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Informazione Corretta Rassegna Stampa
21.09.2020 IC7 - Il commento di Dario Peirone: Gli accordi di pace e il ruolo di Jared Kushner
Dal 14 al 19 settembre 2020

Testata: Informazione Corretta
Data: 21 settembre 2020
Pagina: 1
Autore: Dario Peirone
Titolo: «IC7 - Il commento di Dario Peirone: Gli accordi di pace e il ruolo di Jared Kushner»

IC7 - Il commento di Dario Peirone
Dal 14 al 19 settembre 2020

Gli accordi di pace e il ruolo di Jared Kushner

In questi giorni di Rosh ha Shanà, il Capodanno ebraico, oltre ai consueti scambi di auguri, chiedo sempre ai miei amici israeliani le loro impressioni sulla situazione e le loro prospettive. Quest’anno si sente molto dispiacere per il lockdown imminente, che impedirà, in molti casi, di festeggiare le feste con i propri casi ed alle famiglie, spesso sparse per il mondo, di ricongiungersi in Israele come capitava gli anni scorsi.

 

Allo stesso tempo, c’è grande entusiasmo per le prospettive aperte dagli accordi Abramo, siglati alla Casa Bianca tra Israele, Emirati Arabi e Bahrein. Non vedevo questa eccitazione dagli accordi di Oslo, ma qui le prospettive appaiono sicuramente più promettenti. Stiamo infatti parlando di accordi di cooperazione in tutti i campi con gli stati più moderni ed innovativi, insieme ad Israele, presenti in Medio Oriente. A Gerusalemme, senza particolari discussioni sullo status della città, è stato già aperto dalla vice sindaca della città lo “United Arab Emirates-Israel Business Council”, che coinvolge imprese e uomini d’affari di entrambi i paesi. Lo spirito stesso degli accordi è un trampolino verso un futuro migliore nel Medio oriente, non soltanto un primo passo verso ulteriori negoziati, come furono gli accordi di Oslo. In questo senso, dunque, la candidatura di Trump al Nobel per la pace è sicuramente meritata.

Così, dopo aver ascoltato i bellissimi auguri dell’Ambasciatore di Israele in Italia Dror Eydar dal Colosseo e dall’Arco di Tito, ed aver letto la sua ottima intervista a La Stampa, decido di conoscere un po’ meglio il giovane ebreo che più ha lavorato e si è speso per questi accordi, Jared Kushner. Il marito di Ivanka, la figlia del Presidente, che ha sposato chiedendole di convertirsi all’ebraismo e che i suoi figli fossero ebrei (cosa di cui Trump si è spesso detto felice ed orgoglioso). Solo digitando il suo nome su Google, potrete trovarvi davanti ad una sfilza di risultati che riportano articoli di varie riviste e giornali (da Vanity Fair al New Yoork Times) che descrivono Kushner in termini molto poco lusinghieri, quando non addirittura con veri e propri insulti. Inesperto, stupido, arrogante, pericoloso e così via. Un settimanale americano di sinistra (New Republic) titola: Jared Kushner's Psychopathic Incompetence. Sottotitolo: l'opportunista più cinico della Casa Bianca. Insomma, non esattamente il buonismo predicato da questi stessi giornali contro il “cattivo” Donald Trump. Eppure, Kushner non ha fatto nemmeno un tweet in questi anni, non si è prodigato in interviste e presenze televisive, mantenendo in realtà un profilo piuttosto defilato. Esattamente il contrario di quello che questi stessi giornali rimproverano a Trump. Infine, è stato proprio lui che ha convinto il presidente Trump ad allontanare Steve Bannon, il controverso consigliere degli esordi del mandato.

Kushner: US will not agree to Israeli annexation 'for some time' | The  Times of Israel
Jared Kushner

In realtà, la storia professionale di Jared Kushner avrebbe già dovuto far capire a chiunque non fosse un odiatore ossessivo del Presidente Trump, che non ci troviamo affatto di fronte ad un incompetente, tanto meno “psicopatico”. Al contrario, ha preso in mano un’impresa di famiglia in crisi rilanciandola. Ha poi investito in una startup innovativa, Cadre, che ambiva a portare nel digitale esattamente il mercato di cui lui si occupava, l’immobiliare di lusso. Cadre è una piattaforma che fa incontrare gli operatori del real estate con i grandi gestori di patrimoni, dai fondi pensione ai family office, aiutando questi ultimi a individuare le proprietà più promettenti su cui investire. Oggi la startup è un’impresa che vale 800 milioni di dollari, nella quale ha investito persino George Soros (non esattamente un repubblicano, ma sicuramente un personaggio attento al business). In passato vicino ai democratici, Jared Kushner si sente deluso da Obama, e con il suocero inizia a studiare la campagna che porterà Trump alla presidenza nel 2016. Molti di quegli articoli denigratori si riferiscono proprio al ruolo di “cervello” della campagna trumpiana che Jared Kushner sembra aver avuto. Oggi, con la firma degli accordi Abramo, è praticamente impossibile ignorare il successo di Kushner, quindi i giornali fanno a gara nel minimizzare la portata dell’accordo. Il massimo rimane, come sempre, la CNN, che intervista Kushner in diretta con il suo anchorman di punta Wolf Blitzer. Domande sugli accordi? Indiscrezioni su chi sarà il prossimo paese? Prospettive politiche ed economiche? Nulla di tutto questo. L’intervista con l’artefice degli accordi verte, per quasi tutto il tempo, sul fatto che il Presidente ed i suoi ospiti non indossavano la mascherina durante la cerimonia alla Casa Bianca. Che c’era tanta gente ad assistere e poteva diventare un focolaio di Covid19. E così via. Con calma olimpica, Jared Kushner risponde alle domande sollecitando il buon senso (era un evento all’aperto sotto il sole, erano distanziati, molti tra il pubblico avevano la mascherina ecc.). Alla fine, fulmina il giornalista dicendo che “dispiace rilevare come la CNN non fosse così preoccupata del contagio nel caso delle dimostrazioni violente che continuano ad avvenire in diverse città degli Stati Uniti”. A questo punto, il giornalista imbarazzato risponde che si preoccupano anche per quelle e poi chiude frettolosamente l’intervista. Per fortuna, riesco a sentire una intervista vera a Jared Kushner su Fox News, in cui lui spiega chiaramente l’approccio seguito per arrivare a questi accordi. “Visto che la visione tradizionale non aveva funzionato, abbiamo provato a cambiarla radicalmente e partire dal basso, anziché calare soluzioni dall’alto. Abbiamo ascoltato, e tanto. E abbiamo voluto valorizzare chiunque dimostrasse una volontà sincera di pace. Alla fine, è divenuto palese che la leadership palestinese non era interessata alla pace, mentre Israele sì.”

Un grande Shanà Tovà a tutti i lettori di Informazione Corretta.

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Dario Peirone,
Professore Associato di Economia e gestione delle imprese - Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Torino

takinut@gmail.com

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