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La Repubblica Rassegna Stampa
30.11.2021 Eitan tolto a Israele: una discutibile sentenza
Cronaca di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 30 novembre 2021
Pagina: 27
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Addio Israele, Eitan torna in Italia. La Corte: è sempre stata la sua casa»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 30/11/2021, a pag. 27, l'analisi di Sharon Nizza dal titolo "Addio Israele, Eitan torna in Italia. La Corte: è sempre stata la sua casa".
 
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Sharon Nizza


Eitan con la famiglia. Il bambino di 6 anni è l'unico sopravvissuto

Ora è definitivo: Eitan Biran, l’unico sopravvissuto alla strage del Mottarone, tornerà in Italia. La Corte suprema israeliana ha dichiarato inammissibile il ricorso del nonno materno, Shmuel Peleg, che l’11 settembre l’aveva condotto in Israele con un jet privato via Lugano, per cui è stato spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura internazionale per sequestro di minore. La Corte di Gerusalemme conferma, come i due precedenti gradi di giudizio, che «il luogo normale di vita del minore sia in Italia dove ha trascorso quasi tutta la sua esistenza», nella casa nel Pavese della zia Aya Biran. Ed è lì che deve proseguire la procedura giudiziaria sul suo affidamento, secondo i criteri stabiliti dalla Convenzione dell’Aja sulla sottrazione dei minori. Convenzione il cui principio fondante — scrive il giudice Alex Stein nelle 17 pagine — è «tolleranza zero verso i rapimenti e necessità di restituzione immediata». Decaduta la sospensiva, il bambino può fare rientro in Italia in qualsiasi momento, «non oltre il 12 dicembre ». Il passaporto di Eitan, custodito dal tribunale, verrà consegnato alla zia paterna, che da oltre due mesi è in Israele con il marito e le due figlie per seguire il processo. Secondo un portavoce dei Biran, il rientro avverrà in pochi giorni, cercando di mantenere il riserbo per non esporre il bambino a ulteriore stress. Fino ad allora, non è ancora chiaro in che modalità Eitan si separerà dal ramo materno della famiglia, che dalla sentenza di primo grado, il 25 ottobre, ha potuto vederlo solo sotto la supervisione dei servizi sociali. «Una sentenza legalmente, moralmente e umanamente corretta che mette fine a un evento dannoso e inutile», hanno dichiarato i legali dei Biran, Avi Chimi e Shmuel Moran, auspicando che ora i Peleg «abbandonino le battaglie legali e la campagna diffamatoria. E consentano di tornare a un percorso di riabilitazione e di pacificazione». La famiglia Peleg invece anticipa che continuerà «a lottare con ogni via legale per riportare Eitan in Israele». Lo stesso Israele che, comunicano, «oggi ha rinunciato a un bambino ebreo indifeso, cittadino israeliano, senza che la sua voce fosse ascoltata, preferendo farlo vivere in una terra straniera». Per mesi i Peleg hanno ripetuto di aver perso fiducia nella giustizia italiana, contestando le procedure con cui Aya è stata nominata tutrice di Eitan il 25 maggio, due giorni dopo la tragedia, all’ospedale di Torino, nomina confermata poi dal tribunale di Pavia. Su tutte, le presunte irregolarità e vizi di forma sollevati dai difensori del nonno materno, si sono soffermati lungamente anche i giudici israeliani dei diversi gradi, ribadendo che la materia è di competenza dei tribunali italiani. Il 9 dicembre inizierà il dibattimento al Tribunale minorile di Milano sul ricorso presentato dai Peleg per reclamare la tutela conferita ad Aya, che nel frattempo ha avviato la domanda di adozione in Italia. La zia materna Gali, che aveva presentato ad agosto la stessa domanda in Israele, potrebbe ora spostare la pratica in Italia aprendo un’ult eriore ramificazione della vicenda. Shmuel Peleg invece si chiede se e quando potrà rivedere il nipote: non può lasciare Israele, dove è sottoposto a un’indagine parallela per sequestro, né mettere piede in Europa, dove lo attende un mandato di cattura (già eseguito nei confronti del complice Gabriel Abutbul Alon, che guidò l’auto verso Lugano, rilasciato ieri a Cipro su cauzione con obbligo di firma). Eitan torna in Italia, ma sul suo futuro restano ancora molte incognite.

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