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La Stampa Rassegna Stampa
22.07.2015 L'Italia guarda alla Silicon Wadi di Israele. Renzi: 'E' qui il futuro'
Analisi di Maurizio Molinari, commento di Ferdinando Boero

Testata: La Stampa
Data: 22 luglio 2015
Pagina: 7
Autore: Maurizio Molinari - Ferdinando Boero
Titolo: «Dai social network alla medicina nasce l'alleanza nell'alta tecnologia - Così la scienza può aiutare a costruire una vera pace»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/07/2015, a pag. 7, con il titolo "Dai social network alla medicina nasce l'alleanza nell'alta tecnologia", l'analisi di Maurizio Molinari; con il titolo "Così la scienza può aiutare a costruire una vera pace", il commento di Ferdinando Boero.

Ecco gli articoli:

Maurizio Molinari: "Dai social network alla medicina nasce l'alleanza nell'alta tecnologia"

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Maurizio Molinari

Il software del gps per identificare le cellule tumorali, la neuroscienza come ricetta per la crescita, l’architettura digitale armonizzata con i comportamenti umani e 750 medici italiani impegnati nei laboratori dello Stato ebraico. Nell’auditorium Jaglom dell’Università di Tel Aviv alta tecnologia e innovazione accomunano Italia e Israele in un workshop a cui partecipa il premier Matteo Renzi, con tanto di laptop aperto sulla scrivania.

App degli automobilisti
«Innovazione Italia-Israele, dalla conoscenza alla crescita» è un punto d’arrivo e d’inizio. D’arrivo perché è il frutto degli accordi siglati fra i due governi, stanziando 10 milioni di euro annuali per la ricerca, e d’inizio perché schiude l’orizzonte dell’innovazione alle migliaia di studenti italiani che possono avere accesso a laboratori, centri di studio e università. Joseph Krafter, presidente dell’ateneo, parla di «sfida della crescita possibile grazie alla passione per l’innovazione che accomuna le nostre democrazie».

Alessandro Torcini, del laboratorio congiunto di neuroscienze, disegna sullo schermo i progressi avveniristici ottenuti assieme al collega Uri Asheri della «Sagol School». Ronit Sachi-Fainaro, del laboratorio di nano-medicina, e mostra come il gps della popolare app «Waze» - il social degli automobilisti, acquistato da Google - può aiutare a identificare nel cervello le cellule da neutralizzare per combattere, o anticipare, un tumore.

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Tel Aviv, cuore economico di Israele

Ad ascoltare in platea, fra le star delle start up israeliane, c’è proprio il co-fondatore di «Waze», Uri Levine, che si è laureato in questo ateneo e dice di credere nella sfida di «crescere assieme». È lo stesso concetto che esprime Maurizio Rossi, ceo di H-Farm, che vive facendo la spola fra Venezia e Tel Aviv nella convinzione che possa avere successo una fusione di risorse umane e sistemi economici che Marco Gilli, rettore del Politecnico di Torino, riassume così: «Israele ha l’alta tecnologia, noi le manifatture, assieme possiamo andare lontano».

A testimoniarlo sono 21 rettori italiani presenti, i 7 laboratori congiunti e il progetto «Forum Italia-Israele» sulla medicina che vede 750 medici del nostro Paese impegnati in iniziative come la joint venture fra Politecnico di Milano e Technion di Haifa che prevede il doppio PhD: ottenendolo in un ateneo lo si riceve anche nell’altro. «La collaborazione dell’innovazione fra i nostri Paesi è una storia di successo - riassume Stefano Boccaletti, addetto scientifico dell’ambasciata d’Italia - che continuerà a sorprenderci».

«Modello di innovazione»
Il premier Renzi ascolta, prende appunti sul laptop, chiede chiarimenti su progetti e ricerche, e dopo la conclusione dei lavori da parte dell’ambasciatore Francesco Talò, commenta: «Quanto abbiamo visto e sentito testimonia come Israele non è solo il Paese delle nostre radici, delle radici di tutto il mondo, ma è anche il Paese del nostro futuro» e ciò spiega perché «Israele può essere un modello di innovazione da seguire» dunque «a noi spetta il compito di rafforzare questo ponte anziché continuare discussioni infinite sulle riforme da fare». Nella visione del premier l’innovazione bilaterale che ha toccato con mano qui nell’auditorium dell’ateneo di Tel Aviv può portare i due Paesi a crescere assieme come «Smart Nations» nel Ventunesimo secolo.

Ferdinando Boero: "Così la scienza può aiutare a costruire una vera pace"

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Ferdinando Boero

Oggi più che mai, vista la grande instabilità in molti paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, è necessario costruire ponti tra i popoli, a fronte dei muri (di cemento e di incomprensione) che li dividono. Il ruolo dell’Italia può essere di mediatore tra popoli in conflitto, costruendo rapporti con i singoli Paesi e arrivando poi a farli collaborare su alcune tematiche attraverso progetti comuni.
La scienza è il mezzo principe per ottenere questi risultati. Valutare lo stato dell’ambiente non ha implicazioni politiche o religiose. Pianificare reti di Aree Marine Protette che portino a politiche ambientali condivise, spinge alla collaborazione e alla pace. Scienziati di fede e orientamento politico diversissimi, quando affrontano problemi di questo tipo parlano la stessa lingua (di solito l’inglese) e si valgono degli stessi strumenti concettuali, arrivando alle stesse conclusioni. L’identità dei popoli, quando si parla di scienza, viene meno: gli scienziati fanno parte di un’unica comunità, la comunità scientifica. E i rapporti si rinsaldano con lo scambio di studenti e docenti come il progetto Erasmus ha dimostrato nella Ue.

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Nella Silicon Wadi di Israele


Le missioni governative che portano i rappresentanti della comunità scientifica di due Stati a confrontarsi, con visite ufficiali alle Università e ai Centri di Ricerca di paesi «amici», sono vere e proprie missioni diplomatiche. I media, di solito, non «coprono» queste notizie. Prima della visita del premier Renzi, il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini ha portato in Israele una delegazione di rettori e di ricercatori di Università e Enti Pubblici di Ricerca italiani per una serie di confronti con la comunità scientifica israeliana, in vista di nuovi programmi di ricerca, trasferimento tecnologico, scambi di studenti e di docenti. Israele è estremamente competitiva nel campo delle tecnologie agricole, mediche e farmaceutiche, nella gestione delle acque, nella robotica e nelle nanotecnologie. Le Università israeliane traggono molti fondi dall’utilizzo dei brevetti sviluppati dal loro personale scientifico e tecnologico. L’Italia è un paese a fortissima vocazione manifatturiera e sappiamo trasformare l’innovazione in produzione. Noi possiamo insegnare a produrre e imparare a gestire meglio il frutto dei nostri intelletti.

Ho fatto parte di questa missione in rappresentanza della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, il primo centro di ricerche marine del mondo. La comunità scientifica, nonostante tutte le avversità, continua a lavorare per l’unione dei popoli, perché la scienza ci insegna che siamo un’unica specie, che vive in un unico ambiente, e dobbiamo avere cura della nostra casa comune.

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