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La Stampa Rassegna Stampa
31.01.2015 Stato Islamico/Califfato: così si espande
Commenti di Domenico Quirico, Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 31 gennaio 2015
Pagina: 12
Autore: Domenico Quirico-Giordano Stabile
Titolo: «Quelle terre abbandonate al jihad dove regnano emiri e kalashnikov-Così Boko Hamam ha portato l'Isis nel cuore dell'Africa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 31/01/2015, a pag. 12/13, il commento di Domenico Quirico dal titolo " Quelle terre abbandonate al jihad dove regnano emiri e kalashnikov" e quello di Giordano Stabile dal titolo "Così Boko Hamamha portato l'Isis nel cuore dell'Africa"

Domenico Quirico: " Quelle terre abbandonate al jihad dove regnano emiri e kalashnikov "

Domenico Quirico

Tre anni fa, al confine nord del Niger, nel massiccio dell’Air. Il passaggio di Salvador verso la Libia, cuoredi tutti i traffici,nonèlontano. Qui non ci sono dune di sabbia ma rocce da incubo. Ci sono volutimillenni di tranquillità sotto il sole e sotto le piogge per scolpire e levigare quelle collezioni di figure inquietanti, cataste di blocchi levigati dall’aspetto molle, con rotondità e contorni strani a forma di bestie. E sempre il silenzio; sempre nessuno. L’espansione Libia, Niger, Mali, Algeria, Mauritania: una geografia che non ha più valore, frontiere scomparse. Questo è il Sahelistan dove non comandano più eserciti, giudici, governi, ma il jihad. I padroni delle sabbie, delle foreste, degli uomini, dei traffici sono emiri, contrabbandieri diventati santoni, tuareg convertiti al salafismo, cattivi profeti con il corano nello zaino e il kalashnikov in pugno. Il fronte sud del jihad, che ha giurato di distruggerci e avanza verso l’Africa centrale.Migliaia di chilometri quadrati sono stati occupati da guerriglie periferiche che non hanno mosso la pigrizia delle cancellerie occidentali. Non ci siamo accorti di questa avanzata, e così ritorna il vuoto sulle carte geografiche. InKenya, amigliaia di chilometri da qui, i jihadisti fanno scendere dagli autobus coloro che non sanno recitare versetti del corano e li uccidono in mezzo alla strada, invocando la benedizione di Dio. Nel nord della Nigeria bruciano le città come i re assiri, conquistano basimilitari, mettono in fuga l’esercito. Abubakar Shekau, il califfo nero, governa ferocemente ormai un territorio immenso più grande della Francia. E non sappiamo neppure la sua data esatta di nascita: un pazzo, dicevano, solo uno squilibrato… Non ci siamo accorti che nelle moschee diBamako e sulle rive del Niger «la Gente della summa e del corano», come amano chiamarsi iwahabiti, guadagna terreno, con prediche infuocate, sull’islamdei sufi edeimarabutti, tacciato di antropolatria e blasfemia.Milioni di affamati e di senzatutto cominciano ad ascoltare le sirene di una palingenesi semplice e risolutiva. Il contrabbandiere Imiei amici tuareg hanno acceso il fuoco all’apertura di una larga vallata, una specie di pianamurata intornodamucchidi mostri morti. Nel pomeriggio vediamomutare i colori e la natura delle pietre, i graniti diventano più friabili e più incolori. I minuti rami aromatici con cui hanno acceso il fuoco fanno una grande fiammata emolto fumo. Abbiamo appuntamento con Ahmed Boghari, un altro tuareg che chiamano «il contrabbandiere ». Spunta dalle rocce con il buio, come se fosse sempre statoqui adattenderci. I colori delle sue vesti non sono il bianco e il blu: è il nero dei salafiti, la divisa fondamentalista.È piccolo, giovane, volto e tratti in miniatura inquadrati da una leggera barba nera, un certo fascino quasi femminile. Curva ogni tanto la testa agile come sotto il peso di un turbante troppo pesante. Capisci che nullapuò averpresa sudi lui,né la pazienza né la minaccia né la gentilezza o la tortura.Raccontano come il suo potere tra i capi di al Qaeda stia crescendo, sotto lo sguardo inquieto dei vecchi capi. «Chi sei tu? Un poliziotto?» e ride come se avesse pronunciato una parola sconveniente a un pranzo elegante. «Sono un viaggiatore ». «Anche io viaggio, sono un meccanico, i miei viaggi sono lunghi duemila chilometri nel deserto, una settimana andata e ritorno. Nel deserto ti può accadere di tutto, il motore in panne e sei morto… meglio avere un buon meccanico pronto a intervenire nel 4 x 4...». Scambia con i miei accompagnatori sorrisi che sono brevi lampi. Ahmed si occupa dei traffici nel deserto, dal Camerun alla Libia: armi, droga,migranti, falsi medicinali, combattenti che scendono dal nord verso le nuove battaglie africane dell’integralismo o salgono per andare a rafforzare le brigate del califfo siriano Tutti pagano, lo fanno ricco, aumentano i miliziani che gli obbediscono. I campi segretineldeserto Il suo dominio sono decine di «campi» segreti nel deserto, acqua, munizioni, benzina, viveri nascosti nella sabbia. Per ritrovarlibastaunGps. Èlui chemiha spiegato come le frontiere non esistano più: «due miei zii erano contrabbandieri nei vecchi tempi, prima che arrivassero i rivoluzionari. Odiavano come la peste i soldati di Gheddafi: ah! come odiavano elicotteri, aerei, campi minati, tutto avevano messo in piedi per impedire di fare buoni affari…ma questo ormai non esistepiù, sietevoi infedeli checontinuate a credere alle frontiere...». Il trafficodi armi edroga Mi raccontò che lui e i suoi «soci» avevano trasferito tonnellate, disse proprio così tonnellate di armi, dalla Libia verso l’Africa, anche i missili antiaerei che la Francia aveva venduto (settecento!) al colonnello. «Guerra… contrabbando: uff! Uno alimenta l’altro. Dite che la droga è vietata dall’Islam? Ma il consumo, non il commercio! Noi non ci droghiamo:mai. E non vogliamo diventare ricchi, vogliamocontrollare ilSahel epoi l’Africa in nome di dio». Armi passate per queste piste sono state ritrovate nella Repubblica Centrafricana, nellemani dei ribellimusulmani. «Sevuoi,viaggiatore,posso portarti fino in Nigeria dai nostri alleati Boko Haram o in Ciad… non vedrai mai un soldato o un gendarme, solo bravi combattenti di dio per chilometri… e senza mostrare il tuo passaporto. Sei con me! …le frontiere!». Si alza, deve andare. Grossi scorpioni verdi si sono avvicinati per scaldarsi al nostro fuoco. Ahmed li getta tra le ceneri ardenti, dove si contorcono e si consumano.

Giordano Stabile: " Così Boko Hamam ha portato l'Isis nel cuore dell'Africa"

Giordano Stabile

Dal punto di vista dell’immagine sono all’opposto.Da una parte Abu Bakr al Baghdadi, due sole fototessere in nostro possesso, una sola apparizione, alla Grande Moschea di Mosul nel luglio del 2014. Dall’altra Abubakar Shekau, jihadista dalla mimica dei rapper, gesticolante e sbruffone nelle decine di video che lo vedono protagonista: «Mi diverto a sgozzare gli infedeli come mi diverto a sgozzare galline». Ma il leader dei Boko Haram è diventato il miglior allievo del califfo dello Stato islamico. L’unico ad aver occupato territori paragonabili, ad averne applicato fino in fondo la logica genocidaria. Shekau ha assunto il comando nel 2009, dopo l’uccisione di Mohamed Yusuf, suo maestro e fondatore dei Boko Haram, la setta «contro l’educazione proibita », cioè occidentale. Forse è nato in Niger, sul confine, in quell’angolo dove si incontrano il Sahel e Camerun, Ciad, Nigeria. Era stato dato per morto in quel raid del 2009. È sopravvissuto alla terra bruciata applicata dall’esercito fra il 2009 e il 2011. Repressione selvaggia che ha spinto moltissimi giovani musulmani a unirsi al jihad. Quindicimilauomini Shekau primamutua le tecniche diAlQaeda: kamikaze, autobombe, guerriglia a bassa intensità contro esercito e istituzioni. A metà del 2013BokoHaramsi trasforma. Cominciano i massacri neivillaggi, controi civiliaccusati di collaborare con il governo. Le forze armate hanno pochi uomini, che vedono di rado lo stipendio. Il presidente Goodluck Jonathan favorisce lanascita dellemilizie di autodifesa.Èuno scenario iracheno.Vince chi è più spietato e per Shekau è l’ideale. Nell’autunno del 2014 arriva il «bayah», giuramento di fedeltà allo Stato islamico: si proclama emiro, governatore locale, un gradino sotto al califfo. Cambia la bandiera, che assume il tondo bianco dell’Isis. Si passa alla fase militare. Copiando lo Stato islamico, Shekau attacca la più importante base militare nel nord-est, con ondate di camion kamikaze. Il bottino di armi è impressionante. Pochi giorni dopo investe la città di Baga sul lago Ciad.Èil più grande massacro, 2mila civili morti. Ora Boko Haramdomina tutto il nord-est, assedia il capoluogo del Borno Maiduguri, è cresciuto da 5 mila a 10-15 mila uomini. Uniche a contrastarlo, in questo momento, le truppe ciadiane, che ieri gli hanno strappato la cittadina di Malam Fatori. Il freddo calcolo delle vittime mensili dà un’idea della sua spaventosa avanzata: da 100 nel 2012, a 2500 in questo gennaio, il peggiore negli ultimi quarant’anni per la Nigeria.

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