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La Stampa Rassegna Stampa
11.05.2012 Algeria alle urne. Vittoria degli islamisti?
commento di Domenico Quirico

Testata: La Stampa
Data: 11 maggio 2012
Pagina: 14
Autore: Domenico Quirico
Titolo: «Algeria, attesa una valanga islamica: ma stavolta non finirà come nel ’91»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 11/05/2012, a pag. 14, l'articolo di Domenico Quirico dal titolo "Algeria, attesa una valanga islamica: ma stavolta non finirà come nel ’91".


Domenico Quirico

L’Algeria, infine: dopo la Tunisia, il Marocco, l’Egitto? Islamizzata oggi, dal risultato delle elezioni politiche in attesa dell’appuntamento finale delle presidenziali del 2014? E sarebbe la rivoluzione verde in versione addomesticata nell’unico Paese che non ha realizzato, al contrario dei vicini, quella vera, nelle strade con le pietre i morti l’assalto al Palazzo, dei regimi e dei dittatori. Hanno scelto ventun milioni di cittadini, di cui una dozzina almeno giovani che votavano per la prima volta: decisivi, con le donne.

Come sempre in questo paese straziato, scatta la memoria: nel 1991 il Fronte islamico ottenne l’ottanta per cento dei seggi con il 48% dei suffragi e una partecipazione del 38%, pari a quella di ieri. E poi fu la guerra civile e il massacro. Ora il terrorismo islamico sembra vinto. Ma gli emiri di Al Qaeda, algerini usciti da questi inferni, comandano alle frontiere un territorio immenso che va dalla Mauritania al Niger. Vogliono un giorno pregare nella grande moschea sotto la casbah, a un passo dal mare. Da padroni.

Della vittoria, già ieri sera con i seggi appena chiusi, è certo Abderrezak Mokri, nuova stella dei Fratelli musulmani e numero due della coalizione islamica, Alleanza verde, occhietti acidi e granulosi, voce sassosa: «La nostra vittoria è sicura per la semplice ragione che siamo stati privati del potere con la frode negli scrutini degli ultimi venti anni».

Le speranze dei «laici», rissosi e parolai come sempre, si fondano su un elemento di difficile pesatura, «la specificità algerina» come spiega Abdelaziz Ziari, dirigente dell’Fln, il vecchio e tarlato partito della guerra di liberazione: «Contrariamente agli islamisti degli altri paesi vissuti nell’esilio e nella repressione, i nostri sono associati da 15 anni al potere. Non hanno la stessa verginità politica di quelli martirizzati dalle dittature».

Su un dato tutti concordano: non si ripeterà lo scenario del gennaio 1992 quando i décideurs i burattinai, il complesso affaristico militare che è il vero padrone del paese dietro la cartapesta democratico presidenziale, «decisero di mandare in strada i carri armati per scongiurare una repubblica islamica». I clan militar-mafiosi sembrano più affaccendati nella guerra interna per la successione a Bouteflika. Che ieri ha annunciato di sentirsi vecchio. Il regime ha tenuto grazie ai soldi del petrolio (70 miliardi di dollari l’anno). Tutto il Paese, come un mendicante seduto sopra una panca d’oro, è sovvenzionato, in una marcescente cultura intensiva del clientelismo che è la vera filosofia politica di Bouteflika.

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