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La Repubblica Rassegna Stampa
14.07.2016 Bataclan: anche l'intelligence francese - come l'FBI - si dimostra incapace
Cronaca di Anais Ginori

Testata: La Repubblica
Data: 14 luglio 2016
Pagina: 16
Autore: Anais Ginori
Titolo: «Bataclan, l'accusa dei reparti speciali: 'Mai chiamati a sferrare l'assalto'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/07/2016, a pag. 16, con il titolo "Bataclan, l'accusa dei reparti speciali: 'Mai chiamati a sferrare l'assalto' ", la cronaca di Anais Ginori.

Come l'FBI in occasione della strage di Orlando, anche i servizi segreti francesi si dimostrano incapaci. Anais Ginori rende conto degli errori compiuti nella gestione del caso Bataclan.

Ecco l'articolo:

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Anais Ginori

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Il Bataclan prima e dopo la strage

«Eravamo pronti a sferrare l’assalto, ma il colonnello attendeva saggiamente di essere chiamato ». Le polemiche sulle falle nella sicurezza che hanno portato all’orrore del 13 novembre perseguitano la coscienza della Francia. Questa volta però l’accusa non viene dai parenti delle vittime ma dall’interno dello Stato. Nei reparti speciali del glorioso Gign, Gruppo d’intervento della gendarmeria nazionale, fondato nel 1974 cova la rabbia. Con una lettera anonima, rivelata ieri dal Canard Enchaîné, le teste di cuoio della gendarmeria hanno denunciato l’umiliazione subita durante gli attentati parigini e l’assedio al Bataclan, nei quali sono morte 130 persone. L’unità di élite è stata esclusa da qualsiasi operazione. Nel mirino c’è il capo del Gign, il colonnello Hubert Bonneau, che secondo i suoi sottoposti si è «nascosto dietro a competenze territoriali». Per tradizione, la gendarmeria interviene in piccole, medie città e in zone rurali, mentre la polizia nelle metropoli. «La sera del 13 novembre, il colonnello Bonneau ha semplicemente dimenticato di essere un gendarme. Ci vergogniamo di lui come di noi stessi», affermano gli autori della lettera che assomiglia a un ammutinamento.

Per capire la clamorosa protesta delle teste di cuoio che hanno condotto tante operazioni, tra cui quella del gennaio 2015 in cui sono stati uccisi i fratelli Kouachi, bisogna ripercorrere il film di quella notte. Gli uomini del Gign vengono allertati solo alle 22.26, ovvero un’ora dopo le esplosioni allo Stade de France e le sparatorie nei bistrot. Il comandante del Gign prova diverse volte a chiamare i capi della Raid e del Bri, le unità d’élite della polizia nazionale e della polizia giudiziaria di Parigi, per sapere come coordinarsi. Nessuno risponde. Il Gign riceve l’ordine di posizionare i suoi incursori addestrati ad ogni evenienza, da attacchi chimici e nucleari al dirottamento di aerei, in una caserma vicino place de la Bastille.

Alle 23.06, 45 militari sono già sul posto. Aspetteranno per altre 3 ore, senza essere chiamati. Cosa sarebbe accaduto se il Gign fosse stato mobilitato? Forse l’intervento dell’unità di élite della gendarmeria avrebbe permesso di neutralizzare prima i terroristi, dato l’elevato standard di addestramento, spesso ispirato a quello del Gis, il nucleo speciale dei carabinieri. Di certo ha pesato la rivalità storica tra militari e poliziotti, anche se i gendarmi sono passati sotto al comando degli Interni da qualche anno. I primi a muoversi la sera del 13 novembre sono le Brigate di ricerca e intervento, Bri, arrivate alle 22.20, 40 minuti dopo l’ingresso dei terroristi nel teatro, seguito alle 22.48 dai rinforzi del “Raid”. Paradossalmente non sono state le forze speciali a fermare la strage del Bataclan, ma un poliziotto di quartiere.

Il primo ad arrivare, alle 21.57, e a sparare su uno dei terroristi uccidendolo. È allora che gli altri due terroristi smettono di sparare sul pubblico e sono costretti a rifugiarsi in galleria. Secondo la commissione parlamentare di inchiesta sugli attentati, la mancata chiamata del Gign non è stata un grave errore. Al Bataclan, sottolineano i relatori, c’erano già due reparti diversi. E il Gign era stato tenuto libero in caso di un altro attacco che non era da escludere. La commissione parlamentare ha anche auspicato una “fusione” tra i tre gruppi d’élite. Finora il ministero dell’Interno ha varato solo un nuovo “schema di intervento” con la creazione di forse semi-speciali con una migliore distribuzione sul territorio.

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