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La Repubblica Rassegna Stampa
23.08.2015 'Il canto del crepuscolo' di Helen Humphreys
Recensione di Susanna Nirenstein

Testata: La Repubblica
Data: 23 agosto 2015
Pagina: 47
Autore: Susanna Nirenstein
Titolo: «Canada addio, la lunga ballata degli amori tristi»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/08/2015, a pag. 47, con il titolo "Canada addio, la lunga ballata degli amori tristi", la recensione di Susanna Nirenstein.

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Susanna Nirenstein

Il caos della guerra è da sempre musa ispiratrice. Per l’estremizzazione della condizione umana, la perdita, il coraggio, il terrore, la crudeltà, la rivoluzione dei comportamenti, il vortice dell’anima, la nostalgia, i cieli plumbei, l’attesa dell’alba. Per molto altro. Helen Humphreys, l’autrice canadese, classe 1961, vincitrice di numerosi premi letterari, lo sceglie spesso come spazio di scrittura, anche se è la prima a pensare (l’ha detto in una vecchia intervista al reporter polacco Kapuscinski) che sia difficile trovare il linguaggio e l’ottica adeguati a rappresentare questa lava incandescente.

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Helen Humphreys

L’ha fatto comunque in Coventry , nel Giardino perduto, ci torna ora con Il canto del crepuscolo, un romanzo sulle possibilità che ognuno di noi ha per continuare a vivere nonostante tutto, sulla tenacia. E anche un romanzo sul potere salvifico e imperturbabile della natura. I momenti cruenti sono pochi, ne arrivano gli echi, e le conseguenze anche lontane nel tempo. Fin dall’inizio, quando, nel 1940 James Hunter precipita col suo bombardiere nella fitta nebbia della Manica, viene catturato dai tedeschi e portato prigioniero in un campo in Germania. Pidocchi, sbrodaglie, brutalità gratuita. Anche per gli ufficiali che non sono obbligati a sfinirsi in un campo di lavoro è difficile. Ognuno si reinventa per non abbrutirsi.

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La copertina (Playground ed.)

L’insegnante di scienze, il nostro mite James Hunter, arruolato in aeronautica per non vedere chi sta per uccidere o sapere di aver ucciso, diventa per tutti l’Uomo-Uccello. Non vuole fuggire, pensa che fallirebbe, si appassiona invece a studiare una coppia di codirossi che vive al bordo del lager, il loro corteggiamento, la costruzione del nido, la nascita dei piccoli, la ricerca del cibo: sta ore nel gelo a osservarli, a prendere appunti, vuol scriverne un trattato. Cattura anche l’attenzione del Kommandant, che un giorno lo manderà a chiamare: lo vuole uccidere, James ne è certo. Comunque, per non lamentarsi della penosa detenzione, è di questo, dei codirossi, che finora ha scritto a Rose, sua adorata moglie da soli 6 mesi.

Non si può dire però che l’argomento ornitologico l’abbia sedotta. Rose, negli anni della guerra preferisce vagare col cane per la brughiera, perdersi in questa sua strana e nuova libertà, fare la ronda di notte nel suo vicinato per far oscurare le finestre nell’ora del coprifuoco, innamorarsi di un altro pilota della Raf di stanza per un corso nel paese vicino. Con lui scopre un’intimità che non conosceva, si chiede se ha mai amato davvero James, non apre più le sue lettere. Come cambia tutto in quegli anni. Viene travolta anche la vita della sorella di James, Enid, una grafica pubblicitaria entusiasta della vivace vita metropolitana. Ora il bombardamento di Londra ha distrutto la sua casa, l’amore e per motivi obliqui anche il lavoro. Chiede rifugio a Rose e, se il cottage le pare una stamberga, se la cognata le è terribilmente estranea, una volta in questa foresta così meravigliosa, trova il suo ritmo, allontana il dolore osservando le piante, gli animali, le luci. Anche lei come il fratello, approfondisce e scrive una personalissima storia naturale.

Penserete che vi abbia svelato troppo. Non è così. Queste sono le premesse (a volte intessute con l’autobiografia della Humpreys: suo nonno pilota risultò disperso a 45 anni durante un volo a Malta nel secondo conflitto mondiale), ma il romanzo consiste nell’accompagnare i tre personaggi nella loro vita emotiva, nei loro destini investiti pesantemente dalla guerra, nel loro ricorso al battito immutabile e sicuro del creato per darsi un ordine, contenere la propria emotività e riuscire ad andare avanti, dove tutto, se restiamo saldi e almeno un po’ fiduciosi, potrà cambiare, oppure no, finire. Oltre all’empatia per le persone ferite capaci di ricominciare, la Humphreys anche questa volta con passo sicuro e prosa perfetta soffia nei personaggi pensieri, emozioni, anima e riesce spesso a stupirci.

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