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La Repubblica Rassegna Stampa
23.08.2015 Corruzione al potere: dopo l'ennesimo scandalo, Abu Mazen lascia la guida dell'Olp
Cronaca e commento di Alberto Flores d'Arcais

Testata: La Repubblica
Data: 23 agosto 2015
Pagina: 17
Autore: Alberto Flores d'Arcais
Titolo: «Accuse e veleni, dopo 10 anni Abu Mazen lascia la guida dell'Olp»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/08/2015, a pag. 17, con il titolo "Accuse e veleni, dopo 10 anni Abu Mazen lascia la guida dell'Olp", cronaca e commento di Alberto Flores d'Arcais.

La situazione di estrema tensione interna alla Anp conferma la bontà della posizione di prudenza del governo Netanyahu. Questa è l'Anp, una autorità che invece di investire proficuamente gli enormi fondi che annualmente l'Occidente le dona in insfrastrutture, li sperpera in corruzione, a partire dalla famiglia del suo presidente-dittatore, Abu Mazen. Alberto Flores d'Arcais dipinge con precisione ed efficacia la situazione.
Il clima è teso a Ramallah, mentre il governo unitario con Hamas a Gaza non si interrompe. Doverosa dunque la prudenza da parte israeliana. Senza dimenticare che l'ostacolo perenne alla pace è il "no" perpetuo della leadership palestinese.
Ci chiediamo infine quali saranno i candidati alla successione (ma ricordiamo che Abu Mazen non ha rinunciato alla leadership dell'Anp). Ci sarà anche Mohammed Dahlan, che Abu Mazen ha cercato di fare eliminare dai giochi di potere?

Ecco l'articolo:

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Alberto Flores d'Arcais

Abu Mazen si è dimesso, da ieri sera non è più il capo dei palestinesi. Mahmoud Abbas ( questo il vero nome del leader dell’Olp) ha deciso di fare un passo indietro per forzare il comitato esecutivo dell’organizzazione fondata da Yasser Arafat a nuove elezioni interne. Non è una mossa inaspettata, la notizia era trapelata già il 19 agosto scorso, quando - attraverso media libanesi (ripresi da quelli di Israele) - lo stesso Abu Mazen aveva fatto filtrare di essere pronto a lasciare il gruppo dirigente dell’Olp, nel tentativo di fermare “il frazionismo e le rivalità” che stanno sgretolando il principale movimento politico palestinese. Le dimissioni non cambiano invece nulla per quanto riguarda l’Autorità palestinese, il governo che guida, sia pure tra mille difficoltà, i Territori della Cisgiordania.

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Abu Mazen

Abbas resta a tutti gli effetti il presidente dell’Autorità, l’uomo che (almeno in teoria) dovrebbe portare il popolo palestinese ad avere un proprio Stato, leader riconosciuto come tale dai paesi occidentali, dalle Nazioni Unite e dallo stesso Israele. Perché le dimissioni dalla leadership dell’Olp allora? Da tempo Abu Mazen, nato a Safed (la città dei “cabalisti” in Alta Galilea quando si trovava sotto il mandato britannico) formatosi nella Mosca sovietica (si è laureato all’università Patrice Lumumba con una tesi su “Le relazioni segrete tra nazismo e sionismo”) è in difficoltà anche all’interno del proprio partito (Fatah), il principale gruppo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina.

È solo di pochi giorni fa l’ennesima accusa di corruzione che ha investito i dirigenti dell’Olp, soldi (e donazioni europee) destinati a migliorare la vita dei palestinesi di Cisgiordania e finiti invece in appartamenti (e non solo) di lusso dei vari capi e capetti locali. Con l’aggravante - per Abbas - che questa volta lo scandalo ha toccato direttamente (è coinvolto il figlio) il presidente palestinese.

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La corruzione c’è sempre stata, era molto diffusa anche ai tempi di Arafat. Ma il fondatore dell’Olp - che ha spesso anteposto le ricchezze personali alle necessità del proprio popolo era troppo carismatico per essere toccato. Abu Mazen ha resistito dieci anni, ma negli ultimi tempi la fronda contro di lui è diventata sempre più forte, anche perché, oltre alla corruzione, il leader palestinese non è riuscito a ottenere molto sul piano politico-diplomatico e si porta appresso il “peccato” di aver perso Gaza a favore dei rivali di Hamas.

Con le sue dimissioni e con quelle di oltre metà del comitato esecutivo dell’Olp (gli uomini a lui più fedeli) Abu Mazen tenta il tutto per tutto per imporre un suo delfino (lui ha 80 anni). Prima mossa la inevitabile convocazione del Consiglio Nazionale (il parlamento palestinese) che dovrebbero riunirsi dopo quasi vent’anni che non accadeva- entro un mese e l’elezione di un nuovo Comitato esecutivo. L’unico organismo abilitato a prendere decisioni che riguardano i palestinesi.

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