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La Repubblica Rassegna Stampa
29.01.2015 Da Cologno Monzese alla Siria e ritorno: i jihadisti tra noi
Cronaca di Sandro De Riccardis

Testata: La Repubblica
Data: 29 gennaio 2015
Pagina: 17
Autore: Sandro De Riccardis
Titolo: «Una gang di jihadisti dall'Italia alla Siria: 'Così organizziamo un attacco col sarin'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 29/01/2015, a pag. 17, con il titolo "Una gang di jihadisti dall'Italia alla Siria: 'Così organizziamo un attacco col sarin'", la cronaca di Sandro De Riccardis.


Jihadisti 'italiani': il secondo da destra è Haisan Sakhanh, di Cologno Monzese

Hanno terrorizzato i connazionali residenti nell'hinterland milanese con agguati a colpi di bastoni e spranghe di ferro, minacce di morte e aggressioni, per poi far perdere le loro tracce in Siria, al seguito dell'esercito libero in guerra contro il presidente Bashar Al-Assad, lungo un percorso di progressiva radicalizzazione islamica. Alcuni di loro sono poi stati ripresi in un video mentre, nel settembre 2013 in Siria, uccidono a raffiche di kalashnikov sette soldati legati e inginocchiati, e con i segni della tortura sul corpo.

Agli atti dell'inchiesta del procuratore aggiunto di Milano, Maurizio Romanelli, e dei pm Alessandro Gobbis e Adriano Scudieri c'è poi un altro video, una sorta di manuale che spiega come produrre gas nervino e indica procedimento e dosi delle miscele. "Gas sarin — spiegano i jihadisti nelle immagini — come quello usato nella metropolitana di Tokyo".

Per questo l'accusa per sei dei 13 islamisti — nove siriani, quatto egiziani — oltre che lesioni, violenza e danneggiamento aggravato, è anche di terrorismo internazionale. Tra i sei, c'è Haisam Sakhanh, elettricista a Cologno Monzese, Milano, che parte a metà 2012 per combattere in Siria e che esegue la condanna a morte per i sette soldati vicini ad Assad. E c'è anche l'altro indagato per terrorismo internazionale, Ammar Bacha, anche lui di Cologno, che si aggrega ai fondamentalisti di Al Nusra nello stesso periodo di Sakhanh.

Quello che viene imputato al gruppo di islamisti è di aver condotto sul territorio italiano — tra Brugherio, Cologno, Parabiago e Busto Garfolfo — una guerra civile all'interno della comunità siriana milanese con successive ramificazioni in Siria. Gli investigatori della Digos, guidati dal dirigente Bruno Megale, hanno ricostruito vari episodi. Il più grave ai danni dei gestori del Bar Millenium di Cologno, il 16 luglio 2011, quando a Milano è in programma una fiaccolata pro Assad. Il locale viene devastato da una trentina di uomini armati di spranghe e bastoni, uno dei due gestori — siriani cristiani — è gravemente ferito alla testa. Due giorni dopo, sulla porta del bar compare un volantino in arabo: "Per tutti i siriani: quelli che sono a favore del presidente devono stare attenti. In Siria ci penseremo noi. Quelli che ammazzano nella jihad, vivono con Dio".

Altri episodi, il 3 marzo 2012, con un ragazzo aggredito a pugni, e nel febbraio 2013, quando un altro siriano è aggredito con spray urticante. E ci sono poi le minacce telefoniche a Osama Saleh, del comitato 'Giù le mani dalla Siria'. "Se organizzi manifestazioni per Assad — gli dicono il 13 marzo 2012 — ti tagliamole gambe". Molte vittime scappano dall'Italia, cosi come — per motivi opposti — gli indagati. Poco prima del video dell'esecuzione dei sette siriani, su Facebook compaiono alcuni dei jihadisti e le stesse armi usate per quella drammatica prova di forza. Con un proclama che fa rabbrividire chi ascolta da quest'altraparte del mondo. "Abbiamo giurato fedeltà alla jihad, il nostro scopo è il martirio. La nostra costituzione è il Corano, fonte del nostro agire".

Le indagini hanno ricostruito come siano arrivati dall'Italia in Medio Oriente anche accessori per armi, come visori notturni e puntatori di precisione per fucili. E ieri, a Palermo la polizia ha fatto irruzione in un condominio nella periferia ovest della città. La Digos ha arrestato Giacomo Piran, 43 anni, sposato con una nordafricana. In casa, munizioni da guerra come cartucce per fucili e mitragliette, e manuali di addestramento al combattimento. Prove ritenuti sufficienti per l'arresto in flagranza dell'uomo, ex ufficiale dell'esercito, per detenzione di munizionamento da guerra. Secondo la ricostruzione dell'aggiunto Leonardo Agueci e del pm Gery Ferrara — che indagano sulla presenza di frange terroristiche in Sicilia — Piran da anni si sarebbe convertito all'Islam, e frequenterebbe luoghi di preghiera in città.

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