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La Stampa Rassegna Stampa
22.08.2015 Avvocato algerino arrestato: terrorista ? Amnesty Italia lo difende, ovvio, è un odiatore di Israele
Cronaca di Andrea Rossi

Testata: La Stampa
Data: 22 agosto 2015
Pagina: 17
Autore: Andrea Rossi
Titolo: «Difensore dei diritti o terrorista ?»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/08/2015, a pag.17, con il titolo " Difensore dei diritti o terrorista ? ", l'articolo di Andrea Rossi su Rashid Mesli.
In quanto al punto interrogativo ci si può richiamare alla condanna del tribunale algerino, per cui la domanda non si pone, è terrorista. Di quel tribunale si può anche diffidare, ma allora non sarà male, per capire il personaggio, valutare questa frase "
Nel 2004, in Svizzera, ha contribuito a creare Al Karama, una fondazione che denuncia la violazione dei diritti umani nel mondo arabo.Un milione di franchi svizzeri di budget, è sospettata da alcuni Paesi di legami con Al Quaeda tanto che l’anno scorso gli Emirati Arabi l’hanno inserita tra le organizzazioni terroristiche. C’è un altra vicenda che incombe su Mesli: la Commissione araba per i diritti umani, ong accreditata all’Onu dal 2004 e di cui è stato portavoce fino al 2008, nel 2002 ha partecipato alla pubblicazione di un opuscolo antisemita, «Il Manifesto giudeo- nazista di Ariel Sharon». "che non lascia dubbi sul 'pensiero' dell'avvocato. Che lo difenda il portavoce italiano di Amnesty Riccardo Noury, è un altro punto in favore del tribunale algerino, non c'è odiatore di Israele che il Noury non difenda.

Ecco la cronaca:

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Rachid Mesli                                Andrea Rossi

Chi è Rachid Mesli, l’uomoarrestato dalla polizia di frontiera in base a un mandato di cattura internazionale vecchio di 13 anni? Secondo le associazioni per i diritti umani, Amnesty International in testa, è un perseguitato. Per il governo algerino è un fiancheggiatore di gruppi terroristici. Avvocato, 68 anni, ha difeso i capi del Fronte Islamico di Salvezza, il partito che vinse le elezioni nel 1991 ma fu abbattuto un anno dopo da un colpo di Stato. Nel 1996 è stato arrestato con l’accusa di aver «incoraggiato il terrorismo ». In cella per tre anni, ha dichiarato di essere stato torturato. Nel 2002 è stato condannato a vent’anni per lo stesso reato, ma due anni prima era fuggito a Ginevra. La Svizzera gli ha riconosciuto lo status di rifugiato politico. Mesli è stato arrestato al traforo del Gran San Bernardo: stava entrando in Italia in auto con la moglie e uno dei suoi tre figli. Oggi la Corte d’Appello di Torino, che è competente per distretto, dovrebbe decidere se convalidare l’arresto. Potrebbe farlo, eventualmente decidendo di scarcerare l’uomo, che ha passaporto francese, oppure non convalidare, come avvenuto in Germania e Gran Bretagna, quando fu rilasciato dopo essere stato fermato. Poi toccherà alla procura generale di Torino esaminare il caso e di nuovo alla Corte d’Appello esprimersi sulla richiesta di estradizione che, secondo la legge italiana,non può essere concessa per un reato politico né quando c’è ragione di ritenere che il condannato rischi atti persecutori o discriminatori. L’Algeria reclama Mesli per fargli scontare vent’anni di reclusione. «Sono sempre stato considerato una minaccia perché mi occupavo dei prigionieri politici», aveva raccontato Mesli qualche anno fa. «Non mi perdonano di aver trascinato l’Algeria davanti al gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria dell’Onu che nel 2001 ha definito ingiusto il processo ai leader del Fronte islamico». Nel 2004, in Svizzera, ha contribuito a creare Al Karama, una fondazione che denuncia la violazione dei diritti umani nel mondo arabo.Un milione di franchi svizzeri di budget, è sospettata da alcuni Paesi di legami con Al Quaeda tanto che l’anno scorso gli Emirati Arabi l’hanno inserita tra le organizzazioni terroristiche. C’è un altra vicenda che incombe su Mesli: la Commissione araba per i diritti umani, ong accreditata all’Onu dal 2004 e di cui è stato portavoce fino al 2008, nel 2002 ha partecipato alla pubblicazione di un opuscolo antisemita, «Il Manifesto giudeo- nazista di Ariel Sharon». Per chiedere il rilascio dell’avvocato algerino si sono mobilitate tutte le associazioni per i diritti umani. Amnesty gli ha fornito supporto legale, inviando alla Corte d’Appello di Torino una nota sulla sua vita. «Se torna in Algeria rischia di subire altre persecuzioni», dichiara il portavoce Riccardo Noury.

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