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La Stampa Rassegna Stampa
05.04.2015 Il califfato ha riunito i terroristi (ma non vanno dimenticati i Fratelli Musulmani)
Commento di Domenico Quirico

Testata: La Stampa
Data: 05 aprile 2015
Pagina: 1
Autore: Domenico Quirico
Titolo: «Il califfato ha riunito i terroristi»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/04/2015, a pag.1/3, con il titolo " Il califfato ha riunito i terroristi " il commento di Domenico Quirico.

L’imbroglio delle sigle aveva offerto finora qualche piccola occasione di ripiego, distinguere cioè nell’armata dei fanatici senza frontiere i cattivi e i cattivissimi. Con l’illusione che metter contro, a parole, Al Qaeda e Califfato dell’Isis, immaginandoli involti in feroci discordie e pronti ad azzannarsi, concretizzasse poi per l’occidente sfatate gherminelle. Risparmiandoci amaro e faticoso scotto. Era una di quelle illusioni che sono guaribili solo nell’esperienza, favola che quanto più è lontana e fuor del mondo tanto più aggrada e contenta. Ora la maschera è caduta, non ci sono più alibi. Il terrorismo messianico di stampo universalista che rifiuta il mondo occidentale con una violenza senza precedenti e sta costruendo il grande stato islamico, si è saldato in ufficiale e proclamata unità. Ayman Al Zawahiri, il declinante erede di Bin Laden ha invitato, secondo testimonianze che arrivano dall’interno di quel gorgo, i frusti avanzi del Terrorismo Catastrofico, già ridotto a puro nome, Al Qaeda, a confluire nel fronte comune di cui il califfato diMosul (guidato da Al Baghdadi) è casa madre, simbolo di successo e motore indaffaratissimo.L’obiettivo è comune: imporre la sharia (legge islamica, ndr) come legge universale, recidere ogni forma di dialogo e distruggere non solo più i simboli del mondo modellato dall’occidente ma anche, senza alcun dubbio, gli abitanti. Come diceva un personaggio che ha qualche responsabilità in questi disastri, l’ex capo del Pentagono ai tempi di George W. Bush, Donald Rumsfeld, «non è la coalizione che fa la missione ma la missione che fa la coalizione». «Uccidiamo insieme» Il superamento, nell’ecumene islamista, della fase puramente distruttiva per avviare quella mille volte più pericolosa dello scontro diretto e dell’occupazione del territorio, ora sembra confermata anche sul piano «istituzionale». Che ossessiona solo la ingegnosità perifrastica degli analisti d’occidente. Per capire, e con largo anticipo, era sufficiente esser stato una volta in Siria.Uno dei capi di Al Nusra, (il braccio siriano di Al Qaeda) scuro capelli neri, viso screpacciato come quello di una guida alpina, mi descrisse, a Idlib già nel 2012 feudo di Al Qaeda, l’alleanza che c’era tra le varie sigle islamiste sul campo di battaglia, con la precisione di un delicato pezzo di orologeria: «Uccidiamo insieme (disse proprio così: uccidiamo, non combattiamo), siamo fratelli nella fede…». Attorno a noi le rovine di una civiltà morta. Provai un’improvvisa, inspiegabile paura come se uscendo di lì, dovessi trovare sfasciato il mondo. Oltre Bin Laden Il totalitarismo islamico, ormai affidato a militanti senza più radici «nazionali» o politiche, ma mossi da una visione trascendente assoluta, cambiare il mondo, ha un unico simbolo: il califfato: «...Sia lodato Allah ,che rivela il Libro, domina sulle nubi, sconfigge i nemici..». In una fatwa del 1998 di Al Qaeda «contro gli ebrei e i crociati», si dava una definizione dei musulmani che è perfettamente adatta a questo incombente mondo totalitario: il popolo che combatte per qualcosa di più che un piatto di cibo… Il superamento della creazione di Bin Laden si compie nel suo auto- dissolversi all’interno del nuovo e ben più potente leviatano, il califfato. Il network del terrore Al Qaeda aveva intuito le possibilità terribili che sono contenute in una violenza teologica e nell’aggregare le diverse organizzazioni politiche che praticavano la violenza attraverso tutto ilmondomusulmano: dal Marocco alle Filippine, dalla Cecenia allo Xinjiang ai rifugiati e ai dispersi in Europa e nell’America del Nord.Ma questa aggregazione era stata annodata con il mitologizzare la personalità simbolica di Osama bin Laden, un misto di ideologo e di bruto, di sant’uomo e di serial killer, mentore e maestro di terrorismo. Elemento di obiettiva debolezza. Il califfato ha sostituito allo «sceicco Osama» un forte movimento automatico, preordinato che avanza verso la meta e si rimette in azione dopo ogni sconfitta quasi per forza intrinseca. Non c’è nessuno più inutile, in fondo, del califfo Abu Bakr! La sfida del salafismo Altra perfida ed efficace intuizione fu quella di procedere al reclutamento deimilitanti dell’islamismo radicale non più tra gli spiantati, ma tra le università scientifiche e tecniche del mondo arabo musulmano,quindi in grado di produrre non attentati rudimentali, ma attacchi sofisticati. La sintesi tra alto livello intellettuale, scelta del sacrificio e volontà granitica li rende estremamente pericolosi. Il califfato ha imparato la lezione: recluta, per impinguare le proprie file di facinorose presenze, ingegneri e medici, esperti in informatica e comunicazione, ma non per sistemare bombe, compito alla fine sterile, ma per organizzare e gestire uno Stato, lo Stato che distruggerà tutti gli altri. Ora lo scenario della battaglia finale a cui esplicitamente ci invitano è definito e ci vieta elusioni e sfalsamenti: il salafismo il cui intento è tornare a una lettura ultraortodossa e puritana dell’islam che tende a superare le differenze etnopolitiche esistenti tra i Paesi musulmani, è l’ideologia comune del totalitarismo islamista. E spazza via le sfumature tra gli islam care a chi delinea, ancora, figure immaginose di evi musulmani tutto stupore e favola. Il salafismo è davvero l’unica forza capace di produrre nuovamente un gran caos nel quale gli estatici combattenti che vivono per trascendere le proprie limitazioni in orge di autoaffermazioni, calpesteranno il mondo, il loro e il nostro. Il messaggio comune è: «Male, sii tu il mio bene!». Ma vi è anche il tentativo di provare che il male è bene, perché il male islamista si rende virtuoso col distruggere gli altri mali, quelli degli infedeli e degli apostati. Ciò che lega, in fondo, tutti i movimenti islamisti violenti e che costituisce la grande e terribile scoperta politica del califfato è la distruzione dell’idea che il musulmano debba scegliere tra bene e male. Essi stanno trascinando il complesso di quel mondo in una dannazione fisica e morale col costringerlo ad essere malvagio e col travolgerlo in azioni totalmente inumane. La violenza è la malattia più infettiva che esista. E il nostro mondo è protetto da mura di gusci d’uovo che potrebbero esser spazzati via in un giorno.

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