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Il Giornale Rassegna Stampa
22.07.2019 Tensione Inghilterra-Iran, Londra prenda esempio da Israele
Cronaca di Roberto Fabbri, ma il titolo è fuorviante

Testata: Il Giornale
Data: 22 luglio 2019
Pagina: 10
Autore: Roberto Fabbri
Titolo: «Londra impotente. Israele: siamo i soli a uccidere iraniani»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 22/07/2019, a pag.10, con il titolo "Londra impotente. Israele: siamo i soli a uccidere iraniani", il commento di Roberto Fabbri.

Il titolo del Giornale è un esempio di cattiva informazione. Israele infatti non ha detto che "uccide iraniani". Il Giornale, nell'ultimo paragrafo del pezzo, riporta la dichiarazione di un ministro del governo israeliano di cui non viene fatto neanche il nome. Il Giornale la interpreta e la piazza nel titolo, facendo così sembrare Israele un "Paese killer".

Ecco l'articolo:

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Roberto Fabbri

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Londra abbaia la sua frustrazione all'indirizzo di Teheran dopo il sequestro avvenuto sabato nello stretto di Hormuz della petroliera Stena Impero, battente bandiera britannica. Abbaia ma non morde, e questo semplicemente perché non è in grado di farlo: denti per azzannare i pasdaran iraniani che hanno compiuto un'azione militare palesemente illegale gliene sono rimasti troppo pochi. Lo ha detto chiaramente il ministro della Difesa Tobias Ellwood: non è vero, ha risposto a chi accusava la Marina britannica di inadeguata protezione, che siamo stati colti di sorpresa, semmai si tratta di un problema di capacità di intervento limitate. «La nostra Royal Navy ha ammesso il ministro è troppo piccola per gestire i nostri interessi in tutto il mondo. Se questo è ciò che vogliamo fare in futuro, allora il prossimo premier dovrà riconoscerlo ha aggiunto -: se vogliamo continuare a giocare un ruolo sulla scena internazionale dobbiamo investire di più nella nostra difesa». Ellwood ha toccato il tasto dolente.

 

 

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Lo conferma il fatto che il suo collega degli Esteri Jeremy Hunt continua a parlare genericamente di «una serie di opzioni da valutare» per reagire a quella che è una mossa volutamente provocatoria seguita al fermo a Gibilterra della petroliera iraniana Grace 1, avvenuto quindici giorni fa perché la nave era sospettata di trasportare greggio in Siria in violazione delle sanzioni applicate dall'Unione Europea. In pratica, l'Iran ha risposto a quello che ha definito «un atto di pirateria» con un altro atto di pirateria (la Stena Impero navigava nelle acque territoriali dell'Oman e non stava violando alcuna norma) e ha messo impietosamente a nudo l'incapacità di Londra di reagire adeguatamente. Hunt ha accennato all'ipotesi di imporre sanzioni britanniche a carico di Teheran, ha fatto sfoggio di parole grosse come «gravi conseguenze» e «robusta reazione», ma poi ha dovuto chiarire che l'uso della forza non è previsto e che la priorità del suo governo è quella di «trovare un modo per disinnescare la situazione». A Teheran se la ridono. Le uniche sanzioni arrivate sono quelle di Twitter, che ha bloccato alcuni account di media statali iraniani. E mentre viene assicurato che i 23 uomini dell'equipaggio sequestrato sono in buona salute «in un angolo sicuro del porto di Bandar Abbas» e che il loro rilascio dipenderà dalla loro collaborazione, il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Zarif si è cavato la soddisfazione di suggerire a Londra «prudenza e lungimiranza», evitando di farsi attirare nel complotto che a suo avviso il consigliere di Trump John Bolton avrebbe in mente per scatenare «la guerra del secolo». Da Israele invece arriva indirettamente a Londra un altro consiglio. Rispondendo a un giornalista che gli chiedeva cosa succederebbe «al nostro piccolo Paese» se fosse coinvolto in un conflitto con l'Iran, un ministro del governo Netanyahu ha detto che «siamo l'unico Paese che da due anni uccide iraniani. Li attacchiamo in Siria centinaia di volte, e la loro reazione è sempre molto limitata. E non perché non ne abbiano la capacità, ma perché sanno che Israele fa sul serio».

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