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La Stampa Rassegna Stampa
11.10.2007 Le "bugie più mortali" nel libro di Mearsheimer e Walt
Maurizio Molinari sul dibattito americano sul libro "La Israel lobby"

Testata: La Stampa
Data: 11 ottobre 2007
Pagina: 33
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Israele e Usa, lobby e veleni»
Da La STAMPA delll'11 ottobre 2007:

Un libro di Abraham Foxman il risposta a quello di John Mearsheimer e Stephen Walt, oggetto al tempo stesso di un duello di prese di posizioni fra Zbignew Brzezinski e Alan Dershowitz come fra George Shultz e Jimmy Carter con sullo sfondo l’incerta posizione assunta da Barack Obama: a far discutere l’America è la teoria della Israel Lobby, il titolo del volume di Mearsheimer e Walt, secondo i quali la politica estera americana sarebbe «dirottata» da una potente lobby filo-israeliana i cui interessi sono in contrasto con quelli degli Stati Uniti.
«L’America sta mettendo da parte la propria sicurezza per far avanzare gli interessi di un altro Stato, Israele, a causa delle pressione di una coalizione di individui e organizzazioni attivamente impegnate a favore di Gerusalemme» scrivono Mearsheimer e Walt, secondo i quali «il cuore della lobby è composta da ebrei americani e include anche esponenti della destra evangelica e dei neoconservatori» ai quali si deve in gran parte «l’intervento in Iraq» come anche «le pressioni sull’Iran» in una strategia che spinge il Medio Oriente verso la guerra e lontano dalla pace. Per i due accademici (insegnano rispettivamente all’università di Chicago e ad Harvard) si tratta di un danno che «non ha precedenti nella storia» ma il presidente dell’Anti-Defamation League risponde nel suo The Deadliest Lies (Le bugie più mortali) accusandoli di «mettere il vecchio veleno antiebraico in una nuova bottiglia» ovvero «riproporre l’interrogativo su quanto leali sono gli ebrei e su quanto sono potenti» sfruttando le polemiche sull’Iraq per ravvivare un antisemitismo di vecchia data.
Il duello fra libri è parallelo a quanto sta avvenendo fra due degli intellettuali più vivaci. L’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Jimmy Carter, Zbignew Brzezinski, ha preso posizione a favore di Israel Lobby (pubblicato in Italia da Mondadori con identico titolo) affermando, con un articolo su Foreign Policy, che «non ha nulla a che vedere con l’antisemitismo» mentre «rende un importante servizio pubblico» perché «porta l’attenzione sull’imponente sostegno finanziario a Israele da parte dei contribenti americani» e sul «cambiamento avvenuto della nostra politica estera dall’imparzialità del Trattato di pace di Camp David alla successiva adozione della visione israeliana nel Medio Oriente», senza contare l’utilità di «affrontare la questione delle conseguenze della crescente influenza di tutte le differenti lobbies sul Congresso».
Lo scritto di Brzezinski pesa perché si tratta di uno dei nomi di punta del team di Barack Obama, il popolare senatore afroamericano dell’Illinois che punta alla Casa Bianca nel 2008. Da qui la scelta di Alan Dershowitz, il giurista liberal di Harvard, di scendere in campo per definire Israel Lobby come «un attacco bigotto contro gli ebrei americani» e chiedere a Obama di mettere alla porta Brzezinski. «Lo scritto di Mearsheimer e Walt contiene tre tipi di gravi errori - afferma Dershowitz - perché le citazioni sono fuori contesto, fatti importanti vengono omessi e la tesi di fondo è talmente debole da essere imbarazzante fino al punto che uno dei autori ha ammesso che nessuna delle prove portate è basata sull’esistenza di documenti originali o frutto di interviste condotte».
La risposta di Obama è stata ambigua: da un lato si è affrettato a definire «semplicemente errate» le tesi esposte nel libro contestato mentre dall’altro ha confermato la fiducia a Brzezinski basata sulla «comune opposizione, sin dall’inizio, alla guerra in Iraq a differenza di chi invece l’ha sostenuta» come fatto da Hillary, alla cui campagna elettorale Dershowitz ha versato mille dollari.
Ma non è tutto. Anche l’ex Segretario di Stato George Shutlz ha voluto dire la sua, scrivendo l’introduzione al libro di Foxman per individuare alle spalle degli «errori fattuali» di Israel Lobby e delle tesi di Brzezinski il vero regista nell’ex presidente Carter autore del libro Palestine: Peace Not Apartheid nel quale si imputa ad Israele di praticare nei confronti dei palestinesi una segregazione simile a quella sofferta dai neri in Sudafrica. «La tesi di Carter avvalora quelle vignette pubblicate in Europa e nel mondo arabo in cui si descrivono gli israeliani come moderni nazisti» scrive Shultz.
Ma l’ex presidente non è affatto disposto a fare marcia indietro: «Non devo scusarmi di nulla, il mio libro non è su Israele ma sui palestinesi» ha detto alla tv Cbs, sottolineando di aver voluto spiegare come cosa si prova in Cisgiordania dopo la costruzione della lunga barriera di separazione territoriale.
A dispetto dei toni accesi della polemica i grandi media le hanno dato scarsa attenzione e per comprendere il perché bisogna leggere quanto scritto sul Washington Post dall’editorialista liberal Richard Cohen: «Israel Lobby contiene tesi che vale la pena esporre e posizioni che vale la pena discutere ma è talmente unilaterale e privo di contenuti da suggerire che gli autori non conoscono né Israele né l’America».

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