat nell'elenco. Tra la regina d'Inghilterra,sultani arabi e petrolieri texani, la presenza del buon Arafat dovrebbe far sobbalzare sulla sedia i suoi cantori nostrani alla Igor Man, che da anni non hanno mai smesso di descriverlo come il buon vecchio padre di un popolo sfortunato, tutto dedito alla causa ed estraneo ad interessi venali che, si sa, sono tipici solo del capitalismo occidentale.
E invece, guarda un po' il nostro in che bella e ricca compagnia si ritrova. Le banche europee sono gonfie dei suoi investimenti, Arafat non solo tiene ben saldi i cordoni della borsa, ma è anche un attento investitore dei suoi enormi patrimoni.
E se i bambini di Gaza sono malnutriti, ospedali e scuole lasciano a desiderare, ad Arafat non gliene può importare di meno.
Ci pensano i Gino Strada & C. a dire che la colpa è di Israele, lo scrivono negli appelli e la gente che li legge ci crede. Perchè i nostri esimi editorialisti tendono a dimenticare che il 97% dei territori - Gaza compresa- sono sotto la diretta responsabilita dell'Autorità palestinese. Cioè di Arafat. Se le condizioni di vita sono deprecabili come sono di fatto non si getti la colpa su chi non ce l'ha. Se Arafat ha investito in guerriglia e apparati bellici quello che gli restava dopo aver rimpinguato i conti personali nelle banche di tutta Europa non se ne dia colpa a Israele. Ma pretendere la verità è troppo. L'America, per i Gino Strada & C., è l'impero del crimine per eccellenza. E Israele viene al secondo posto. Ma la costruzione arafattiana barcolla, se cade Saddam Hussein l'effetto domino rischia di travolgere non solo il rais palestinese ma anche qualche stato che sul terrorismo si regge e minaccia. La cosiddetta pace, invocata a piena voce nelle piazze di mezzo mondo, ha come unico risultato il mantenimento dello status quo. Che si chiama Saddam Hussein, Bin Laden, armi di distruzione di massa, terrorismo senza fine. Una prospettiva che senza dubbio a qualcuno può andar bene. Ad altri assolutamente no. Siamo fra questi ultimi.



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