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La Stampa Rassegna Stampa
10.08.2014 Continua l'aggressione di Hamas a Israele
Cronaca di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 10 agosto 2014
Pagina: 10
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Israele: non negoziamo sotto i razzi»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/08/2014, a pag. 10, l'articolo di Francesca Paci dal titolo "Israele: non negoziamo sotto i razzi "

 

Francesca Paci



I negoziati continuano su:
Netanyahu: "Cessate"
Hamas "Fuoco !"


«Mi sento perso, mi sono accordo che il cessate il fuoco era finito quando ho sentito un paio di esplosioni e le sirene delle ambulanze, dopo 72 ore di tregua avevamo cominciato a sperare davvero che fosse finita». Nella voce di Ahmad Aburayya la depressione e la rabbia hanno ceduto allo spaesamento. Sopra alla sua come alle teste dei quasi due milioni di abitanti di Gaza si decidono la guerra e la pace. La prima è ricominciata venerdì mattina e ieri ha riportato la Striscia alla routine dei giorni precedenti con una sessantina di razzi lanciati su Israele, circa 50 obiettivi colpiti dai raid di rappresaglia, almeno 5 palestinesi uccisi. La seconda è il dover essere a cui tutti teoricamente tendono ma partendo da distanze siderali. Mentre la tv israeliana «Channel 10» ipotizza che il premier Netanyahu starebbe preparando una prolungata guerra d'attrito con Hamas e dunque pur non volendo riprendere l'offensiva avrebbe poco interesse a negoziare prima del disarmo dei signori di Gaza, i mediatori moltiplicano sia pur faticosamente gli sforzi. In una dichiarazione congiunta Francia, Gran Bretagna e Germania hanno chiesto la tregua immediata ma è soprattutto in Egitto che si gioca la partita. Nonostante le difficoltà i colloqui (indiretti) tra le due parti avviati al Cairo non sono stati del tutto chiusi. I palestinesi dicono che Hamas avrebbe accettato di cedere il controllo del valico di Rafah tra Gaza e l'Egitto all'Anp del presidente Abu Ma-zen e sarebbe disposto a rinviare la richiesta di riaprire porto e aeroporto. Israele ribadisce però di non essere disposto a trattare sotto il tiro dei missili e fa trapelare dal gabinetto di sicurezza che «tutte le opzioni restano sul tavolo». Finché si sparerà, aggiunge il quotidiano «Haaretz», gli israeliani non rimetteranno piede al Cairo. Moussa Abu Marzouk, uno dei leader di Hamas, suggerisce un possibile ritorno al tavolo delle trattative nelle prossime ore con conseguente temporaneo cessate il fuoco. Altri però, come Fawzi Barhoum, insistono nel tenere il punto, ossia il rifiuto di qualsiasi «concessione» da parte della «resistenza». Il futuro politico di Hamas dipende a questo punto da come potrà «rivendersi» la guerra costata quasi 1.900 vittime palestinesi, 10mila feriti e 400mila sfollati e da come riuscirà a capitalizzare il recupero di consenso popolare finora ottenuto. L'Egitto vedrebbe di buon occhio un rinnovato governo di unità nazionale (tipo quello nato ad aprile) che gli togliesse un po' il cerino di mano. L'iniziativa del Cairo è infatti depotenziata dai diversi fronti aperti nella regione, in particolare quello libico su cui pare si concentri la massima attenzione di Al Sisi al punto da immaginare un'intervento militare.

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