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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
12.08.2014 La poco credibile rassicurazione di Franco Cardini: l'islam non minaccia l'Europa
la sua analisi non tiene conto della realtà

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 12 agosto 2014
Pagina: 13
Autore: Laetitia Méchaly
Titolo: «Lo storico Franco Cardini: 'Cristiani a rischio in Medio Oriente, ma non in Europa'»
Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 12/08/2014, a pag. 13, l'intervista di Laetitia Méchaly a Franco Cardini dal titolo " Lo storico Franco Cardini: 'Cristiani a rischio in Medio Oriente, ma non in Europa' "

La tesi di Cardini secondo la quale vi sarebbe un pericolo islamista in Medio Oriente, ma non in Europa, contrasta con la realtà di un progetto politico di estensione della shari'a al nostro continente, perseguito con successo dai gruppi islamisti.

Di seguito, il link a un video (segnalato da Silvia Grinfeld) nel quale una donna francese denuncia una sentenza islamista emessa dal tribunale di Belfort:

https://www.youtube.com/watch?v=ompEA725lig

Di seguito, l'articolo di Franco Cardini:


Franco Cardini



"Le nostre sofferenze sono il preludio di quelle che subirete anche voi europei e cristiani occidentali nel prossimo futuro". Così ieri si è espresso con la stampa occidentale Amel Nona, l'arcivescovo caldeo di Mosul, fuggito ad Erbil. "Cercate di capirci - ha aggiunto - i vostri principi liberali e democratici qui non valgono nulla. Occorre che ripensiate alla nostra realtà in Medio Oriente perché state accogliendo nei vostri Paesi un numero crescente di musulmani. Anche voi siete a rischio. Dovete prendere decisioni forti e coraggiose, a costo di contraddire i vostri principi. Voi pensate che gli uomini sono tutti uguali, ma l'Islam non dice questo. I vostri valori non sono i loro valori. Se non lo capite in tempo, diventerete vittime del nemico che avete accolto in casa vostra". 
C' è il pericolo immediato del fon-damentalismo in Europa?
Certamente c'è un pericolo e l'arcivescovo di Mosul ha ragione di preoccuparsi, perché i cristiani stanno scomparendo in Medio Oriente. Tuttavia, sarei cauto prima di parlare di pericolo del fondamentalismo islamico in Europa.
Così Franco Cardini, storico e saggista, commenta le dichiarazioni sul pericolo lanciato dall'Iraq di una "invasione" degli estremisti islamici in Europa.
Allora non dobbiamo preoccuparci?
I gruppi terroristi rappresentano una vera minaccia, il pericolo di un treno o metropolitana che salta in aria c'è sempre e per questo bisogna stare sempre molto attenti. Ma mi sembra che tra tutte le domande, non ci siamo posti quelle fondamentale.
Quale sarebbe? Sapere chi arma l'Isis, chi sono le fonti del finanziamento? La risposta sarebbe imbarazzante per molti paesi occidentali. La logica spesso è "non li appoggiamo, ma li sosteniamo". Non so se si tratta di schizofrenia o di assenza totale di linea politica. A che tipo di gioco stiamo giocando? Quelli che chiamiamo terroristi spesso sono una risorsa quando servono, e un nemico quando non sono più necessari. Il mondo occidentale è in contraddizione continua. Ci lamentiamo di situazioni che nella maggior parte delle volte abbiamo creato a causa di interessi economici americani, inglesi e francesi. L'intervento americano e francese potrebbe essere utile in Iraq?
Gli interventi militari immediati sono come le cure immediate, servono per eliminare un sintomo, ma la malattia rimane. Siamo dinanzi a una malattia grave, che è nata dalla disillusione del mondo arabo a cui abbiamo promesso tante cose, che poi non abbiamo concesso. Abbiamo creato una disillusione tale da far credere che dell'occidente non si possono fidare.
È cosi che nascono i movimenti radicali?
Fino al 2003 il problema delle intolleranze religiose - almeno in Iraq - era contenuto, ormai non è più così. L'inizio della fine è stato creato dagli americani, dalla loro intenzione di entrare in guerra per abbattere Saddam Hussein.
C'è una mancanza di attenzione da parte dei mass media? Diciamo che lo spettatore medio si annoia presto di un soggetto. La gente si preoccupa per le crisi che succedono, si infervora per qualche settimana, e poi nessuno ne parla più. Quando il problema riesplode, lo spettatore si accorge che non è cambiato nulla tra la prima crisi e la seconda. Un esempio su tutti è la crisi fra palestinesi e Israele. In questo modo però non si avrà mai una soluzione definitiva alle crisi.
Chi può avere un ruolo di primo piano in Iraq per evitare il genocidio delle minoranze?
Le Nazioni Unite potrebbero fare tanto, ma è molto difficile che riescano a essere tempestive. Sono loro che devono intervenire, non è possibile lasciare un Paese a prendere decisioni in maniera unilaterale: spesso dietro questo interventismo ci sono interessi economici.

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