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La Stampa Rassegna Stampa
24.07.2015 I finanziamenti a senso unico dell'UE vanno ai 'poveri palestinesi'
Analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 24 luglio 2015
Pagina: 15
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Nei villaggi targati Ue in Cisgiordania che sfidano coloni e soldati israeliani»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/07/2015, a pag. 15, con il titolo "Nei villaggi targati Ue in Cisgiordania che sfidano coloni e soldati israeliani", l'analisi di Maurizio Molinari.

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Maurizio Molinari

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Strutture illegali costruite dall'Ue nei territori contesi del West Bank in aperta violazione delle leggi internazionali

Nell’area più contestata della West Bank almeno 250 famiglie beduine vivono in un insediamento di prefabbricati con sopra stampati i simboli dell’Unione Europea. Si tratta delle colline «E-1» che si estendono per 12 chilometri quadrati a Nord-Est di Gerusalemme: gli israeliani vogliono controllarle per garantire continuità fra la città e l’insediamento di Maalei Adumim mentre i palestinesi le ritengono indispensabili per assicurare contiguità, nel futuro Stato, fra Ramallah e Betlemme ovvero Nord e Sud della Cisgiordania.

Il braccio di ferro è aspro al punto che l’unico edificio in muratura nell’E-1 è una stazione semivuota di polizia israeliana: muovere un fuscello da queste parti significa innescare tempeste diplomatiche e violenze. Ma percorrendo la strada 437, attorno all’E-1, ci si accorge che in realtà degli abitanti ci sono. Khan Al-Ahmar è un accampamento di beduini della tribù Jahalin dove tutto o quasi viene dall’Ue. Percorrendo la strada sterrata che lo attraversa si superano dozzine di prefabbricati sui quali è stampata la bandiera blu con le stelle dorate. E lo stesso vale per impianti a energia solare, latrine e aule scolastiche.

Bandiere a dodici stelle
Sul lato opposto della collina c’è un altro accampamento, dove il capotribù Eid Jahalin, mostra con orgoglio la bandiera Ue sul frigorifero, spiegando che «dobbiamo tutto agli europei» a cominciare dalla «Scuola di gomme» che la ong italiana «Vento di Terra» ha realizzato nel 2012. La famiglia di Eid abita in queste tende dal 1951 «quando arrivammo dopo aver perduto le terre nel Negev nel 1948 per mano israeliana» e afferma di aver vissuto «senza aiuti fino all’arrivo degli europei». E mostra un libro di dediche in cui spicca la firma di Ed Miliband, ex leader laburista britannico.

Se l’Unione europea ha trasformato l’accampamento beduino in un proprio insediamento de facto è perché il suo ufficio per gli Aiuti umanitari nella West Bank elargisce fondi - dall’inizio dell’anno 5,5 milioni di euro - per «interventi umanitari» a sostegno dei circa 300 mila arabi dell’«Area C» ovvero il 61 per cento della Cisgiordania che, sulla base degli accordi di Oslo del 1993, resta sotto amministrazione militare e civile israeliana perché è qui che si trovano gli insediamenti ebraici con circa 400 mila abitanti.

Ong contro militari
Sono oltre una dozzina le maggiori aree di intervento Ue dove unità mobili, scuole, strutture abitative, impianti idrici e solari sono stati consegnati alle tribù beduine, che nell’«Area C» coincidono con la popolazione araba non essendoci centri urbani palestinesi. A Wadi Abu Hindi l’accampamento Ue è stato creato nel 2009, ospita almeno 150 famiglie e cresce di qualche unità mobile ogni settimana nella valle che separa due insediamenti ebraici.

Le frizioni Ue-Israele sono all’ordine del giorno. Un rappresentante della Commissione Europea a Gerusalemme, chiedendo l’anonimato, ne spiega la dinamica: «I nostri sono interventi umanitari in territori occupati e non richiedono il permesso alle autorità territoriali». A gestirli sono cinque Ong - i francesi di Acted e Pu-Ami, i norvegesi di Nrc, gli spagnoli di Acf e gli italiani di Gvc - che coordinano una rete capillare di azioni, entrata in aperta collisione con gli israeliani a Susya, a Sud di Hebron, dove la contesa territoriale fra un insediamento ebraico e un villaggio beduino ha visto la Corte Suprema di Gerusalemme autorizzare la demolizione di quest’ultimo, innescando la crisi.

Strutture danneggiate
Da gennaio sono 104 le «forniture Ue» che i soldati hanno rimosso o danneggiato nei villaggi beduini. «L’Ue ha un’agenda - afferma Ovad Arad, direttore di Regavim, il gruppo israeliano che segue le attività europee - e punta a ostacolare gli insediamenti ebraici, favorendo quelli arabi». È una crisi che minaccia di allargarsi perché il viceministro degli Esteri, Tzipi Hotovely, studia leggi per ostacolare le Ong nell’«Area C» e Bruxelles ha in cantiere la contromossa: un coordinamento fra inviati nella West Bank per intervenire assieme contro i danni alle «strutture Ue».

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