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La Stampa Rassegna Stampa
26.08.2014 Ex-nazisti: mai dimenticare
Maurizio Molinari intervista Samy Modiano, cronaca di Tonia Mastrobuoni

Testata: La Stampa
Data: 26 agosto 2014
Pagina: 13
Autore: Maurizio Molinari- Tonia Mastrobuoni
Titolo: «Guardie ? Erano mostri, paghino pure a 90 anni-Caccia agli ultimi aguzzini di Auschwitz»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/08/2014 a pag.13, l'intervista di maurizio Molinari a Sami Modiano, dal titolo "Guardie ? Erano mostri, paghino pure a 90 anni". A pg.1-13, la cronaca di Tonia Mastrobuoni dal titolo " Caccia agli ultimi aguzzini di Auschwitz"

Mai dimenticare, ha ragione Samy Modiano. Per questo inviatiamo alla lettura del libro di Yvonne Sherratt " I filosofi di Hitler" (Bollati Boringhieri, 2014), che ci ricorda come gli intellettuali, responsabili dell'ascesa di Hitler al potere, vennero in gran parte riconfermati nelle loro posizioni accademiche dalla Germania del dopoguerra. Norimberga riguardò un piccolo numero di caporioni. Un libro fondamentale, che ci racconta come l'Europa fosse pronta e plaudente all'arrivo del nazismo. La stessa Europa che oggi non si schiera a difesa di Israele.

Maurizio Molinari: "Guardie ? Erano mostri, paghino pure a 90 anni"


Maurizio Molinari


Samy Modiano

Mi fa male sapere che per quasi 70 anni questi criminah abbiano potuto vivere tranquilli, indisturbati». Samy Modiano, sopravvissuto ad Auschwitz dove venne deportato da Rodi con tutta la sua famiglia, reagisce così alle rivelazioni del «Der Spie-gel» sui 30 criminali nazisti ancora in libertà grazie alle coperture garantite sin dal 1945 dalla Stasi nell'ex Germania Est. Quale sorte si augura per questi 30 criminali nazisti? «Deve essere la Germania a decidere. A mio avviso devono pagare per i crimini che hanno commesso ma, certo, ora avranno almeno 90 anni e ciò che più conta, e ferisce, è che abbiano vissuto tranquillamente fino a questo momento. E un'onta, una vergogna sulla quale bisogna fare piena luce. E una vicenda che lascia intendere quante e quali responsabilità vi siano, in Germania Est ma non solo, nella protezione dei criminali nazisti». Per «Der Spiegel» si tratta in gran parte diexguardiediAuschwitz. Che responsabilità avevano nel lager? «Erano ad Auschwitz come "guardie" ma in realtà si trattava di aguzzini, criminali, assassini. Dal primo dei kapò all'ultima di queste "guardie" decidevano la vita o la morte di ogni deportato sulla base di uno sguardo, un gesto. Torturavano con le proprie mani. Uccidevano con le pistole che avevano, spogliavano i deportati di ogni umanità e dignità. Erano spietati, brutali. Per questo erano stati prescelti per tale compito. Erano queste "guardie" che gestivano ogni momento della vita di noi deportati, accompagnavano alle camere a gas, sorvegliavano i crematori, facevano funzionare il lager. Ognuno di loro ha responsabilità enormi, in Auschwitz come in altri lager, per la morte non solo di 6 milioni di ebrei ma anche di altri 5 milioni di persone, altrettanto innocenti, a cominciare da zingari e gay». Che cosa le suggerisce questa vicenda? «La necessità di continuare a ricordare cosa avvenne. Per questo continuo ad accompagnare le scolaresche ad Auschwitz, ripercorrendo con loro la mia deportazione. Arrivai ad Auschwitz il 3 agosto 1944 con il convoglio di circa 2200 ebrei di Rodi. Fummo presi il 18 luglio di 70 anni fa, partimmo il 23. Quando arrivammo gran parte fu inviato alle camere a gas. Mio padre, 45 anni, e mia sorella, 16 anni, vissero solo per un altro mese. Fummo solamente in 151 a sopravvivere: 31 uomini e 120 donne».

Tonia Mastrobuoni: "Caccia agli ultimi aguzzini di Auschwitz"


Tonia Mastrobuoni

 Ex-nazisti ricattati e reclutati dai comunisti come agenti segreti: non è fantascienza, è successo per decenni. E poteva accadere solo a Berlino, crocevia mondiale di spie durante la Guerra fredda, ma anche capitale di uno dei regimi più cinici del Patto di Varsavia, quello della Germania Est. Lo racconta questa settimana lo «Spiegel», citando il caso di alcuni ex pezzi grossi delle SS cui sarebbero stati risparmiati processi e condanne in cambio dei loro servizi da agenti segreti. E il fatto più incredibile è che molti sono ancora vivi, ma i tribunali tedeschi non riescono a condannarli. Josef Settnik, ex SS e dal 1942 di servizio nel campo di sterminio più atroce, Auschwitz, dopo la guerra si presentò al primo colloquio con la Stasi dopo aver detto addio a sua moglie, immaginando una condanna a morte o comunque un «fine pena mai». Invece riemerse dopo il confronto in lacrime ma sollevato: gli agenti dei servizi segreti comunisti tedeschi gli avevano proposto un accordo. vrebbero dimenticato i crimini di cui si era macchiato se fosse stato disponibile a spiare i membri della sua parrocchia cattolica. Nel caso di Johannes A., anche lui ex SS e attivo ad Auschwitz, la Stasi non solo gli abbonò i crimini, ma gli consenti anche di fare una brillante carriera da insegnante di liceo. August Bielisch finì invece nelle grinfie dei servizi cornunisti molto più tardi, nel 1971: dichiarò di aver fatto solo il guardiano e di non aver visto nulla. Ma poi capi di dover cooperare. Scrisse che gli era chiaro «che per aver taciuto sulla mia appartenenza alle SS e la mia attività di guardiano nel campo di sterminio di Auschwitz posso essere messo sotto processo. Attraverso la mia disponibilità a collaborare in modo sincero e aperto con il ministero per la Sicurezza (la Stasi, ndr), voglio farmi perdonare i miei errori». Naturalmente, se questi casi fossero emersi negli anni del regime di Ulbricht o di Honecker, che mantenevano in piedi il più invasivo apparato di spionaggio contro i loro stessi cittadini con la scusa di dover sradicare ogni sovversivismo e definivano il muro di Berlino «cortina antifascista», lo scandalo sarebbe stato immenso. E qualche processo esemplare contro ex pezzi grossi di Hitler, effettivamente, ci fu: nel 1964 Hans Anhalt, braccio destro dell'«angelo della morte», del medico di Auschwitz Joseph Mengele, fu condannato all'ergastolo. E nel 1966 il comandante delle Ss Horst Fischer fu addirittura giustiziato, dopo che un processo aveva fornito le prove di decine di esecuzioni ordinate direttamente da lui. Erano processi-spettacolo che dovevano mostrare la volontà ferrea della Ddr di estirpare il nazismo dal Paese, mentre sottobanco a decine di criminali di Hitler venivano proposti accordi e assoluzioni. «Nel caso di Auschwitz - ha spiegato a "Spiegel" la storica di Jena Annette Weinke - si vede come operava la Stasi: alcuni venivano condannati, altri reclutati come spie, ad altri non accadde proprio nulla». E molti sparirono talmente bene che sono sopravvissuti ad oggi senza che nessuno sia andato mai a cercarli. Solo un tribunale di Ludwigsburg, quello responsabile per «le indagini sui crimini nazisti» ha cercato di avviare un processo contro 30 ex criminali nazisti - 24 uomini e 6 donne - in servizio nel campo di sterminio polacco. Molti di loro erano in servizio quando nel 1944 arrivò il convoglio che trasportava Anna Frank. Dopo le indagini preliminari, all'inizio di quest'anno sono arrivati gli ordini di arresto per gli ex SS, che hanno nel frattempo tra gli 88 e i 100 anni. Tuttavia, ora che la responsabilità dei processi è passata nelle mani dei tribunali competenti, i giudici stanno scoprendo uno dopo l'altro di avere enormi problemi a trascinare le ex camicie brune sul banco degli imputati. Alcuni sono morti, altri già condannati in Polonia, altri ancora non possono essere incriminati per cavilli. In ogni caso, dopo molte ricerche lo «Spiegel» scrive che «è una verità accertata che dietro la facciata antifascista la Germania Est scese a patti con molti ex nazisti». Nel 1951 un documento del partito comunista, della Sed, contava 174.928 ex membri del partito nazionalsocialista o della Wehrmacht tra i propri iscritti. In tutto si stima che siamo stati 1,5 milioni gli ex affiliati della Nsdap nella Ddr. Ma anche i numeri che riguardano Auschwitz sono spaventosi: lo storico Andreas Eichmüller ha calcolato che di 6500 SS attivi nel campo, appena 29 sono stati processati, nelle due Germane.

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