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Il Manifesto Rassegna Stampa
03.07.2009 Una nave che tenta di raggiungere illegalmente la Striscia di Gaza viene fermata dalla marina israeliana
Ma il quotidiano comunista la racconta diversamente

Testata: Il Manifesto
Data: 03 luglio 2009
Pagina: 16
Autore: Vittorio Arrigoni
Titolo: «Pirata chi va a Gaza»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 03/07/2009, a pag. 16, l'articolo di Vittorio Arrigoni dal titolo " Pirata chi va a Gaza ".

 Vittorio Arrigoni

Al di là delle sbavature retoriche ( come " Derreck, irlandese memore dei suoi avi navigatori celtici " e " arzille vecchiette che stringevano fra le braccia pastelli e giocattoli destinati a bambini infelici"), l'articolo dà una versione dell'accaduto non corrispondente al vero.
La marina militare israeliana, prima di intercettare l'imbarcazione, ha contattato il personale della nave per avvisare che il tentativo di raggiungere Gaza era illegale. Dopodichè non c'è stato nessun "assalto". La nave è stata scortata nel porto di Ashdod e i beni umanitari saranno trasferiti a Gaza attraverso i valichi ufficiali tra Israele e la Striscia.
Nel finale dell'articolo si legge : "
i pirati somali assaltano per avidità, per i soldi, lamarina israeliana aggredisce e trasgredisce ogni legge internazionale in chiave di punizione collettiva per un popolo colpevole di aver scelto il suo governo tramite elezioni libere e democratiche ". Giustificare la pirateria somala e associarla alla marina militare israeliana è assurdo. Israele non sta infliggendo nessuna punizione collettiva. Sta solo difendendosi dai terroristi di Hamas, sulla cui elezione democratica nutriamo alcuni dubbi. Ecco l'articolo:

C’è un pericolo incombente per i naviganti nel sud del Mediterraneo, una minaccia se vogliamo più subdola dei corsari somali che assaltano i mercantili nel Corno D’africa. Al largo di Gaza, la marina militare israeliana si è macchiata ancora una volta di pirateria, assaltando la «Spirit ofHumanity», una minuscola imbarcazione di legno carica di aiuti umanitari e di attivisti, diretta in soccorso all’estenuata popolazione palestinese. Erano salpati da Cipro lunedì notte, i miei compagni del FreeGaza Movement, 21 fra giornalisti e attivisti per i diritti umani, rappresentati di 11 diversi paesi, fra cui anche un Nobel per la pace, Mairead Maguire, e Cynthia McKinney, candidata per i Verdi alle ultime presidenziali Usa. A circa 70 miglia dalla loro meta designata, la Spirit è stata intercettata da due navi da guerra israeliane, che ne hanno sabotato la strumentazione satellitare minacciando di aprire il fuoco per dissuadere i miei amici dal continuare la navigazione verso Gaza. Derreck, irlandese memore dei suoi avi navigatori celtici, ha tirato fuori bussola,mappe e compasso, e hanno continuato a navigare all’antica. A 23 miglia da Gaza, ancora in piene acque internazionale, commandos dei corpi speciali della marina israeliana hanno assaltato la Spirit saltando a bordo, impossessandosi del timone, di fatto sequestrando la barca e rapendo passeggeri ed equipaggio per condurli fuori dalla loro rotta verso Ashdod, un porto israeliano. In palese oltraggio a ogni legge internazionale e marittima, è la terza volta che la marina israeliana attacca una imbarcazione del Free Gaza Movement in acque internazionali mentre sono reiterati gli assalti ai pescherecci palestinesi colpevoli di voler pescare nel loro legittimo mare. Il 29 dicembre la «Dignity» fu speronata più volte, e dovette attraccare a Tiro, in Libano, seriamente danneggiata. Come accaduto per ogni altra missione, anche la «Spirit of Humanity » era stata accuratamente ispezionata dall’autorità portuale cipriota, che aveva certificato l’assenza di armi a bordo. Trasportavano infatti solo aiuti umanitari: tonnellate di medicinali, giocattoli, alberi d’ulivo e materiali per la ricostruzione. Di ricostruzione se ne parla parecchio a Gaza, da mesi, ma i progetti sono rimasti tali, sulla carta. Israele, con la complicità egiziana, non permette l’entrata nella Striscia di cemento, ferro e vetro, queimateriali necessari per iniziare a rimettere in piedi parte dei 21 mila edifici distrutti e seriamente danneggiati dall’offensiva Piombo Fuso. Mi immagino la scena dell'assalto della Spirit da parte dei commandos israeliani: armati di tutto punto e abituati a fronteggiare feroci guerriglieri si sono trovati dinnanzi delle arzille vecchiette che stringevano fra le braccia pastelli e giocattoli destinati a bambini infelici. Mi chiedo quale timore nutra Israele verso una barca in navigazione umanitaria verso una popolazione che a sei mesi di distanza dalla fine dei bombardamenti è ancora vittima della povertà, senza riuscire a ricostruirsi una vita.Unmilione emezzo di palestinesi che secondo la Croce Rossa Internazionale «stanno scivolando nella più profonda disperazione »: i pirati somali assaltano per avidità, per i soldi, lamarina israeliana aggredisce e trasgredisce ogni legge internazionale in chiave di punizione collettiva per un popolo colpevole di aver scelto il suo governo tramite elezioni libere e democratiche. Mi faccio portavoce dei miei compagni tutt’ora imprigionati in un carcere a Tel Aviv, promettendo ai palestinesi diGaza di non abdicare nel tentativo di spezzare l’assedio che strangola Gaza. Per permettere a chi ha visto la propria casa distrutta la speranza di potersela ricostruire, e per quei cuccioli d’uomo che oggi non possono godere l’innocenza dell’infanzia come qualsiasi altro bambino del mondo. Restiamo Umani.

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