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La Repubblica Rassegna Stampa
08.05.2024 Bibi ha un piano
Intervista di Francesca Caferri a Avi Issacharoff

Testata: La Repubblica
Data: 08 maggio 2024
Pagina: 16
Autore: Francesca Caferri
Titolo: «Issacharoff: Inaccettabile il testo approvato da Hamas. Ma Bibi non ha un piano»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 16/01/2024, a pag.3 con il titolo "Issacharoff: Inaccettabile il testo approvato da Hamas. Ma Bibi non ha un piano". L'intervista di Francesca Caferri ad Avi Issacharoff.

Francesca Caferri
Francesca Caferri

Avi Issacharoff

In Italia il suo nome è associato prima di tutto a “Fauda”, la serie Netflix che ha raccontato al mondo le vicende di un’unità che molto assomiglia alla Duvdedan, il gruppo speciale dell’esercito israeliano che agisce sotto copertura nei Territori palestinesi. Ma qui in Israele Avi Issacharoff è prima di tutto uno dei principali analisti militari del Paese, a lungo esperto di affari palestinesi per Haaretz prima e perYedioth Ahronoth adesso, nonché autore di pluripremiati libri sulla Seconda Intifada e sulla guerra in Libano. È in questa doppia veste che sediamo con lui per un caffè in un giardino nella zona Nord di Tel Aviv, dopo una mattinata convulsa che lui, come buona parte degli esperti qui, ha passato ad analizzare l’accelerazione di lunedì sera, quando la notizia dell’accettazione della proposta egiziana da parte di Hamas prima e l’inizio dell’offensiva di terra israeliana poi, hanno aperto nuovi scenari in una crisi che si trascina ormai da sette mesi.

Issacharoff, ci spiega cosa è successo lunedì sera: nel giro di due ore si è passati dalla speranza di una tregua all’offensiva di terra su Rafah...
«Ci è voluto un po’ per capire che la proposta dell’Egitto che Hamas aveva accettato non era quella che Israele aveva visionato. In pratica, si parlava esplicitamente di fine della guerra dopo la prima fase di stop ai combattimenti e del ritorno di 33 ostaggi vivi o morti: una clausola che dà alla leadership di Hamas la garanzia di sopravvivere, dopo aver massacrato 1.200 israeliani e averne rapiti 230. È possibile accettarlo? Mi pare folle solo parlarne».

Se le posizioni sono così distanti, non ci sono molte possibilità di compromesso ai negoziati del Cairo: sta dicendo questo?
«Non ci sono motivi né scuse per essere ottimisti: purtroppo. Siamo in un vicolo cieco, stretti fra Hamas che continua a dimostrarci che non ci sono possibilità di vivere fianco a fianco, né fra un anno né fra dieci. E un governo, quello israeliano, che non ha strategia e pensa solo a sopravvivere».

Però c’è la pressione internazionale: il mondo chiede a Israele di fermarsi…
«Se mi avesse detto sei mesi fa che Hamas avrebbe goduto del supporto a livello di opinione pubblica mondiale che ha ora, le avrei detto che aveva preso qualche pillola ditroppo».

Se sta parlando delle manifestazioni nelle università e nelle piazze, io non direi che chi protesta sia necessariamente con Hamas…
«Forse ha ragione lei, forse non tutti sono con Hamas. Allora però la maggior parte di quelle persone non sa di cosa sta parlando: quelli che urlano “From the river to the sea ”? («dal fiume al mare», ndr ).Quelli che gridano “Free Gaza ”? Quale Gaza,quella dove Hamas ha ucciso ogni forma di opposizione, dove ha instaurato una dittatura? O forse le persone che sono in piazza invocano quell’Autorità palestinese che neanche Hamas vuole?».

Quindi che si fa? Si continua a combattere? Fino a quando? Quando Israele potrà o vorrà dire che ha vinto e fermarsi?
«La vittoria per Israele sarebbe il ritorno a casa degli ostaggi e la morte di Sinwar, ma mi pare chiaro che non ci stiamo riuscendo. Ogni giorno che passa Hamas diventa più popolare fra i palestinesi, l’Autorità palestinese perde credito e noi continuiamo a non avere una strategia per il dopo: i nostri soldati hanno preso Gaza city e Khan Yunis e poi le hanno lasciate, di fatto riconsegnandole a Hamas. Puòessere una strategia vincente questa? Se il governo avesse voluto discutere del day after di Gaza con l’Autorità palestinese, con i Paesi arabi e quelli europei, se si fosse parlato davvero di creare un potere politico alternativo a Hamas ci sarebbe stata qualche scelta. Ma così no. Non vedo la fine».

E Hamas? Qual è la loro, di vittoria?
«Quello che abbiamo visto prospettarsi lunedì sera. Finire la guerra ancora al potere a Gaza, con i loro leader ancora vivi, Sinwar per primo. Accettare questo per Israele non è possibile».

Una vita fa. Prima del 7 ottobre. Stavate scrivendo la sceneggiatura per la serie 5 di “Fauda” e Lior Raz, protagonista nonché co-autore con lei, ha proposto di partire da un attacco di terra di Hamas contro un kibbutz sul Sud di Israele… (Prima di finire la frase sul volto di Issacharoff si disegna un sorriso amaro)...

«E io ho detto no, perché mi pareva poco credibile: è una storia vera. Come poteva Israele con tutta la sua intelligence, con i suoi apparati, non intercettare un attacco simile? Questo ho detto. Invece è successo e ancora faccio fatica a capire come: avevamo tutte le informazioni, non sono state giudicate attendibili. Eravamo così sicuri della “deterrenza”, che a Hamas interessassero i soldi e alla gente di Gaza la prosperità. Abbiamo sbagliato tutto».

È questa la storia della prossima stagione?
«Non posso parlare. Non posso dirle altro se non che ci stiamo lavorando. E che quello che è successo avrà influenza sul nostro lavoro».

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