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La Stampa Rassegna Stampa
15.07.2016 Oggi annunciato il vice di Trump: riemerge l'America profonda, conservatrice a oltranza e antimoderna
Commento di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 15 luglio 2016
Pagina: 14
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Trump vola nei sondaggi e si affida al prudente Pence»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/07/2016, a pag. 14, con il titolo "Trump vola nei sondaggi e si affida al prudente Pence", il commento di Paolo Mastrolilli.

A seguito dell'articolo di ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=63070) in cui Angelo Pezzana descriveva i possibili vice di Hillary Clinton, oggi riprendiamo il commento di Mastrolilli sul probabile vice scelto da Trump, tale Mike Pence.

Lo descrive bene Mastrolilli, e dunque non aggiungiamo niente. Sottolineiamo soltanto che Pence è espressione di un'America profonda, conservatrice a oltranza nel senso più deprecabile. Pence è l'esempio di un politico contro la modernità e il progresso. Non conosciamo ancora il programma di Trump; quello di Pence, invece, è fin da ora chiarissimo.

Ecco l'articolo:

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Paolo Mastrolilli

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Mike Pence con Donald Trump

Donald Trump sale nei sondaggi, raggiunge e in qualche caso supera Hillary Clinton, e oggi annuncia il suo vice che potrebbe essere il governatore dell’Indiana Mike Pence, cioé un conservatore affidabile con la missione di riunificare il Partito repubblicano in vista del voto di novembre.

Lunedì comincia la Convention repubblicana a Cleveland, e i segnali si fanno incoraggianti per Trump. Se oggi a New York annunciasse la scelta di Pence come vice, sarebbe un passo significativo: Donald pensa di avere una possibilità concreta di vincere, e quindi fa le mosse più prudenti. In finale per il posto di vice erano arrivati il governatore del New Jersey Christie, l’ex Speaker della Camera Gingrich, e il generale Michael Flynn. In origine Trump voleva un politico esperto, ma anche un “cane da attacco” come lui. Poi però i suoi figli, e in particolare il genero Jared Kushner, hanno spinto in una direzione diversa: per gli attacchi basti tu, come vice è meglio una persona navigata che tranquillizzi l’establishment e unifichi il partito. Pence ha esperienza, perché ha fatto anche il parlamentare. Viene dal Tea Party, è anti gay e anti aborto. All’inizio delle primarie aveva sostenuto il senatore del Texas Cruz, pupillo degli evangelici e principale rivale di Donald, ma non ha rotto con i notabili del Gop che lo considerano un interlocutore affidabile. In sostanza il profilo giusto per equilibrare il “ticket”. Non viene da uno stato conteso, ma l’Indiana è comunque è tra il Midwest e la Rust Belt industriale, dove le presidenziali si decideranno fra i colletti blu e la classe mediobassa bianca di Ohio, Pennsylvania, Wisconsin e Michigan. Se la scelta cadrà su Pence, il segnale mandato da Trump è che ha capito di poter vincere, ed è disposto a fare le mosse politiche sagge necessarie a riuscirci.

Questa sensazione viene dagli ultimi sondaggi, che sembrano confermare come Hillary abbia accusato il colpo dello scandalo mail, dove ha evitato l’incriminazione, ma non i pesanti rimproveri dell’Fbi. Secondo il New York Times, a livello nazionale Donald l’ha raggiunta col 40% dei consensi, mentre il 67% degli americani giudica l’ex first lady disonesta. Un rilevamento della Rasmussenn dà addirittura Trump in netto vantaggio, 44 a 37%. Negli stati più contesi il repubblicano è passato avanti in Florida, mentre la Clinton conserva un vantaggio di un punto in Ohio, e di tre in Pennsylvania, Iowa e Virginia. In altre parole la corsa è aperta, e l’abbrivio al momento sembra favorevole a Donald. A questo si aggiungerà la cassa di risonanza della Convention, che comincia lunedì a Cleveland, da cui il candidato repubblicano uscirà con il tradizionale “bounce”, un rimbalzo nei sondaggi.

Il programma si profila inusuale, in linea con l’intera campagna: pochi politici con grande profilo ma piccoli serbatoi elettorali, e molti personaggi popolari. Nessuno della famiglia Bush sarà presente, così come il candidato del 2012 Romney, ma a Trump non dispiace perché non portano voti. Al loro posto il campione di football Tim Tebow, forse la medaglia d’oro olimpica e trans Caitlyn Jenner, la golfista Natalie Gulbis, la prima comandante donna della shuttle Eileen Collins, il cofondatore di PaylPal Peter Thiel, e il nero Jamiel Show, diventato attivista dopo che suo figlio è stato ucciso da un immigrato illegale.

La prima serata sarà dedicata all’attentato di Bengasi, da cui è nato il caso mail, per attaccare la credibilità di Hillary con Rudy Giuliani e la moglie di Trump Melania, senza dimenticare una presentazione per ricordare le scappatelle sessuali di Bill. La seconda sarà dedicata all’economia, con Donald Trump junior e il governatore del Wisconsin nemico dei sindacati Scott Walker. La terza sarà dominata dai discorsi di Cruz e del vice, e la quarta da Tebow, Ivanka Trump, e naturalmente lui. Quando dal tetto scenderanno i palloncini, Donald punterà ad essere in testa ai sondaggi e lanciato verso la Casa Bianca.

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direttore@lastampa.it

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