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Corriere della Sera Sette Rassegna Stampa
15.07.2016 Netanyahu a Entebbe, 40 anni dopo
Commento di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera Sette
Data: 15 luglio 2016
Pagina: 49
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Entebbe, 40 anni dopo»

Riprendiamo da SETTE di oggi, 15/07/2016, a pag. 49, con il titolo "Entebbe, 40 anni dopo", il commento di Davide Frattini.

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Davide Frattini


Benjamin Netanyahu a Entebbe, 40 anni dopo la celebre operazione-capolavoro di Israele

Benjamin Netanyahu è stato il primo capo di governo israeliano ad atterrare all'aeroporto di Entebbe da quando quarant'anni fa le forze speciali avevano preso d'assalto la pista dove i terroristi palestinesi e quelli tedeschi della banda Badeer-Meinhof tenevano in ostaggio un centinaio di passeggeri. La prima tappa del viaggio africano del premier — la più simbolica e la più emotiva, il fratello Yonatan guidava il commando e venne ucciso nel raid — è stata tormentata dall'insistenza del presidente ugandese Yoweri Museveni nel non nominare Israele: durante il discorso ha ripetuto la parola Palestina.

Come se lo Stato ebraico non fosse mai nato e non fosse rappresentato da Netanyahu seduto al suo fianco. Che invece ha elogiato il leader malgrado i trascorsi non proprio democratici: in carica dal 1986, è stato rieletto per altri cinque anni, in un voto criticato dall'opposizione. «I tristi eventi del 1976», ha proclamato Museveni, «hanno rafforzato il legame tra l'Africa e la Palestina». Uno dei suoi portavoce ha precisato via Twitter che il presidente non si era sbagliato o aveva commesso una gaffe: «Quella terra è sempre stata conosciuta come Palestina, nessun errore» (il tweet — fa notare la rivista Foreign Policy— è poi stato cancellato).

Alcune parti del discorso non sono state ritrasmesse in Israele, le immagini mostrano Netanyahu impassibile ogni volta che la «Palestina» viene pronunciata, una freddezza ancora più difficile da mantenere per lui visto che il fratello era stato spedito a combattere proprio i dirottatori palestinesi. II governo israeliano — è convinto il primo ministro — ha bisogno dell'Africa e il progetto di espansione non può essere frenato da questioni terminologiche (anche se con implicazioni geopolitiche). Diffidente dell'Europa e ormai anche degli Stati Uniti, cerca di riallacciare contatti con i Paesi che considera amici nel continente, per contrastare avversari come il Sudan di OmarAl-Bashir. L'Uganda non è più quello di Amin Dada, che aveva offerto l'ospitalità dei suoi hangar e la protezione delle truppe ai palestinesi. 

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sette@corriere.it

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