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La Stampa Rassegna Stampa
13.04.2014 Siria: di nuovo le armi chimiche. E Israele pensa alla propria sicurezza
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 13 aprile 2014
Pagina: 15
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Siria, nuovi attacchi con armi chimiche»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/04/2014, a pag.15, con il titolo " Siria, nuovi attacchi con armi chimiche", la cronaca di Giordano Stabile.
Anche se non è chiaro a chi attribuirne la responsabilità, come non è mai stato indagato a sufficienza chi si è distinto maggiormente nel massacrare gli avversari nella guerra civile siriana, ciò che è indiscutibile è l'inutilità delle organizzazioni internazionali, in tutto impegnate tranne che in ciò che giustificherebbe la loro esistenza. Sarà bene non dimenticarlo, soprattutto da parte di chi sostiene che Israele, in un futuro accordo arabo-palestinese, dovrebbe affidarsi con fiducia agli organismi internazionali per garantire la propria sicurezza.

La minaccia                       La difesa ?          il simbolo delle armi chimiche

Ecco l'articolo:

Accuse incrociate, scetticismi, spiegazioni che smorzano la portata degli attacchi. No, non è un'altra Ghouta quello che è successo negli ultimi giorni in Siria. Ci sono due nuove stragi con «armi chimiche». Ci sono le vittime, sette nel primo attacco, almeno due nel secondo. Ci sono le immagini dei bambini ricoverati in un ospedale di fortuna, di un adulto agonizzante con la bava bianca agli angoli della bocca, diffuse dalla tv «Al Arabiya». Non ci sono certezze, oggi molto meno che nell'agosto del 2013, quando l'Occidente fu a un passo dal bombardare Bashar al Assad per un massacro che non è stato ancora chiarito. Il primo raid si è verificato il 27 marzo, secondo i comitati locali della Coalizione nazionale siriana (il fronte dell'opposizione riconosciuto da Lega Araba, Usa e Ue), ad Harasta. È un villaggio del Rif di Damasco, la «campagna» che è in realtà un immenso sobborgo, popolato da sunniti e riparo per le brigate degli insorti nella capitale. I gas avrebbero ucciso 5 persone, compreso un bambino, cento gli intossicati. Nel video diffuso da «Al Arabiya» si vedono bambini dai volti cerei, e un adulto con la bava bianca alla bocca, sintomo legato al sarin. E qui cominciano i dubbi. Dopo l'attacco a Ghouta il regime si è impegnato a smantellare il suo arsenale chimico. Secondo l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, il 50% degli stock è stato consegnato alla nave danese Arc Futura nel porto di Latakia. L'operazione è in ritardo, ma si dovrebbe concludere entro il 27 aprile. Il 2 maggio i componenti chimici saranno trasferiti, nel porto di Gioia Tauro, sulla nave americana Cape Ray, dove saranno distrutti. Assad, a parte i ritardi, si è mostrato collaborativo. La distruzione delle armi chimiche è la sua assicurazione sulla vita, ha poco senso che abbia attaccato con il sarin adesso. Tanto che fonti del-l'Intelligence israeliane, citate dal quotidiano britannico «The Guardian», sospettano che si sia trattato di «sostanze chimiche industriali, come pesticidi». Ancora meno chiaro il secondo episodio, nel villaggio di Kafr Zeita, vicino ad Hama. In questo caso è il governo che accusa i ribelli, il gruppo islamista di Al Nusra. Ci sarebbero almeno due morti. L'Osservatorio siriano per i diritti umani, a sua volta, parla di «bombardamenti del regime che hanno prodotto fumo denso e intossicato i civili». Gli stessi raid che solo venerdì avrebbero causato 266 morti in tutto Paese, specie ad Aleppo. La strage, chimica o no, continua. II precedente 300 morti a Ghouta II 21 agosto 2013 Ghouta, sobborgo a Est di Damasco, viene colpito da razzi caricati con il micidiale gas nervino sarin: muoiono almeno 289 persone, 1300 sono intossicate. I primi sospetti sono sul regime. Usa e Francia stanno per attaccare Assad. Poi tutto si blocca. Secondo il giornalista Usa Seymour Hersh è perché in realtà dietro l'attacco ci sono i servizi segreti turchi che hanno armato ribelli islamisti.

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