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La Repubblica Rassegna Stampa
31.10.2014 Reggio Emilia: diciannovenne aggredita dalle compagne: 'Non sei una vera musulmana!'
Scontro di civiltà? Nooo...

Testata: La Repubblica
Data: 31 ottobre 2014
Pagina: 24
Autore: Luigi Spezia
Titolo: «'Vergognati, non sei una vera musulmana'. E la picchiano in tre»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 31/10/2014, a pag. 24, con il titolo " 'Vergognati, non sei una vera musulmana'. E la picchiano in tre", la cronaca di Luigi Spezia.

Islam: impiccate le libertà di parola, stampa e religione. Ma l'islam , per qualcuno, è pace.
Aurora è chiusa in camera, umiliata e sofferente. «Piange sempre, non dorme e da una settimana non va a scuola. I medici le hanno dato prima sette, poi altri quindici giorni di prognosi», racconta Khalil, il padre, marocchino, da quasi trent’anni muratore in Italia, dove ha cercato di dare un futuro ai suoi figli lavorando da mattina a sera, «anche se adesso è dura, con questa crisi».
Aurora ha 19 anni, è nata in Italia da un matrimonio misto e per questo è diventata il bersaglio di tre ragazze del Marocco che la considerano diversa. «Tu non sei una vera marocchina, non sei una vera musulmana», l’hanno ingiuriata così, lei figlia di madre italiana, fino ad aggredirla mentre stava tornando da scuola, da Castelnovo Monti a Casina dove abita, sull’Appennino reggiano. Le tre ragazze, che hanno tra i 16 e i 18 anni, l’hanno affrontata a sputi e calci, l’hanno presa a borsate in faccia e le hanno tentato di strappare i capelli. Bullismo etnicoreligioso, verrebbe da dire, ma la madre Monja Beneventi, che ha raccontato tutta la storia alla Gazzetta di Reggio , pone la questione su un altro piano: «Non è bullismo, una definizione riduttivo che si usa per delle ragazzate. Diciamo le cose come stanno, questa è un’aggressione». La madre ha reso pubblica la vicenda, «per cercare di non enfatizzarla, credo che la violenza si manifesti in tanti modi, i pretesti possono essere tanti, in questo caso il fatto che Aurora è una ragazza italo-marocchina». Nella famiglia di Khalil nessuno impone nulla a nessuno, Aurora ha scelto liberamente di essere musulmana, rispetta il Ramadam, ma non c’è traccia di integralismo. «Festeggiamo il Natale e seguiamo il Ramadan, ma abbiamo sempre lasciato liberi i nostri figli di scegliere».
Tutto è cominciato mesi fa con atteggiamenti delle tre ragazze musulmane fastidiosi, ma non ancora preoccupanti. «Una di loro aveva lanciato battute sul fatto che Aurora non fosse una vera marocchina, che non fosse abbastanza musulmana. Io sono italiana e mio marito è marocchino e i nostri figli sono italo-marocchini a pieno titolo. A quelle battute non abbiamo dato peso, si sa che tra ragazzi succede. Ma da un po’ di tempo la situazione è cambiata. Due lunedì fa Aurora, tornando a casa da scuola in autobus, ha ricevuto le prime offese, poi urli e spintoni. È arrivata a casa scossa: «Le ho detto di non prendersela e forse ho sottovalutato i fatti. Il giorno dopo le tre ragazze le hanno intimato di scendere dall’autobus per fargliela pagare, lei si è guardata bene dal farlo». Giovedì, il giorno dell’aggressione. «Era salita sull’autobus per tornare a casa, con una scusa l’hanno fatta scendere, l’hanno circondata e picchiata e lei ha dovuto andare a farsi medicare al Pronto soccorso. C’era molta gente in quel piazzale, ma nessuno è intervenuto. L’unico che è riuscito a fermare il pestaggio è stato un signore di colore». La famiglia ha presentato denuncia ai carabinieri per ingiurie, minacce e lesioni personali. Una delle “bulle” ha continuato a inveire sul web, postando messaggi in arabo nei quali minacciava e ridicolizzava non solo Aurora, ma anche la sua famiglia. La signora Monja è amareggiata anche per un altro motivo. Sui social network o anche solo tra gli amici, per esprimere solidarietà, qualcuno si è spinto a dire che «i marocchini dovrebbero tornarsene tutti a casa». Aurora è amareggiata per queste reazioni, perché anche lei è marocchina. «Nessuno deve andarsene, noi siamo contro la violenza e il razzismo — chiude la madre — . Su questo non ci deve essere nessuna tolleranza. E non vorrei che da questa vicenda adesso nascesse una diatriba politica».
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