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Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 01/09/2014, a pag. 49, con il titolo "La regista Suha Arraf: " 'La mia storia palestinese che Israele vuole fare sua' ", l'intervista di Maria Pia Fusco a Suha Arraf. L'intervista mette in luce l'atteggiamento tipico della maggioranza degli arabi israeliani, ovvero godere dei benefici che derivano dal fatto di essere israeliani a tutti gli effetti, con identici diritti rispetto a ebrei, drusi ecc., ma non riconoscersi nello Stato di Israele. Se la regista tiene tanto alla sua identità palestinese, perché non rinuncia al passaporto israeliano (e ai fondi governativi ) e si trasferice in West Bank o a Gaza? Infatti si presenta come palestinese nata in Galilea; il fatto che abbia rifiutato la parola 'Israele' per indicare il paese di provenienza, dovrebbe già di per sè annullare il sostegno economico del governo al suo film.
Venezia. Difficile immaginare in un film palestinese una storia così classica, elegante, intimista come Villa Tourma di Suha Arraf, in concorso alla Settimana della Critica. È una storia di tre sorelle palestinesi cristiane, vivono in una villa decadentedi Ramallah che conserva i segni di un stile di vita alto e di un passato glorioso ( loro e della città che una volta era la "piccola Parigi" ) nel quale si sono chiuse, ciascuna con i suoi segreti, restando fuori dalla realtà. Finchè non arriva una nipote orfana, giovane, ribelle, che si innamora di un musulmano. Una vicenda cosi insolita per il cinema palestinese viene dal passato di Suha Arraf che faceva la giornalista prima di passare al cinema come sceneggiatrice - La sposa siriana e Il giardino dei limoni - per poi esordire nella regia con Villa Touma, un film che ha già sollevato polemiche in Israele. «C'è una ragione per cui ho fatto questo film. I palestinesi che si vedono al cinema sono vittime oppure eroi, non sono persone come tutti, con i loro lati buoni o cattivi. Con Villa Touma voglio raccontare i palestinesi solo come esseri umani». Per inviare la propria opinione a Repubblica, telefonare 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante rubrica.lettere@repubblica.it |
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