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Riprendiamo da SETTE di oggi, 03/07/2015, a pag. 45, con il titolo "Facciamo un tuffo", il commento di Stefano M. Torelli. Pubblichiamo il trafiletto di Stefano M. Torelli perché, pur disinformando con la solita scelta lessicale faziosa, indica che Gaza è tutto fuorché quella "prigione a cielo aperto" che i più feroci detrattori di Israele propagandano. Ecco l'articolo:
Uno dei fenomeni che meno ci si aspetterebbe nella martoriata Striscia di Gaza, riguarda quello del turismo. Ma, se ci si pensa, questo fazzoletto di terra ha una costa sul Mediterraneo e, se si coniuga questa caratteristica strutturale con l'assedio in corso e l'impossibilità per gli abitanti della Striscia di uscire, si possono intravedere delle opportunità per l'industria turistica. Dove vanno, i palestinesi di Gaza se vogliono avere un po' si svago nonostante la dura condizione in cui vivono? Alcuni frequentano i resort che sorgono sulle spiagge e le località balneari. Ve ne sono più di 20, soprattutto nell'area di Khan Yunis. Quest'anno sembrano essere più frequentati dell'estate scorsa (in cui era in corso una guerra) e, soprattutto, hanno il merito di far ripartire, anche se a rilento, un po' di economia, dando anche opportunità di impiego. Al mare a Gaza? Ennesimo esempio di adattamento a una condizione spesso ai limiti dell'accettabile, ma che non per questo priva i cittadini della voglia di relax e vacanza. Per inviare la propria opinione a Sette, telefonare 02/6339, oppure cliccare sulla e-mail sottostante sette@corriere.it |
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