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La Repubblica Rassegna Stampa
26.01.2015 Egitto: un regime pragmatico che lotta contro il terrorismo, non una democrazia
Cronaca di Fabio Scuto

Testata: La Repubblica
Data: 26 gennaio 2015
Pagina: 16
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «Il sangue di Shaimaa uccisa dalla polizia: Al Sisi reprime i cortei, sedici morti in Egitto»

Riprendiamoda REPUBBLICA di oggi, 26/01/2015, a pag. 16, con il titolo "Il sangue di Shaimaa uccisa dalla polizia: Al Sisi reprime i cortei, sedici morti in Egitto", la cronaca di Fabio Scuto.

L'Egitto di Al Sisi non è certamente un Paese democratico (non ve n'è neanche uno, d'altra parte, tra tutti i paesi islamici). Tuttavia, Al Sisi sta offrendo una alternativa pragmatica che lotta contro il terrorismo islamico, a partire dalla Fratellanza Musulmana, una organizzazione fondamentalista e terrorista di cui fa parte anche Hamas. Se in Egitto esiste una 'sinistra laica', perchè ha manifestato insieme alla Fratellanza Musulmana ? Al Sisi fa bene a combattere i Fratelli Musulmani, che, peraltro, sono stati sconfitti dal voto degli stessi egiziani.

Ecco l'articolo:


Fabio Scuto


Piazza Tahrir, da dove il 25 gennaio 2011 era partito il moto di protesta contro Mubarak

Nella notte ancora si sentivano distintamente, spari, sirene, rumore di cingolati per le strade del centro Cairo, scenario di un’altra giornata di rabbia, sangue e morte. Il quarto anniversario della cacciata del raìs Hosni Mubarak è stato il giorno più sanguinoso per l’Egitto da quando il feldmaresciallo Abdel Fattah al Sisi è stato eletto presidente lo scorso giugno. Esercito, polizia e corpi speciali anti-sommossa hanno usato la mano dura contro i due fronti, i superstiti islamisti della Fratellanza musulmana e gli attivisti liberali, la sinistra laica, i ragazzi del movimento 6 aprile, messi adesso fuorilegge, scesi in piazza contro un potere che non sembra diverso da quello di Mubarak e dal breve “regno” dell’islamista Mohammed Morsi: uno stato di polizia, dove ogni forma di dissenso viene repressa nella violenza.

Sedici morti, quattordici manifestanti e due agenti, decine e decine di feriti, sono il bilancio delle battaglie nelle strade della capitale egiziana e di Alessandria, dove si sono concentrate le proteste. Bombe sono esplose dei distretti a nord di Giza. Gli uomini del ministero degli Interni e i militari schierati nelle strade hanno sparato senza risparmio lacrimogeni asfissianti, pallottole vere e quelle di gomma, ma con l’anima d’acciaio. Queste hanno ucciso sabato al Cairo Shaimaa el Sabagh, una giovane mamma attivista del partito di sinistra Alleanza sociale, che partecipava a una manifestazione in ricordo dei caduti di Piazza Tahrir nel 2011. Le immagini di un fotografo della Reuters hanno fermato quegli attimi drammatici in Piazza Talat Harb, a meno di cento metri alla grande e ampia Tahrir. Shaimaa sta correndo con altri colleghi di partito, in mano hanno cartelli che chiedono “Pane, libertà e giustizia sociale”, lo slogan principale della rivolta nel 2011. Nell’immagine successiva è già in terra, un compagno di partito si ferma per rialzarla, la tira su e l’abbraccia. Sanguina. E’ stata colpita da due pallottole di gomma rinforzata sparate dagli agenti schierati su un lato della piazza. La vita di Shaimaa se ne va con quel fiotto di sangue che le esce dalla bocca insieme all’ultimo respiro.


Abdel Fattah Al Sisi

La sequenza è stata diffusa ieri dal partito dove militava questa giovane mamma di Alessandria. «E’ stata uccisa a sangue freddo, i responsabili vanno individuati e arrestati», tuona Medhat Al Zahid vicepresidente di Alleanza Popolare. Il bilancio della guerriglia urbana più pesante ieri pomeriggio è stato nel sobborgo del Cairo di Matariya, una roccaforte dei Fratelli Musulmani. Le forze speciali hanno sparato con pistole e fucili contro i manifestanti. Dieci persone, tra cui un poliziotto, sono stati uccisi. La gente in Matariya urlava la sua rabbia contro il governo e lanciava bottiglie molotov, poi sono comparse anche le armi. I veicoli blindati hanno isolato le principali arterie stradali, comprese quelle che portano verso il centro, piazza Tahrir e il Museo egizio. Mentre la polizia antisommossa con fucili a pompa e agenti in borghese con le pistole in mano inseguivano i manifestanti per le strade. Sei persone sono state uccise nelle proteste ad Alessandria, la seconda città più grande d’Egitto. Una bomba ha ferito due poliziotti in servizio fuori di un club sportivo al Cairo.

Il presidente al Sisi in questi ultimi 12 mesi con la sua “mano dura” ha forse neutralizzato la Fratellanza, ma non è riuscito a fermare la rivolta islamista nella penisola del Sinai, vicino al confine con Israele dove i militanti islamici hanno ucciso centinaia di poliziotti e soldati e promesso l’appoggio al Califfato islamico di Al Baghdadi. Dopo quattro anni di turbolenze politiche ed economiche seguiti alla caduta di Mubarak, molti egiziani hanno trascurato le denunce di diffuse violazioni dei diritti umani e lodato invece Sisi per aver ripristinato una certa stabilità e maggiore sicurezza. Il feldmaresciallo, che è stato capo dell’intelligence militare sotto Mubarak, ha anche compiuto passi coraggiosi per riparare l’economia, come il taglio le sovvenzioni ai combustibili costosi. Ma i suoi critici lo accusano di voler ripristinare un governo autoritario e che abroga la libertà cancellando le conquiste della rivolta del 2011, che concluse tre decenni di governo dal pugno di ferro sotto il Faraone Mubarak. Una rivoluzione di cui oggi è difficile trovare traccia in Egitto.

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