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La Stampa Rassegna Stampa
01.09.2008 La Russia fornirà missili antiaerei all'Iran ?
è un rischio concreto

Testata: La Stampa
Data: 01 settembre 2008
Pagina: 0
Autore: Domenico Quirico
Titolo: «“Missili all’Iran” la tentazione del Cremlino»

Da La STAMPA del 1 settembre 2008

Torna la Guerra Fredda: perché allora non rimettere in azione i vecchi, ben oliati metodi che i signori del Cremlino brandeggiavano per tenere in soggezione l’Occidente? Vigilia del vertice europeo sulla Georgia a Bruxelles: Mosca offre un saggio di come i cataclismi degli Anni 90 non abbiano arrugginito l’abilità nell’alternare segni di distensione e guizzi minacciosi. Washington, secondo quanto riporta il quotidiano inglese «Telegraph», ha ricevuto un avvertimento su un fronte tra i più delicati e pericolosi. L’Iran. La Russia sarebbe pronta a fornire agli ayatollah uno dei suoi sistemi d’armi (sulla carta) più efficaci: i missili S-300. Sono congegni ragguardevoli e micidiali: in grado di inseguire un centinaio di obiettivi e dare la caccia efficacemente a missili e aerei a oltre 75 miglia di distanza. L’arma antiaerea che renderebbe i bellicosi iraniani più sicuri di sfuggire a un possibile attacco preventivo americano, o israeliano, per polverizzare quanto già esiste della loro bomba atomica.
Evidente il disegno di Medvedev e Putin. L’Iran è attualmente la maggiore preoccupazione americana, quasi una ossessione. Quindi è il posto giusto dove graffiare senza pietà, se l’Occidente deciderà di far entrare la Georgia o l’Ucraina nel sistema di protezione della Nato. È solo una minaccia, certo, un’arma di pressione: finora Mosca ha svolto diligentemente un ruolo di freno nella crisi atomica con Teheran. Sa bene che gli ayatollah sono «alleati» da usare con cautela, che rischiano di diventare incontrollabili e trasformarsi in padroni. Lampeggia comunque il rischio che Mosca sia decisa a giocare il tutto per tutto. Una Russia come la dipinge Maria Lipman del centro di analisi «Carnegie» a Mosca: «sola, furiosa e assolutamente inflessibile»; che ha visto nelle accuse di pulizia etnica adottate dall’Occidente per sostenere la Georgia non solo la prova di una politica dei due pesi e due misure, ma di un cinismo non dissimulato. Cui intende rispondere con le stesse armi.
Il rischio del riemergere di un’epoca di confronto molto difficile e pericolosa è stato ben intuito dal presidente francese Sarkozy. Che ha rinfoderato la linea dura per imboccare quella del dialogo a tutti i costi con Mosca; a costo di entrare in dissonanza con quella parte di europei che invece invocava altri toni. «Parlare con voce ferma ma serena», dunque, come ha sintetizzato Jean-Pierre Jouyet segretario di Stato agli Affari europei alla vigilia del vertice di oggi. Per Sarkozy la vera data chiave è il 14 novembre, vertice tra Unione Europea e Russia a Nizza. In mezzo ci sono dieci settimane che intende accordare a Medvedev per rispettare la firma sotto gli impegni presi. Tempo che servirà soprattutto per ammorbidire il nuovo minaccioso «imperialismo russo». Dall’Eliseo si ricorda a polacchi e baltici che adottando una linea oltranzista si rischia la ritorsione della sospensione delle forniture di gas. Allora quale sarebbe «il terzo colpo» disponibile in questo pericoloso gioco in cui l’Europa ha in mano le carte peggiori?
La strategia dei missili lanciata da Mosca sembra dunque efficace. Non a caso i russi l’hanno giocata anche in un altro settore geopolitico, il Vicino Oriente. Il ministro degli Esteri Lavrov ha ipotizzato la fornitura alla Siria di «nuovi sistemi di arma» con carattere difensivo. Ovvero altri missili antiarei che metterebbero nei guai l’onnipotente aviazione israeliana. Mercoledì Sarkozy sarà in visita a Damasco, per sanzionare quelle che aveva annunciato come nuove relazioni con una Siria diventata ragionevole e moderata. Ma la nuova Guerra Fredda rimette in gioco davvero tutto

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