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Rassegna Stampa
25.01.2015 Magnifichiamo l'islam per ignoranza: l'opinione di Douglas Murray
L'intervista di Bruno Giurato

Testata:
Autore: Bruno Giurato
Titolo: «Magnifichiamo l'islam per ignoranza»

Riprendiamo dal GIORNALE del 24/01/2015, a pag. 4, con il titolo "Magnifichiamo l'islam per ignoranza", l'intervista di Bruno Giurato a Douglas Murray, direttore del Think Thank Henry Jackson Society.


                                                  Douglas Murray

                                                  

Bruno Giurato

E uno dei pochissimi nomi nuovi usciti dal tumulto (anche culturale) seguito al massacro di Charlie Hebdo. È un convinto sostenitore dell'Occidente, Douglas Murray, 36 anni, direttore del think thank neoconservatore inglese «Henry Jackson Society», e autore di saggi come Islamophilia e Neoconservatism: Why We Need It. L'abbiamo visto in alcuni talk show di queste settimane demolire alcuni sostenitori del modello multi-culturale. Del resto, la sua posizione sull'Islam è chiara. Secondo Murray l'Islam ha tradito l'Occidente: sfrutta comodamente le libertà civili e il welfare dei paesi europei mentre trama per la Jihad. «Certo che a Londra c'è la sensazione che possano colpire anche noi in qualsiasi momento», racconta Murray al Giornale. «Ma non è solo questo. La vera domanda che anima molte discussioni sotterranee è: "Quante di queste persone ci odiano?". L'anno scorso, nella Oldknow Academy di Birmingham, c'erano dei professori islamici che insegnavano cose come: le donne bianche e cristiane sono prostitute. Ne è nato uno scandalo».
Cosa vuole dire?
«Voglio dire che se si uniscono gli avvenimenti che si stanno verificando in Africa, come i massacri di Boko Haram, con quello che succede anche in Inghilterra emerge una tendenza precisa... Che i nostri governanti sono molto lontani dal notare». 
Lei ha scritto, appunto Islamophilia, sull'atteggiamento accomodante di tutti i politici occidentali riguardo all'Islam. Chi sono gli islamofili?
«Praticamente tutti i nostri politici. Da George Bush a Barack Obama a Tony Blair, da David Cameron a Sarkozy fino a Hollande...».
E in che senso lo sono?
«Tutta questa gente conosce molto bene le eventuali colpe del Cristianesimo, ma nessuno di loro vuole ammettere le cose orrende fatte nel nome dell'Islam. Una volta Tony Blair disse che legge il Corano tutti i giorni per guadagnare in saggezza. Le pare possibile?».
Senso di colpa occidentale?
«Chi cresce nella nostra civiltà accumula una certa dose di autocritica, e questo va bene. Ma poi incontrano una religione "nuova". E la magnificano, le attribuiscono conquiste che non ci sono state. Dicono che l'Islam è una religione di pace, che è davvero da riderci su. Ed è l'atteggiamento tipico dei nostri intellettuali».
Esempi?
«Qualche anno fa il museo delle Scienze di Londra ha allestito una mostra intitolata 1001 Inventions: Discover the Muslim Heritage in Our World» Una mo-stra completamente antiscienti-ica, dove tra le altre cose si sosteneva che l'Islam ha inventato il volo. E il fatto che un'iniziativa del genere sia stata ospitata in tutte le istituzioni del mondo occidentale la dice lunga... Il problema è che la gente vuole credere a questa roba, perché non vogliono essere visti come razzisti».
Lei che è ateo, e apertamente omosessuale, si descrive come un «cristiano culturale». In che senso?
«Benedetto Croce aveva perfettamente colto il punto a riguardo. Ci sono diversi tipi di non credenti, ma le persone più "strane" sono coloro che non si rendonoconto di come oggi possano rivendicare un proprio status di atei grazie alle radici giudaico-cristiane della nostra civiltà: solo il mondo occidentale così come è, offre delle garanzie ai non credenti. Mi chiedo: è una semplice coincidenza che l'uomo liberale nel senso moderno sia il prodotto della cultura giudeo-cristiana?».
Sta dicendo che la correttezza politica è un sottoprodotto dell'ignoranza storica?
«In parte è così, in parte il politically correctè il risultato di una voglia di essere gentili e aperti, che non è una brutta cosa in assoluto. Ma non dimentichiamo da dove viene la nostra tolleranza. Perché all'apertura della nostra società teniamo, e vogliamo proteggerla».
Cosa ne pensa della strategia militare dall'11 settembre a oggi? L'interventismo non sembra aver dato risultati apprezzabili...
«Domanda complessa. Abbiamo sbagliato su molte cose. L'intento era nobile: riconfigurare la scacchiera politico-militare nella nella regione mediorientale.
Ma non c'è stato dawero l'impegno per andare in un altro paese e costruire uno Stato. Non vogliamo davvero andare da nessuna parte a governare la gente».
Ha scritto che la politica post 11 settembre non è stata davvero decisa dai neo-con, ma è stata concepita e realizzata sotto l'influenza di conservatori vecchio stile. Cosa intende?
«I conservatori come Rumsfeld e Cheney non credevano davvero che si potesse costruire uno Stato e una sicurezza laggiù. Non credevano davvero, in definitiva, a un intervento serio per i diritti umani. Come non sarebbero stati d'accordo con un intervento in Libia. Non volevano vedere l'esercito come braccio armato di un' operazione pacifica, di vasta portata. Non si rendono conto dei tempi lunghi che necessitala "realizzazione" di uno Stato. E questo è stato un errore».

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