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La Repubblica Rassegna Stampa
22.07.2016 Fuga dalla libertà: il percorso della Turchia di Erdogan
Commento di Can Dündar

Testata: La Repubblica
Data: 22 luglio 2016
Pagina: 10
Autore: Can Dündar
Titolo: «Se il colpo di Stato diventa un 'dono di Dio'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 22/07/2016, a pag. 10, con il titolo "Se il colpo di Stato diventa un 'dono di Dio' ", il commento di Can Dündar.

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Can Dündar

IL MIO primo incontro con Recep Tayyip Erdogan risale a molto tempo fa. Verso la fine degli anni Novanta. Non avevo pregiudizi nei suoi confronti. Lo conoscevo appena. Oggi so che già nel 1993 in una intervista aveva detto: «Se il popolo vuole un regime autoritario, questa sua volontà deve essere rispettata». E poi in un altro momento: «La democrazia non è un obiettivo ma un mezzo». L’ideale di Erdogan era l’Islam. La democrazia sarebbe stata soltanto il mezzo, il vettore che portava alla meta, un mezzo di trasporto dal quale alla fine del percorso si poteva scendere.

La Turchia ora ci è arrivata? Mentre scrivo questo contributo, cerco la data di tale dichiarazione sulla democrazia come mezzo per raggiungere un fine. È del 14 luglio 1996, esattamente due decenni prima del “golpe” del 15 luglio 2016. Quando Erdogan in questi giorni si è appellato ai turchi perché difendessero la democrazia, su quel treno in movimento lui non c’era da un po’. E il treno è deragliato. Poteva andare diversamente? Al volgere del secolo scorso tanto i turchi quanto i politici europei amavano definire Erdogan il prototipo del “democratico musulmano” e lui dichiarava di aver finalmente interiorizzato la democrazia. Ha fondato l’AKP perché voleva entrare nella Ue. Tutti hanno creduto che avesse dismesso le vesti dell’Islam politico. Anche perché gli era necessario: l’Esercito turco, che contribuiva a determinare la politica è sempre stato molto sensibile al tema religione. La sua laicità è leggendaria. Erdogan doveva quindi tranquillizzare contemporaneamente sia i militari sia l’Occidente.

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Erdogan trascina la Turchia verso la sharia

Quindi aveva presentato il suo Akp come un progetto contro la crescente radicalizzazione dell’Islam, definendo se stesso un «musulmano moderato ». In quel modo ottenne l’appoggio di tutti quei turchi liberali stanchi dell’interventismo dei militari – e si conquistò la fiducia dell’Occidente. Nel mio più recente “incontro” con Erdogan davanti a me non sedeva lui, ma il suo avvocato: nel banco dell’accusa in un’aula di tribunale. Avevo scritto su una fornitura di armi dai servizi segreti turchi a islamisti radicali. Alla fine sono stato condannato a cinque anni e dieci mesi. All’uscita dal tribunale un uomo mi ha sparato. La mia richiesta di chiarimenti sull’incidente a Erdogan e al suo partito non ha avuto risposta. Ci si rammaricava del fatto che l’attentato fosse fallito? La stessa sensazione che possono aver avuto i seguaci di Erdogan quando è fallito l’attentato contro di me, si è avuta dopo il tentato colpo di Stato.

Il presidente e il suo governo stavano superando un colpo di Stato e parte dell’opposizione sembrava dispiaciuta. Il loro timore è che ora Erdogan governi con mano ancora più pesante. Effettivamente Erdogan si è servito del colpo di Stato, che ha definito un «dono di Allah». Il colpo di Stato è stato davvero una “manna dal cielo” per il presidente: una scusa per allontanare completamente da strutture statali i sostenitori di Fetullah Gülen e per intimidire ulteriormente l’opposizione. Erdogan, a quanto pare, è salito nuovamente sul treno della democrazia abbandonato anni fa. La democrazia come un mezzo per un fine: la notte della rivolta ha chiesto ai turchi di scendere in piazza. Il regime dittatoriale, che calpesta da tempo la democrazia, lo considera un suo diritto. E le moschee stanno collaborando. Gli imam hanno chiamato le comunità a dimostrare il loro amore per Allah. I membri delle congreghe hanno fermato i carri armati e linciato soldati. Poi, brandendo la bandiera turca e quella islamica hanno conquistato le piazze più importanti. È una amara sconfitta per i democratici che finora hanno lottato sia contro la sharia e sia contro il militarismo. La verità: dal momento che Erdogan è salito sulla scena politica, sembra aver avuto Allah dalla sua parte.

L’Occidente sperava in un islam moderato e ha avuto Erdogan. È salito sul treno della democrazia indossando abiti occidentali, e quando l’Occidente ha minacciato di interrompere l’amicizia, la crisi dei rifugiati gli è andata incontro. La cancelliera Angela Merkel e diversi altri capi di Stato hanno chiuso un occhio sul suo modo autocratico di governare. I diplomatici, i politici e i giornalisti occidentali ora vogliono capire che cosa stia succedendo in Turchia. Io rispondo loro: è in pieno svolgimento il contro-colpo di Stato di Erdogan. Il presidente è sceso dal treno della democrazia, ma noi turchi siamo ancora su, su un treno che viaggia senza conduttore.

(Traduzione di Erhan Balaban e Guiomar Parada)

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